Tratto dal saggio L'illusione della libertà, disponibile in download gratuito al seguente indirizzo.
Se è vero, come spesso ci piace affermare, che in quanto esseri umani siamo la specie più intelligente del regno animale, allora perché esistono lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo, l'inquinamento, la guerra, la povertà e tutte le altre distorsioni che permeano così profondamente la nostra società?
«La colpa è dei politici che non fanno le riforme che dovrebbero fare», afferma il socialista;
«La colpa è dei preti che indottrinano la massa al fine d'indurla a credere invece che a pensare», sostiene l'ateo anticlericale;
«La colpa è dei capitalisti che sfruttano in modo indiscriminato le risorse comuni e gli esseri umani al sol fine del profitto», grida il marxista;
«La colpa è del sistema economico che è condannato a crescere, che induce l'iper-consumo e causa l'inquinamento ambientale», argomenta il decrescitista;
«La colpa è della finanza che non è regolamentata e della cattiva gestione della moneta», spiega l'economista interventista keynesiano...
Ma è realmente così che stanno le cose?
Certo, quello che avete appena letto è innegabile, ma saremmo degli ingenui se pensassimo che la società possa migliorare perché improvvisamente i politici inizieranno a fare le riforme "giuste", i preti e i capitalisti smetteranno rispettivamente d'indottrinare e sfruttare la massa, o il sistema economico sarà regolamentato a vantaggio di tutti... Perché dico questo?
Beh, se ci pensiamo solo per un attimo comprendiamo che quei cambiamenti dovrebbero essere attuati proprio da quelle istituzioni che si adoperano incessantemente per legittimare potere e ricchezza alle élites che siamo soliti incolpare.
Nulla di strano, siamo semplicemente caduti in una trappola mentale utilizzata per il controllo sociale.
Infatti, se il popolo si convince che le soluzioni debbano arrivare da quella minoranza che li tiene sotto controllo, li opprime e li sfrutta, allora quest'opera di dominio può andare avanti indisturbata, indipendentemente da quanto intensamente la massa si dedichi all'arte della polemica, dell'addossare le colpe e del pretendere le soluzioni dall'alto.
Lasciamo perdere, è tutto inutile! O forse vogliamo ancora continuare a credere che i problemi saranno risolti dagli stessi attori che li hanno generati?
Non l'avete notato? I politici agiscono per il bene del paese; i preti per il bene dei poveri e delle anime; i sindacati per il bene dei lavoratori; gli economisti per far funzionare il sistema economico a vantaggio di tutti; i capitalisti per il bene dei consumatori...
eppure il nostro paese è sull'orlo del fallimento; le anime saranno pure in salvo, ma si può dire lo stesso dei corpi di chi è condannato alla fame, alla miseria e allo sfruttamento?
I lavoratori sono sempre più sfruttati e al tempo stesso meno tutelati; il sistema economico non riesce a garantire condizioni di vita dignitose per tutti;
i prodotti che consumiamo sono in larga parte scadenti e hanno lo strano vizio di rompersi puntualmente allo scadere della garanzia.
D'altro canto i politici percepiscono dei lauti stipendi; la cura metafisica dell'anima è gravata dall'onere concreto di dover mantenere ben in carne i rappresentanti di Dio;
il divario sociale e l'ingiustizia aumentano sempre più; e nonostante la crisi i capitalisti riescono comunque a ottenere un cospicuo profitto...
il tutto a discapito delle condizioni di vita della maggior parte degli esseri umani, ovviamente!
Caspita, ma con tutta questa gente che afferma di agire per il nostro bene, come fa il mondo a essere pieno d'individui che stanno così male?
In realtà la spiegazione di questo fatto "paradossale" è molto semplice.
Chi detiene il potere non ha la minima intenzione di attuare le soluzioni che consentirebbero di garantire benessere, abbondanza e libertà per tutti, perché sa benissimo che sarebbero inconciliabili con il raggiungimento dei veri scopi delle élites.
Realizzare una società a misura d'essere umano, infatti, significherebbe come minimo porre fine alle tipiche pratiche di controllo sociale e di sfruttamento che sono necessarie per dominare la massa e per poter raggiungere degli egoistici obiettivi di profitto elitario.
Quell'1% che trae notevoli vantaggi dall'attuale sistema cerca di far credere al restane 99% che i suoi tirapiedi stiano lì appositamente per migliorare le condizioni di vita degli esseri umani, e che quindi sia sufficiente lamentarsi e andare a votare, per poi attendere e sperare.
«Chiedere al potere di riformare il potere, che assurdità!»
L'aveva già intuito Giordano Bruno, che ovviamente i membri dell'Inquisizione della Chiesa Cattolica hanno sistemato a dovere con una condanna al rogo.
Ma allora, che fare? Dobbiamo forse rassegnarci a un futuro di sfruttamento e povertà?
Neanche per sogno! Per fortuna c'è almeno un'altra strategia ben più efficace: agire in prima persona, facendo in modo che le soluzioni arrivino dal basso.
Per comprendere questa visione, bisogna effettuare un cambio di prospettiva, partendo da un semplice dato di fatto:
ogni società è sempre il risultato delle azioni degli individui che la compongono, quindi bisogna capire che se il mondo è quel disastro che possiamo osservare, la colpa è innanzitutto nostra.
Proprio così: non sono gli altri i primi responsabili bensì noi stessi!
Impossibile? Invece no...
la colpa è nostra, se speriamo che i politici asserviti alle esigenze del capitale realizzeranno le manovre necessarie al benessere dell'umanità;
la colpa è nostra, che invece di pensare in modo scettico razionale crediamo in modo acritico e fideistico alle fandonie che gli stregoni diffondono per legittimare la loro millenaria istituzione di potere - leggasi Chiesa Cattolica -;
la colpa è nostra, che ci vendiamo ai capitalisti e ci lasciamo sfruttare, concedendogli il lusso di trattenere una parte del frutto del nostro lavoro;
la colpa è nostra, se cediamo ai condizionamenti del sistema economico e iniziamo a iper-consumare in modo stupido, superfluo e irresponsabile;
la colpa è ancora nostra quando ci rechiamo dagli strozzini legalizzati - i banchieri - a chiedere un mutuo, assicurandogli così una rendita parassitaria con il nostro lavoro;
la colpa è sempre nostra, quando investiamo in borsa per cercare di speculare un po' d'interesse senza far nulla, scaricando i veri oneri sulle spalle degli altri.
Siamo noi che cedendo alle necessità del sistema creiamo le condizioni affinché il sistema esista;
siamo noi che permettiamo che le storture continuino a perpetrarsi quando ci giriamo dall'altra parte e facciamo finta che non esistano, invece di opporci e agire con forza facendo in modo che non si verifichino più;
siamo sempre noi che abbiamo lo straordinario potere di spezzare il meccanismo dell'odierna follia sociale, prendendo coscienza e iniziando ad agire in prima persona affinché le cose cambino.
Infatti, senza una massa d'individui che crede nelle promesse dei fantocci che il capitale mette in scena per ingannarla e si reca puntualmente a votare "il meno peggio" come un branco di pecore, il potere dello Stato svanirebbe e così anche l'azione vessatoria dell'attuale classe dirigente, venduta e corrotta.
Senza una massa d'individui disposta a illudersi e a credere alle menzogne di preti, vescovi, cardinali e papi, e che partecipa puntualmente ai rituali magici non appena il pastore chiama, le istituzioni religiose di potere, come quella millenaria della Chiesa Cattolica che si è macchiata dei peggiori crimini contro l'umanità, non troverebbero terreno fertile per legittimarsi e quindi si dissolverebbero nel nulla.
Senza una massa disposta a concedersi "spontaneamente" per farsi sfruttare, tutti gli sfruttatori parassitari non potrebbero né asservire, né sottrarre il frutto del lavoro altrui, e così dovrebbero anch'essi iniziare a lavorare al fianco di quegli esseri umani che erano soliti sfruttare.
Senza una massa che metta in atto volontariamente i comportamenti suggeriti dalla pubblicità e dagli altri condizionamenti sociali iper-consumando in modo superfluo e irresponsabile, l'attuale livello d'inquinamento e insostenibilità ambientale non sarebbe stato raggiunto.
Senza una massa disposta a indebitarsi con il sistema bancario e che effettua operazioni speculative finanziarie per lucrare un po' d'interesse, le banche fallirebbero immediatamente e il mercato finanziario collasserebbe.
Se speriamo che sia il potere a realizzare le condizioni di benessere per l'umanità, ci sbagliamo di grosso.
Il potere attua ciò che serve per legittimare se stesso e per raggiungere i propri obiettivi, ricorrendo a ogni forma d'inefficienza, propaganda, sfruttamento o violazione dei diritti umani, se necessario.
Se pensiamo di ricevere la verità da coloro che con la menzogna e con l'inganno dominano da circa 2000 anni, siamo semplicemente degli ingenui;
così come quando pensiamo che i messaggi diffusi dai mass media corrispondano a realtà, quando invece dovremmo aprire gli occhi e renderci conto che sono studiati ad arte per deviare l'opinione pubblica a favore del potere e indurre apposite dinamiche sociali.
Se aspettiamo che sia il nostro padrone a concederci la libertà, siamo degli illusi; così come quando pensiamo che l'attuale concezione del lavoro, forzosa e totalizzante, sia indispensabile per la nostra emancipazione e non ci rendiamo minimamente conto che si tratta soltanto di una moderna forma di schiavitù.
Se ci lamentiamo dell'inquinamento ma poi ne siamo i primi responsabili con il nostro consumo smodato di beni superflui e combustibili fossili, siamo degli ipocriti;
esattamente come quando inorridiamo di fronte alle guerre, e poi per lavarci la coscienza ci rechiamo a una marcia per la pace con le nostre auto alimentante a derivati del petrolio, pur sapendo benissimo, e dimenticando altrettanto bene, che il predominio delle risorse petrolifere rappresenta una tra le cause principali dei conflitti armati nel mondo.
Fin qui dovremmo essere tutti d'accordo... ma allora quand'è che inizia la rivoluzione?
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che è possibile costruire un mondo migliore, qui e ora, impiegando la ragione per raggiungere l'unico vero fine, il più nobile, quello del benessere di tutti gli esseri viventi.
La rivoluzione inizia quando rimettiamo in discussione i dogmi del sistema sociale nel quale viviamo, senza alcuna limitazione, partendo proprio dalle nostre più intime convinzioni, come la fede politica o quella religiosa, avvalendoci di un sano pensiero scettico, logico e razionale.
La rivoluzione inizia quando smettiamo di credere che le soluzioni arriveranno dall'alto, ovvero da una élite che a tutto pensa tranne che al nostro benessere, e così iniziamo ad agire in prima persona per risolvere i nostri problemi, quelli degli esseri umani che ci stanno vicino e quelli che compongono il resto dell'umanità.
La rivoluzione inizia quando sostituiamo la competizione con scopi individualistici con la cooperazione per obiettivi collettivistici e, dal momento che possiamo cooperare per assicurare il benessere di tutti, comprendiamo che è stupido competere e lottare l'uno contro l'altro per stare un po' meglio a discapito delle condizioni di vita altrui, quando invece collaborando in modo sinergico potremmo star bene tutti, senza alcun bisogno di assurde contrapposizioni competitive, né della follia delle guerre.
La rivoluzione inizia quando rimettiamo al centro l'essere umano e non il profitto, eliminando così quell'indesiderabile eterogenesi dei fini che colpisce come un cancro la nostra società, perché comprendiamo che il motivatore sociale non può essere la massimizzazione del profitto a tutti i costi, bensì il raggiungimento delle migliori condizioni di vita possibili per tutti gli esseri viventi.
La rivoluzione inizia quando smettiamo di violentare le nostre menti con le idiozie dei grandi monoteismi, che ci ricattano con il castigo eterno e ci promettono l'illusoria ricompensa di un paradiso accessibile post mortem al modico prezzo dell'ignoranza e della sottomissione ai dettami del culto, e così iniziamo ad ambire a un paradiso ben più utile, quello reale, che tutti insieme possiamo costruire, qui, sul pianeta Terra.
La rivoluzione inizia quando non siamo più disposti a farci sfruttare e a tollerare lo sfruttamento degli altri esseri umani, e quindi neanche noi in prima persona siamo più disposti a sfruttare gli altri, perché realizziamo che è una cosa stupida, crudele e ingiusta.
La rivoluzione inizia quando il nostro utilizzo di beni e servizi diventa consapevole e responsabile, in particolare quando comprendiamo che il consumo smodato comporta delle conseguenze che si ripercuotono negativamente sul benessere di tutti gli esseri viventi.
La rivoluzione inizia quando scientemente decidiamo di non contrarre debiti con le banche, e di non lucrare interesse con manovre finanziare speculative, perché comprendiamo che quelle azioni renderanno schiavi del sistema sia noi che gli altri.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che le razze, la nazionalità e ogni altra classificazione rappresentano dei limiti che esistono solamente nella nostra mente, in quanto prima di ogni altra cosa siamo tutti esseri umani.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che il potere di un altro individuo non può esistere senza la nostra legittimazione, che è resa possibile dalla paura e dal timore, dall'ubbidienza e dalla sudditanza.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che il denaro è uno strumento che le élites utilizzano per esercitare il dominio sulla massa, decidendo scientemente di mantenerlo scarso nonostante sia virtualmente infinito e non abbia un vero costo in sé, assicurandosi il controllo dell'emissione che avviene sempre previa richiesta di un interesse, in modo da renderci schiavi di un debito eterno che costringe l'economia a crescere per non fallire.
La rivoluzione comincia quando comprendiamo che non è detto che l'economia debba per forza crescere, e che la decrescita può avvenire senza peggiorare le condizioni di vita, ma al contrario, se opportunamente implementata, rappresenta la chiave per migliorarle, anche se è evidente che tutto ciò non può avvenire muovendosi all'interno delle insensate, inefficienti e inique logiche economiche capitalistiche, che devono evidentemente essere superate.
La rivoluzione inizia quando diventiamo consapevoli del fatto che il denaro è soltanto un mero costrutto metafisico di origine antropica, un semplice segno contabile memorizzato nei server delle banche, che non può avere alcun valore senza la fiducia che noi riponiamo in esso come intermediario per lo scambio di beni e servizi, e sempre noi scegliamo di utilizzare, nonostante non sia strettamente indispensabile, se non addirittura dannoso, per organizzare una struttura sociale a misura di essere umano.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo il vero valore del tempo della vita, e così concepiamo un nuovo sistema economico che non obblighi più gli esseri umani a vivere per lavorare, ma permetta a tutti di lavorare per vivere.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che la disoccupazione in realtà è un falso problema, perché è sufficiente lavorare meno per poter lavorare tutti pur mantenendo lo stesso stipendio, semplicemente redistribuendo la ricchezza già esistente, implementando un'apposita politica monetaria d'integrazione dei redditi.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che le automazioni e l'intelligenza artificiale non rappresentano un pericolo in quanto sono in grado di "rubarci il lavoro", ma al contrario sono degli strumenti fondamentali da impiegare in modo massivo per restituire tempo libero in abbondanza agli esseri umani che potrebbero comunque avere accesso ai prodotti realizzati da un sistema produttivo quasi completamente automatizzato.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che anche gli animali sono esseri viventi in grado di provare sentimenti e dolore, quindi iniziamo a rispettarli invece di utilizzarli come se fossero "cose" il cui senso esistenziale è soddisfare i nostri deplorevoli vizi.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che siamo parte della natura e la natura è parte di noi, quindi invece di distruggerla e prodigarci per inquinare l'ambiente, iniziamo a rispettarla, vivendo in modo sinergico con essa, perché sappiamo benissimo che dalle condizioni di salute dell'ecosistema dipende direttamente anche la nostra salute e quindi la qualità della nostra vita.
La rivoluzione inizia quando ci guardiamo intorno e vediamo che la natura non ha dato a nessuno il diritto di dominare gli altri o di possedere di più rispetto ai propri simili, e quindi comprendiamo che siamo noi che consentiamo a una minoranza avida e parassitaria di dominarci e avere in eccesso rispetto alla media, invece di suddividere in parti uguali la ricchezza che siamo in grado di realizzare, eliminando fame e povertà.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che ogni essere vivente è un capolavoro della natura unico e irripetibile che merita di vivere in condizioni di benessere, felicità e libertà.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che è stupido assecondare le esigenze di un sistema folle e malato, quando sappiamo benissimo che così facendo non faremo altro che contribuire attivamente a tutte le storture che esso induce, e che compromettono la felicità, la salute e il benessere di tutti gli esseri viventi, noi inclusi.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che la ricchezza ottenuta a discapito del benessere degli altri non può renderci profondamente felici, perché condanna a sopportare il fardello del dolore e della sofferenza dei poveri, degli sfruttati e degli oppressi che hanno reso possibile quelle condizioni d'iniqua opulenza.
La rivoluzione inizia quando comprendiamo che una società che impiega la scienza e la tecnologia per minimizzare il lavoro umano, realizzando condizioni di abbondanza, sostenibilità, uguaglianza e libertà per tutti, nella quale ciascun individuo contribuisce secondo le sue possibilità e riceve in base alle proprie necessità... rappresenta un mondo migliore per ogni essere umano, ricchi e potenti inclusi.
Se vogliamo realmente risolvere i problemi che caratterizzano l'odierna società, abbiamo a disposizione una strategia potentissima:
quella di trovare noi stessi le soluzioni e di agire in prima persona, cooperando con gli altri esseri umani, per fare in modo che vengano attuate, ricordandoci sempre di guardare al nobile fine del benessere collettivo, avendo cura di non rimandare questo compito fondamentale a loschi individui che in realtà lavorano al servizio del potere.
Se vogliamo davvero costruire una società migliore, riattiviamo la nostra mente che è stata messa in standby da un lavoro totalizzante, dall'indottrinamento e dalla continua opera di mistificazione e distrazione attuata tramite i mass media;
rimettiamo al centro tutti gli esseri viventi e iniziamo a collaborare, non prima di esserci convinti del fatto che l'unico vero fine da raggiungere è quello del benessere collettivo.
È del tutto inutile passare la vita a lamentarci, polemizzare o incolpare gli altri, quando invece siamo noi per primi con i nostri comportamenti che produciamo quel costrutto antropico interagente chiamato società.
Ma ogni società per essere cambiata ha bisogno di fatti concreti, non bastano solo il pensiero e le parole.
Il Mahatma Gandhi disse: «Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo» e la società muterà con te.
Sì, anche tu che stai leggendo questo saggio puoi cambiare il mondo e puoi farlo in un modo molto semplice: iniziando a fare la tua parte, ricordando sempre che la rivoluzione comincia da te!
Mirco Mariucci
Se le idee contenute in questo saggio ti sono piaciute, puoi acquistare o scaricare gratuitamente la raccolta completa delle riflessioni di Mirco Mariucci al seguente indirizzo.
Ciao Mirco, una forte stretta a tutti voi che "bazzicate" dentro questo universo di bei pensieri e proponimenti. Sazia la mente e il corpo ciò che scrivi. Ti ho scoperto da pochi giorni e mi sono immerso nei bei campi di papaveri rossi che colorano i Tuoi pensieri leggendo TUTTO ciò che madre natura vorrebbe accadesse Tuo tramite esternando. Stiamo camminando nella medesima direzione e ci accomuna uno stesso volere...FELICITA' per tutte le donne e gli uomini di buona volontà!. Sono in età per essere nonno ma il mio "spirito" scalcia peggio che uno stallone mai domato e, per quanto auguro a me stesso, impossibile da domare. Con affetto, Lillo, cittadino dell'Universo.
RispondiEliminaQui ho già segnato la stada da percorrere: https://www.facebook.com/groups/509722922412990/
RispondiEliminaMi domando chi sei,da dove vieni,dove ci porti con questo Tuo titanico pensiero che mi riporta indietro nel tempo.Mi riporta ai padri dell'Utopia e via via ai fondatori del Comunismo scientifico.Il pensiero rivoluzionario nella sua essenza è semplice e nei tuoi pensieri cè la stoffa del rivolizionario semplice ma efficace.Un vivo e fraterno ringraziamento per l'impresa che hai iniziato indicandoci la via da seguire per realizzare quell'Utopia da sempre agognata dai GRANDI che ci precedono.R.P
RispondiEliminawww.italiafotoshow.blogspot.com
"La rivoluzione inizia quando comprendiamo che il denaro è uno strumento che le élites utilizzano per esercitare il dominio sulla massa, decidendo scientemente di mantenerlo scarso nonostante sia virtualmente infinito e non abbia un vero costo in sé, assicurandosi il controllo dell'emissione che avviene sempre previa richiesta di un interesse, in modo da renderci schiavi di un debito eterno che costringe l'economia a crescere per non fallire."
RispondiEliminaLa teoria che si è diffusa da qualche anno in Internet secondo cui il denaro è debito è una bufala.
"La rivoluzione comincia quando comprendiamo che non è detto che l'economia debba per forza crescere, e che la decrescita può avvenire senza peggiorare le condizioni di vita, ma al contrario, se opportunamente implementata, rappresenta la chiave per migliorarle, anche se è evidente che tutto ciò non può avvenire muovendosi all'interno delle insensate, inefficienti e inique logiche economiche capitalistiche, che devono evidentemente essere superate."
Una grossa fetta della popolazione mondiale vive ancora nell'estrema povertà e per toglierla da quella situazione disumana occorre una notevole crescita (produzione di nuovi alloggi, sistemi idrici, cibo, vestiario, medicinali ecc.), altroché decrescita! Ma serve una crescita profondamente diversa da quella attuale che si basa sul profitto (di pochi) mettendo in secondo piano la soddisfazione dei bisogni umani e il rispetto dell'ambiente naturale, sprecando di conseguenza notevoli quantità di risorse naturali e umane.
"La rivoluzione inizia quando comprendiamo che la disoccupazione in realtà è un falso problema, perché è sufficiente lavorare meno per poter lavorare tutti pur mantenendo lo stesso stipendio, semplicemente redistribuendo la ricchezza già esistente, implementando un'apposita politica monetaria d'integrazione dei redditi."
Purtroppo ciò che affermi è incompatibile con il funzionamento del sistema del profitto (capitalismo) ed è di natura riformista, non rivoluzionaria.
"La rivoluzione inizia quando comprendiamo che le automazioni e l'intelligenza artificiale non rappresentano un pericolo in quanto sono in grado di "rubarci il lavoro", ma al contrario sono degli strumenti fondamentali da impiegare in modo massivo per restituire tempo libero in abbondanza agli esseri umani che potrebbero comunque avere accesso ai prodotti realizzati da un sistema produttivo quasi completamente automatizzato."
Nel capitalismo la tecnologia produttiva è in competizione con i lavoratori, è un dato di fatto. Anche per questo dobbiamo liberarci al più presto del capitalismo!
"La rivoluzione inizia quando ci guardiamo intorno e vediamo che la natura non ha dato a nessuno il diritto di dominare gli altri o di possedere di più rispetto ai propri simili, e quindi comprendiamo che siamo noi che consentiamo a una minoranza avida e parassitaria di dominarci e avere in eccesso rispetto alla media, invece di suddividere in parti uguali la ricchezza che siamo in grado di realizzare, eliminando fame e povertà."
Non in parti uguali, ma a seconda dei bisogni individuali, come hai detto giustamente più avanti.
"Ma ogni società per essere cambiata ha bisogno di fatti concreti, non bastano solo il pensiero e le parole.
RispondiEliminaIl Mahatma Gandhi disse: «Sono le azioni che contano. I nostri pensieri, per quanto buoni possano essere, sono perle false fintanto che non vengono trasformati in azioni. Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo» e la società muterà con te."
Gandhi diceva così perché era un riformista, non un rivoluzionario, cioè non era per l'abolizione delle classi sociali, del lavoro salariato e del denaro, in una parola, del capitalismo.
Il cambiamento di alcuni comportamenti nel capitalismo, per es. smettere di lavorare alle dipendenze di qualcuno o di chiedere prestiti alle banche, può solo mettere in serie difficoltà il sistema stesso a livello nazionale e di conseguenza la grande maggioranza degli individui (classe lavoratrice).
Il superamento dell'attuale società non può avvenire tramite il cambiamento dei comportamenti individuali (con questo non voglio dire che non hanno la loro importanza), ma solo tramite una riorganizzazione MAGGIORITARIA e CONSAPEVOLE della società a livello globale, e quindi tramite un atto collettivo politico nei vari paesi più sviluppati/industrializzati (come sostenevano Marx ed Engels).