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domenica 23 settembre 2018

L'eclatante follia di una società che spreca il 20% del PIL mondiale in: guerre, fumo, alcol, droga e obesità.


Il fumo

Nonostante le campagne di sensibilizzazione, ed in piena consapevolezza che il fumo uccida, nel mondo si contano più di un miliardo di fumatori che consumano 15 miliardi di sigarette al giorno. 

Da un punto di vista statistico, i fumatori vivono in media 10 anni in meno rispetto a chi non fuma, senza considerare la qualità della loro vita, perché un conto è vivere facendo sport e un altro è non riuscire nemmeno a fare le scale senza avere il fiato corto. 

Dall'inizio del 1900 ad oggi, il numero di sigarette consumate è passato da circa 50 miliardi a 6.000 miliardi all'anno. 

Il tabacco è responsabile di un numero di vittime maggiore di quelle provocate da alcol, AIDS, droghe, incidenti stradali, omicidi e suicidi messi insieme. 

Attualmente, il fumo è concausa della morte di ben 6-7 milioni di persone all'anno nel mondo, 650 mila in Europa e 80 mila in Italia. Ma a detta del ministro della salute “il problema” dell'Italia è l'epidemia di morbillo, che nel 2017 ha causato 4 morti.

È stato stimato che nel ventesimo secolo per colpa del fumo siano morte circa 100 milioni di persone e che, se questo vizio continuerà ad essere alimentato, entro la fine del secolo in corso ucciderà circa un miliardo di persone: nemmeno le guerre sono state in grado di arrivare a tanto (almeno non fino ad oggi).

Infatti, chi si è cimentato a contare i morti provocati dalle 100 guerre più sanguinose della Storia, afferma che in quei conflitti siano decedute circa 455 milioni di persone.

Gran parte dei filtri delle sigarette gettate dai fumatori finiscono in mare, e ormai i mozziconi sono così numerosi da rappresentare una seria causa d'inquinamento degli oceani, tanto che alcuni ricercatori hanno individuato pezzi di sigarette nel 30% delle tartarughe marine e nel 70% degli uccelli marini analizzati. 

Pensate che per interrompere questa follia basterebbe semplicemente che i fumatori non acquistassero più tabacco. E invece no: in troppi continuano a spender soldi guadagnati col sudore della fronte per peggiorare la propria condizione di salute ed inquinare l'ambiente, sottraendo terreno agli altri esseri viventi per un tipo di coltura inutile e nociva.

In tutta sincerità, io non so quale altro fenomeno possa evidenziare in modo più lampante la totale follia umana. 

È davvero incredibile quanto tempo, lavoro, energia e risorse l'umanità sia disposta a sprecare in attività completamente futili e dannose. E purtroppo u
n simile atteggiamento non riguarda soltanto l'industria del tabacco: l'importante è che si generi profitto, ed ecco che tutto il resto passa immediatamente in secondo piano.

Non credo che vi sia altra spiegazione se non che alla stragrande maggioranza degli individui non interessi assolutamente nulla né di se stessi, né degli altri, e ancor meno degli animali e dell'ambiente, perché nel loro intimo quei soggetti non sono orientati alla vita, ma alla morte.

Se così non fosse, gli esseri umani non avrebbero organizzato una società così malata e distorta in ogni sua dinamica, e di certo avrebbero posto rimedio a tutti gli eclatanti disastri che si manifestano sulla Terra, invece di perseverare sulla strada dell'autodistruzione. Ma di fatto così non è.

Alcuni s'illudono che sia compito dei governi tutelare la salute dei cittadini: che assurdità!

Se i governi avessero a cuore la salute dei popoli vieterebbero su scala globale la produzione di tabacco finalizzata alla vendita delle sigarette. E invece sono proprio i governi a rendere legale la produzione e la commercializzazione di questo e di molti altri veleni, quando addirittura non si riservano loro stessi il monopolio della vendita, con la scusa di ridurne il consumo!

Inutile a dirsi che il commercio del tabacco realizzi miliardi di utili a fronte di milioni di morti, producendo masse di malati che, prima di passare a miglior vita, hanno bisogno di cure, generando così miliardi di profitto per altri attori sociali.  

Si consideri che soltanto i 5 più grandi produttori di tabacco messi insieme ottengono 25 miliardi di dollari di utili netti all'anno, su un giro d'affari totale di circa 150 miliardi.

Com'è prassi, i costi sociali dovuti al fumo vengono sostenuti dalla collettività e si tratta di circa 1.500 miliardi di dollari all'anno a livello globale, considerando le spese dovute al tabagismo e la perdita di produttività legata alla medesima causa: stiamo parlando di somme corrispondenti a circa il 2% del PIL mondiale.

Tutto ciò è allucinante, ma la cosa più assurda è che tale fenomeno sia dovuto alla diretta volontà dei fumatori: nessuno va ad infilargli una sigaretta in bocca, sono loro che decidono di fumare. E sono sempre loro che possono smettere, in ogni istante: basta che non comprino le sigarette.

È vero che i criminali che commerciano il tabacco hanno fatto di tutto per promuovere il consumo dei loro veleni e creare dipendenza rispetto ai loro prodotti, ma in ultima analisi è il singolo individuo che mantiene in essere la produzione di sigarette, domandando veleno da fumare.

Se gli esseri umani non fossero disposti a compromettere la propria salute, non comprerebbero sigarette. Così facendo, le industrie del tabacco sarebbero inevitabilmente condannate al fallimento, ed il problema sarebbe definitivamente risolto. 

Torniamo sempre al punto di partenza: se l'umanità non si orienta alla vita, ciò che causa la morte continuerà a prosperare. Che si tratti di fumo o di armi, non fa differenza.

La pubblicità

Oltre alle industrie delle armi, e a quelle del fumo, ci sono molti altri settori economici che andrebbero completamente smantellati per il bene dell'umanità. Uno di essi è quello pubblicitario.

Lo scopo della pubblicità non è d'informare al meglio gli individui per fare in modo che si consumi in modo responsabile e consapevole, nient'affatto! Lo scopo è condizionare le menti della più vasta platea di soggetti affinché consumino il più possibile, in modo compulsivo, sconsiderato ed irrazionale.

Le persone non hanno bisogno di essere quotidianamente martellate da centinaia, se non migliaia, di messaggi pubblicitari, sono le aziende che ne hanno bisogno. 

Per questo attualmente investono in messaggi pubblicitari oltre 600 miliardi di dollari all'anno a livello mondiale, di cui il 40% è riservato alla pubblicità on-line, sempre più in crescita negli ultimi tempi. 

Se un individuo ha davvero bisogno di un bene o di un servizio, può informarsi e scegliere autonomamente cosa, come e quando acquistare, senza che vi sia un continuo processo di condizionamento mentale volto a spingere gli acquisti nella direzione di un consumismo tanto superfluo quanto dannoso.

Al netto dell’induzione ad un consumo superfluo, già di per sé fortemente nocivo per l’intera società, pensate ai danni causati dalla pubblicità a livello psichico e allo spreco di tempo sempre ad essa riconducibile.

Immaginate che cosa potrebbe accadere se invece di introiettare ogni giorno messaggi volti a creare insoddisfazione, invidia e falsi bisogni, finalizzati al consumismo, si ricevessero messaggi positivi per il risveglio delle coscienze, accompagnati da informazioni atte ad accrescere il livello culturale degli individui in ogni campo del sapere: scienza, ecologia, economia, filosofia, spiritualità, medicina, storia, arte, letteratura, poesia, etc etc. 

Se così fosse, come minimo, avrebbe luogo una rivoluzione culturale in grado di trasformare la società; inoltre, invece d'imparare a memoria dei ridicoli spot pubblicitari, le persone apprenderebbero migliaia di nozioni utili per la loro esistenza, senza fare alcuna fatica. 

Pensate: guardare un po' di “pubblicità” potrebbe addirittura diventare una sana abitudine!

E invece, oggi, a forza di suggerire al mondo intero di bere alcolici responsabilmente, le aziende hanno dato il loro contributo per ottenere uno strepitoso successo: quello di far morire 3,3 milioni di persone all'anno per colpa dell'alcol.

Ovviamente, come di consueto, i costi socio-economici vengono scaricati su tutta la collettività. A detta dell'OMS, si tratta di un'incidenza complessiva prossima al 2-5% del PIL mondiale; quantitativamente parlando, per la sola Italia, c'è chi ha calcolato un danno compreso tra i 20 e i 50 miliardi di euro all'anno.

È facile fare profitto senza avere alcuna responsabilità dei danni causati. Questa pratica dello scaricare i costi dovuti all'utilizzo dei prodotti delle aziende su tutta la collettività, è un meccanismo perverso che bisognerebbe sradicare dal sistema economico.

I danni dovuti ad un bene andrebbero imputati direttamente al produttore di quel bene e non alla collettività: vuoi scommettere che così facendo i capitalisti la smetterebbero di dedicarsi ad attività dannose perché quest'ultime non consentirebbero più di generare alcun profitto?

Dati alla mano, se il costo socio-economico dovuto al consumo di alcol e sigarette fosse interamente attribuito ai rispettivi produttori, questi dovrebbero addirittura contrarre dei debiti per ripagare i disastri causati dalle loro merci. Di certo, la smetterebbero di commercializzare veleni.

A ben pensare, questa semplice norma disinnescherebbe la maggior parte delle azioni dannose intraprese dalle aziende, le quali eviterebbero di produrre ciò che arreca nocumento agli altri e, per forza di cose, si orienterebbero su attività non dannose.

Del resto, se ti sei arricchito sponsorizzando e vendendo prodotti che hanno causato tumori a milioni di persone, il tuo posto dovrebbe essere in galera e non in uno yacht a fare la bella vita.

Il medesimo trattamento, quindi, potrebbe essere riservato anche agli altri produttori di beni e servizi: ad esempio, per quale assurdo motivo si dovrebbe concedere a chi coltiva alimenti con prodotti chimici che danneggiano la salute dei consumatori, uccidono animali e inquinano l'ambiente, l'opportunità di realizzare un guadagno maggiore rispetto a chi produce cibo con l'agricoltura biologica? 

Tutto al contrario dovrebbe essere!

Chi cosparge un alimento con un veleno per accrescere il proprio fatturato non è un imprenditore: è un assassino, e il minimo che questa razza di criminali possa fare dopo aver commesso un'azione così riprovevole è di ripagare i danni causati.

Alimentazione e obesità

Nel comparto alimentare avvengono cose che hanno dell'incredibile: non so in quanti sappiano che cosa sia la “carne separata meccanicamente”.

Ve lo spiego subito: si tratta di carcasse di animali, composte da ossa, pelle e midollo, spremute ad alta pressione fino ad ottenere una poltiglia rosa amorevolmente impanata per esser venduta come "carne". 

Se consumate prodotti di origine animale, è assai probabile che ne abbiate ingerita in gran quantità, senza neanche esserne consapevoli: la si può trovare nei più comuni wurstel, oltre che nelle salcicce, negli hamburger e nei prodotti impanati. 

Di cosa vi stupite? È così che il capitale alimenta i propri schiavi: rendendo appetibile quella che in realtà è soltanto una spremuta ottenuta dagli scarti dei cadaveri. 

Chissà tra quanto tempo i capitalisti inizieranno a spremere carcasse umane con la scusa del sovraffollamento, pubblicizzando con apposite campagne di marketing le virtù nutritive ed organolettiche della carne umana? 

Per il momento, oltre alla carne separata meccanicamente, tra le diavolerie concepite dalle menti squilibrate di chi vuol far profitto a danno degli altri, ci si può accontentare del cosiddetto “junk food” (cibo spazzatura).  

Rientrano in questa categoria molte delle bevande prodotte dai più celebri marchi, assieme a biscotti, snack e merendine, oltre al "cibo" servito nelle più note catene di fast food.

Di norma, si tratta di prodotti a basso costo altamente appetibili che creano dipendenza, caratterizzati da un elevato contenuto di zucchero, sale e grassi, ma dallo scarso valore nutrizionale. 

In verità, stiamo parlando di non-cibi, vale a dire di alimenti che, bene che vada, non nutrono. 

Disgraziatamente, il loro consumo abituale è tra le principali cause dell'obesità, sempre più diffusa anche tra i giovani, e di molte altre patologie, quali ad esempio: il diabete, le malattie cardiovascolari, alcuni tipi di cancro e la depressione.

Nel mondo le persone in sovrappeso sono ormai più di 2 miliardi. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), il 18% dei bambini e degli adolescenti di età compresa tra 5 e 19 anni sono in sovrappeso; in Italia la percentuale è circa il doppio (36,8%).

Se si guarda all'evoluzione di questo fenomeno si scopre che dal 1980 il numero complessivo di soggetti obesi sul totale della popolazione è raddoppiato in 70 Paesi del mondo. 

Nel periodo di riferimento che va dal 1975 al 2016, l’obesità nei bambini e negli adolescenti è variata da meno dell’1% del 1975 (pari a 5 milioni di ragazze e 6 milioni di ragazzi) a quasi il 6% nelle ragazze (50 milioni) e all’8% nei ragazzi (74 milioni).

E mentre 148 milioni di bambini soffrono la fame, 155 milioni di loro coetanei si stanno rovinando la salute con una dieta scorretta, caratterizzata da eccessi alimentari e cibo spazzatura. 

Infatti, è ormai stato ampiamente dimostrato che una cattiva alimentazione, in particolar modo quando basata su junk food, provochi un lungo elenco di malattie. Ciò ha dato luogo ad una vera e propria epidemia, a cui sono imputabili ben 4 milioni di morti evitabili all'anno.

Ma al dio Profitto va bene così, perché il cibo spazzatura rende, e rende anche curare le patologie dovute a vizi e squilibri alimentari.

Inutile dire che i costi sociali sono molto elevati. 

In Italia l'obesità incide per 2,5 miliardi di euro sulla sanità, ma il “danno” arriva fino a 9 miliardi di euro, se oltre a queste spese si includono altri fattori, come la diminuzione di produttività, l'assenteismo e la mortalità precoce.

Tale cifra raggiungerebbe addirittura i 22 miliardi, se si considerassero anche i costi complessivi delle patologie correlate al sovrappeso. 

Nel mondo, invece, il costo sociale dell’obesità, in termini di perdita di produttività, servizi sanitari e investimenti per invertire la tendenza, è pari al 2,8% del PIL mondiale. 

Secondo voi, nei prossimi anni, l'umanità prenderà coscienza e risolverà questo “problema” adottando un regime alimentare più salutare? Ovviamente no! 

A giudicare dalle previsioni, nel mondo, l'obesità continuerà ad aumentare, passando dall'attuale 30% di individui in sovrappeso al 50% di incidenza, entro il 2030.

Abbiamo così completato il quadro relativo alla triade delle morti evitabili: fumo, alcol e cattiva alimentazione. A queste, per completezza, bisognerebbe aggiungere il fenomeno legato al consumo di droga. 

Droga

A livello globale, si stima che nel 2012 circa 234 milioni di persone con un'età compresa tra 15 e 64 anni abbiano assunto una droga illecita almeno una volta nel corso dell'anno precedente, una cifra corrispondente a circa il 5,2% della popolazione mondiale per quella fascia di età.

Nell'Unione Europea la droga più diffusa è la cannabis: nel 2016 è stata consumata da circa 24 milioni di persone con età compresa tra i 15 e i 64 anni; tra questi, il 72% aveva un'età compresa tra i 15 e i 34 anni. 

Più di un quinto dell'intera popolazione dell'Eurozona (circa 88 milioni di cittadini) ha fatto uso di questa sostanza almeno una volta nella vita. L’Italia, invece, è il terzo Paese in Europa per consumo di cannabis: si stima che il 33,1% della popolazione l’abbia usata almeno una volta nel corso della vita. Percentuali superiori si registrano solo in Danimarca (38,4%) e Francia (41,4 %).

Una simile domanda di stupefacenti fa in modo che quello della droga sia il più proficuo tra i traffici illeciti, con un valore di oltre 260 miliardi di euro. Per quanto riguarda i costi sociali legati alla tossicodipendenza (sanitari, legali e di sicurezza), il dato Italiano è all'incirca dell’1,8% del PIL.

Il costo dell'umana follia

È interessante notare che risolvendo soltanto le quattro problematiche appena discusse (fumo, alcol, obesità e tossicodipendenza), come minimo gli esseri umani disporrebbero di una cifra corrispondente al 6-8% del PIL mondiale, che potrebbe essere destinata a finalità ben più alte e nobili del distruggersi la salute inserendosi nel corpo dei veleni. 

Se a questo valore si sommassero gli eclatanti danni economici causati ogni anno dalle guerre, che corrispondono a circa il 13% del PIL mondiale, si otterrebbe una somma mostruosa vicina al 20% del PIL di tutti gli Stati. 

Ciò significa che ogni anno gli esseri umani non possono disporre di ben 15.100 miliardi di dollari, perché devono porre rimedio alle conseguenze di attività autodistruttive praticate nei confronti di se stessi e degli altri.

È quindi del tutto evidente che se gli individui che popolano la Terra la smettessero anche solo di uccidersi e avvelenarsi, avrebbero a disposizione risorse economiche per elevare le condizioni di vita di tutti a livelli di benessere inimmaginabili.

E chissà a quale cifra si arriverebbe, se all'interno di un simile conteggio si aggiungessero anche tutte le altre pratiche futili e dannose a cui l'umanità dedica tempo ed energie ogni singolo giorno.

La malattia come questione sociale

Consentitemi di concludere con una breve riflessione in merito ad un aspetto che andrebbe ampiamente approfondito e che pertanto non posso esimermi dal sottolineare, anche se la sua trattazione esula dalle finalità di questo scritto.


Tralasciamo le cause della guerra e concentriamoci sulle malattie.


L'incidenza delle malattie dipende sia da fattori che il singolo individuo di per sé non può né controllare né evitare integralmente (si pensi ad esempio all'inquinamento) sia da fattori che invece sono completamente sotto il suo controllo (si pensi ad esempio al regime alimentare). 

Il fatto che il mondo sia inquinato dipende da ciò che faccio io, ma in particolar modo da ciò che fanno tutti gli altri; ciò che introduco nel mio corpo per nutrirmi, invece, è una mia scelta, ovviamente a patto che io sia sufficientemente abbiente da potermi permettere di acquistare il cibo che preferisco.

È altresì noto che alcuni comportamenti causino malattie, se non nell'immediato, di certo, nel medio-lungo periodo (si pensi ad esempio ad un'alimentazione scorretta o al vizio del fumo).

Occupiamoci di quegli aspetti che sono integralmente sotto il controllo di un singolo individuo. 

La questione fondamentale da porsi è la seguente: perché gli esseri umani non fanno tutto quanto è in loro potere per preservare la propria salute e invece, al contrario, assumo spontaneamente comportamenti dannosi ed autolesionisti?

Perché invece di mantenere la loro integrità psico-fisica si avventurano in quello che potrebbe essere definito come “un lento suicidio” o, se preferite, una lunga tortura che peggiorerà la propria esistenza e abbrevierà la durata della propria vita, impegnandosi quotidianamente per distruggere il proprio fisico e la propria mente introducendo autonomamente nel proprio corpo (e nella propria mente) veleni di ogni sorta?

Non si diventa obesi mangiando un dolce, non ci si procura un tumore ai polmoni fumando una sigaretta ogni tanto e non ci si distrugge la psiche con qualche spinello, per compromettere l'integrità del corpo umano bisogna reiterare in modo compulsivo attività dannose, giorno dopo giorno, per un lungo periodo di tempo, con costanza e dedizione, ignorando tutti i segnali di allarme provenienti dal proprio fisico.

Simili comportamenti evidenziano un ostinato e tenace orientamento interiore alla morte.

Io ritengo che dietro a questi fenomeni vi sia un problema esistenziale in gran parte, se non integralmente, attribuibile alle storture della società all'interno della quale i soggetti si trovano in qualche misura “costretti” a sperimentare la propria vita.

Forse nel subconscio di molti matura il seguente pensiero: siccome la mia esistenza è misera ed infelice e, viste le opportunità che mi offre la società, io non riesco a migliorare le mie condizioni di vita, tanto vale distruggere il mio corpo fisico e annebbiare la mia coscienza sacrificando un bene maggiore, vale a dire la salute a lungo termine, con un bene di gran lunga inferiore ma dalla gratificazione immediata, come ad esempio un dolce o una sigaretta.

Così facendo, io riesco sia ad alleggerire la mia condizione esistenziale in questo istante, che è quello che conta per me, dato che credo di non avere un futuro gratificante, che ad abbreviare la mia permanenza qui sulla Terra, all'interno di questa società, in cui devo sopportare la mia disgraziata condizione esistenziale, nella quale non sono a mio agio, sono infelice, e rispetto la quale mi sono convinto di non riuscire a porre rimedio. 

Un simile individuo, sarà ancor meno preoccupato delle condizioni dannose per la salute che non dipendono esclusivamente da sé, e invece di “combattere”, ad esempio, l'inquinamento, mostrerà indifferenza nei suoi confronti. 

Egli, infatti, nel suo inconscio, ha già scelto di voler morire provocandosi una malattia, che questa sia causata dal cibo che ingerisce in eccesso, dal fumo delle sigarette, dalla droga o dai gas di scarico dei mezzi di trasporto, poco importa. 

Ma così facendo anche chi tiene alla propria salute e sceglie di vivere in modo rispettoso dell'ambiente subirà un danno, ad esempio, a causa dei comportamenti di chi ha scelto d'ignorare le problematiche dell'inquinamento ambientale.

Al contrario, una persona orientata alla vita, felice della sua esperienza esistenziale, non è disposta a compromettere la propria salute psico-fisica sacrificando il maggior bene, vale a dire la possibilità di poter continuare a sperimentare la vita con pienezza, mantenendo il proprio vigore fisico e mentale, e tutto ciò per la presunta gratificazione immediata di un falso bene, dovuta all'azione dei veleni contenuti nel cibo spazzatura o nel fumo di una sigaretta.

Ed ancor meno sarebbe disposta a farlo causandosi delle malattie del tutto evitabili, immettendo nell'ambiente sostanze tossiche sia per il proprio corpo, che per quello degli altri esseri viventi. E siccome egli è orientato alla vita, cercherebbe di migliorare anche la vita degli altri. 

Eliminare l'inquinamento sarebbe un suo obiettivo, in quanto i veleni presenti nell'aria, nell'acqua e nella terra, rappresentano una causa di morte e, in generale, di diminuzione della qualità dell'esperienza di vita, per tutti i viventi.

Quindi, dopo aver assunto un comportamento positivo, risolvendo, o cercando di risolvere, le problematiche che dipendono esclusivamente da sé, cercherebbe di agire per far sì che si risolva quella parte di problematiche che dipendono (anche) dagli altri, ricercando la cooperazione dei propri simili.

Pertanto, si può sostenere che se non si risolvono le criticità situate a monte degli atteggiamenti distorti assunti dagli individui, ovvero se non si eliminano le cause sociali che producono i comportamenti devianti, di certo, gli individui continueranno ad assumere atteggiamenti dannosi per se stessi e per gli altri, creando così un circolo vizioso che danneggerà tutti.

Per spezzare questa spirale discendente, è necessario creare una Nuova Umanità che sia orientata alla vita, e non alla morte. Ma una Nuova Umanità non può darsi senza prima concepire una Nuova Società, basata su altre logiche, su altri valori.

Di certo, con un'umanità orientata alla vita, gran parte delle malattie svanirebbe. E ciò accadrebbe anche se ci si limitasse a correggere soltanto dieta e stili di vita. 

Figuriamoci poi che cosa potrebbe avvenire se si risolvesse il problema dell'inquinamento ambientale e si riformasse la società per garantire a tutti gli individui condizioni di vita compatibili con la vera natura umana, eliminando povertà, stress, competizione... e così via.

Ma per far sì che ciò avvenga, è necessario elevare il generale livello di pensiero, per produrre una Nuova Umanità, che sia in grado di generare una Nuova Società, che a sua volta produrrà una Nuova Umanità... e così via, di trasformazione in trasformazione, per ogni nuovo incremento del livello di pensiero conseguito.

Se l'umanità oggi è così disgraziata, è perché la società riflette la miseria interiore dei suoi abitanti: ciò che si vede all'esterno non è altro che la proiezione di ciò che si ha all'interno. E siccome gli esseri umani sono morti dentro, non riescono a far altro che proiettare morte.

La verità è che se l'umanità la smettesse di causare distruzione e sofferenza, e si orientasse al bene, irrorando la Terra d'amore, ben presto scoprirebbe di disporre di una ricchezza così grande da colmare l'intero universo.

Mirco Mariucci

Fonti:

  1. In Italia il fumo causa 83mila decessi l’anno: è la prima causa di morte. Corriere Della Sera, 16 settembre 2015.
  2. Il fumo causa 7,1 milioni di morti ogni anno nel mondo. Sky TG 24, 9 marzo 2018.
  3. I numeri del fumo in Italia e nel mondo. AIRC.
  4. Numeri e statistiche sul fumo. Smettere di fumare.
  5. Consumo di tabacco: mondiale e nazionale. Istituto Superiore di Sanità, S. Rossi, E. Pizzi, L. Mastrobattista, R. Spoletini, G. Carosi, R. Pacifici
  6. Fumo, chi smette guadagna da 3 a 9 anni di vita e 1.250 euro all'anno. Repubblica, Irma D'Aria, 31 maggio 2017.
  7. Fumare fa male: due terzi dei fumatori vivono 10 anni meno. Nano Press, Gianluca Rini, il 27 febbraio 2015.
  8. Quanto vale il mercato della sigaretta? Tutti i numeri di un business che fa milioni di morti e miliardi di utili. Il Sole 24 Ore, Andrea Franceschi, 3 febbraio 2014.
  9. Gli enormi costi del fumo. Focus, Chiara Palmerini, 17 gennaio 2017.
  10. Il custode di tutti i conflitti veglia 455 milioni di morti. Il Giornale, Stefano Lorenzetto, 15 febbraio 2015.
  11. I mozziconi di sigaretta inquinano il mare ancora più della plastica. Corriere Della Sera, Silvia Morosi, 31 agosto 2018.
  12. Secondo un nuovo studio i mozziconi di sigaretta inquinano il mare ancora più della plastica. Tpi News, 28 agosto 2018.
  13. Investimenti pubblicitari in crescita del 4,2% nel 2017. Le previsioni di Zenith: spinte maggiori da Sud America, Est Europa e dalla regione Asia Pacific. In Italia stimato un +1,4%. Prima Online, 13 gennaio 2018.
  14. Pubblicità, la spesa mondiale sale sopra quota 600 miliardi di dollari. Affari Italiani, 18 giugno 2018.
  15. Adv, il 40% del valore della pubblicità mondiale è digitale. Affari Italiani, 26 marzo 2018.
  16. Lʼalcol causa 3,3 milioni di morti ogni anno: aprile è il mese della lotta allʼabuso. TG COM 24, 10 aprile 2017.
  17. I morti di alcol contano se si sa come contarli. Fondazione Veronesi, 30 dicembre 2017.
  18. Dall'Osservatorio: Alcol, in Italia costa 22 miliardi. “Ogni anno 5.000 nuovi dipendenti”. Ama, 18 febbraio 2015.
  19. Statistiche sull'alcolismo. Alcol.
  20. Alcolismo in Italia, un problema che vale 53 miliardi di euro l’anno. Il Fatto Quotidiano, 18 maggio 2011.
  21. Il cibo spazzatura danneggia il cervello. La Stampa, 31 agosto 2012.
  22. Obesità, aumentano anche fra i poveri le vittime del junk food. Repubblica, Valeria Pini, 23 settembre 2017.
  23. È junk food oppure no? Un modo di dire sempre più utilizzato dai media, in realtà non ha una definizione precisa. Ecco il nostro quadro di riferimento. Il Fatto Quotidiano, 14 maggio 2015.
  24. Il junk food può danneggiare il cervello degli adolescenti. Sky TG 24, 16 novembre 2016.
  25. Stretta sul cibo spazzatura, proposte più tasse sul junk food. Sky TG 24, 26 luglio 2017.
  26. Salute: mangiare male è la prima causa di morte prematura nel mondo. Meteo Web, Filomena Fotia, 12 settembre 2015.
  27. Alimentazione e cibo spazzatura: i nuovi obesi si trovano nelle zone più povere del mondo. Green, 26 dicembre 2017.
  28. Giornata mondiale della salute, in un corto i rischi del junk food: “Fino alla morte”. Il Fatto Quotidiano, 7 aprile 2016.
  29. Gli estremi del cibo: troppi obesi e malnutriti, serve un'alimentazione più sostenibile. Repubblica, Sara Bennewitz, 12 ottobre 2017.
  30. Obesità e malnutrizione: il paradosso alimentare sui nostri figli. Barilla Center.
  31. Nel mondo oltre 2 miliardi di persone obese o in sovrappeso. Sky TG 24, 12 giugno 2017.
  32. Il 18% bambini nel mondo è in sovrappeso. In Italia più del doppio, 36,8%. In Salute, 15 novembre 2017.
  33. L’andamento dell’obesità in bambini e adolescenti nel mondo negli ultimi quarant’anni. Una ricerca dell’Organizzazione mondiale della sanità. Il Fatto Quotidiano, Bniamino Bonardi, 31 ottobre 2017.
  34. Sovrappeso e obesità per oltre due miliardi di persone. Le Scienze, 13 giugno 2017.
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  36. Obesità, costi per 9 miliardi di euro l’anno. «Con chirurgia bariatrica riduzione di spesa». Il Sole 24 Ore, Silvia Sperandio, 20 maggio 2016.
  37. L’obesità ci costa 2,5 miliardi di euro all’anno. Linkiesta, Vincenzo Atella e Joanna Kopinska, 3 marzo 2015.
  38. Le persone obese saranno la metà della popolazione mondiale nel 2030. Il costo sociale dell’obesità è pari al 2,8% del Pil. Il Fatto Quotidiano, 25 novembre 2014.
  39. Obesità: sarà un’epidemia entro il 2030 secondo l’OMS. Green Style, 7 maggio 2015.
  40. Obesità. L’Oms mette in guardia: Europa extralarge entro il 2030. Quotidiano Sanità, 7 maggio 2015.
  41. Nel 2030 la metà di noi sarà in sovrappeso. Corriere Della Sera, Elena Meli, 8 aprile 2018.
  42. Nel 2030 epidemia di sovrappeso: in Italia lo sarà il 70% dei maschi. Corriere Della Sera, 6 maggio 2015.
  43. Le Borse ora valgono più del Pil del pianeta. Quali sono i rischi? Il Sole 24 Ore, Vito Lops, 23 luglio 2017.
  44. Quanto ci costa il fumo? Fondazione Veronesi, 24 maggio 2017.
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  47. I nuovi dati sul consumo di droga in Europa. Il Post, 8 giugno 2018.
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  49. Droghe, Italia terza per uso di cannabis e quarta per cocaina. Repubblica, 7 giugno 2018.
  50. Droga, gli italiani ai primi posti in Europa. Ecco chi consuma cosa. Il Sole 24 Ore, Cristina Da Rold, 5 aprile 2018.
  51. Droga: i consumi dell’Italia a confronto con l’UE. Youtrend, Giuseppe Ceglia, 28 gennaio 2012.
  52. 26 giugno: i dati sul consumo di droga nel mondo in occasione del World drug day. Agenzia Regionale Sanità Toscana, 30 giugno 2014.
  53. La spesa italiana sulla tossicodipendenza è di 715 euro a cittadino. Vita, 12 ottobre 2015.
  54. Onu, il business del crimine globale è di 710 miliardi. Dalla droga al traffico di donne. Il Fatto Quotidiano, 16 luglio 2012.

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