Cosa ti dicono:
Per raggiungere il
benessere e creare ricchezza l'economia deve crescere. La decrescita
è un male. Decrescere significa creare povertà. La decrescita è bella
quando a decrescere sono gli altri.
Cosa non ti dicono:
Con l'attuale livello di
produzione, nonché con le abitudini di consumo dei cosiddetti paesi
sviluppati, l'umanità ha già superato di gran lunga il limite che
sancisce la sostenibilità ambientale. Le più recenti simulazioni
fisico-matematiche mostrano che la temperatura media della terra salirà
di alcuni gradi nel corso dei prossimi decenni, portando con sé
conseguenze disastrose per l'intera umanità.
E' stato individuato un
nesso causale tra le azioni dell'uomo ed il verificarsi del fenomeno
del surriscaldamento globale, per cui, nonostante la coltre di fumo
diffusa dai negazionisti, gli artefici di questo potenziale disastro sono stati identificati in modo inequivocabile ed
hanno nome ed indirizzo: siamo noi, gli esseri umani.
Quindi c'è poco da discutere: se non vogliamo mettere in atto un suicidio su scala globale, i paesi del primo mondo devono iniziare a decrescere, mentre i paesi emergenti devono adottare un modello di sviluppo eco-sostenibile. Chiariti questi punti si può argomentare sul come tutto ciò debba avvenire.
Ad esempio, decrescere perché la finanza speculativa mette sotto attacco una nazione, imponendo tagli ai servizi pubblici come scuola o sanità, riduzione dei diritti dei lavoratori e svendite delle eccellenze presenti sul territorio nazionale, non è certo la stessa cosa che decrescere perché gli esseri umani decidono di produrre di meno ma con una maggiore qualità; oppure perché tutti i fumatori improvvisamente smettono di acquistare pacchetti di veleno da fumare; per non parlare di un'eventuale decrescita dovuta alla cessazione della produzione di armi da guerra...
Nel primo caso il PIL diminuisce, le persone s'impoveriscono e devono lavorare ancora di più per guadagnare di meno, nonostante abbiano un disperato bisogno di denaro; anche nei successivi scenari il PIL diminuisce, ma gli oggetti durano più a lungo, vale a dire che non devono essere ricomprati con elevata frequenza; inoltre i fumatori non si ammalano di tumore, quindi non devono spendere denaro per curarsi; non per ultimo, in ordine d'importanza, le costosissime bombe non vengono più sganciate su altri esseri umani da militari che uccidendo i propri simili, pur di obbedire ciecamente agli ordini impartiti dal potere, dimostrano chiaramente di aver ricevuto un cervello solo per errore.
Ma così molte persone resterebbero senza lavoro... quindi qual è la logica dell'attuale sistema?
E' meglio che le persone continuino a sprecare risorse e ad inquinare l'ecosistema, utilizzando quantità sterminate di oggetti di bassa qualità piuttosto che pochi beni ma di elevata fattura; che gli individui continuino a fumare, così da ammalarsi e spendere denaro generando profitto per le multinazionali del tabacco e del farmaco; che degli esseri umani innocenti sperimentino la sofferenza e la disperazione dovuta alla guerra, in modo da continuare a dare un lavoro assurdo e totalizzante ad altri membri della società.
No, questa non è una soluzione ma una follia sociale, figlia delle logiche di profitto attuate da individui con un'evidente deficienza cognitiva.
La vera soluzione è costruire un sistema economico nel quale si lavora molto di meno ma si lavora tutti e, al tempo stesso, le persone hanno anche un minor bisogno di spendere denaro, quindi di lavorare, pur avendo accesso ai beni ed ai servizi di cui necessitano per vivere più che dignitosamente. Soltanto in questo modo potrebbero godere di un maggior tempo libero per vivere la propria vita in libertà e con serenità: è questa la meta della decrescita felice.
Ad esempio, decrescere perché la finanza speculativa mette sotto attacco una nazione, imponendo tagli ai servizi pubblici come scuola o sanità, riduzione dei diritti dei lavoratori e svendite delle eccellenze presenti sul territorio nazionale, non è certo la stessa cosa che decrescere perché gli esseri umani decidono di produrre di meno ma con una maggiore qualità; oppure perché tutti i fumatori improvvisamente smettono di acquistare pacchetti di veleno da fumare; per non parlare di un'eventuale decrescita dovuta alla cessazione della produzione di armi da guerra...
Nel primo caso il PIL diminuisce, le persone s'impoveriscono e devono lavorare ancora di più per guadagnare di meno, nonostante abbiano un disperato bisogno di denaro; anche nei successivi scenari il PIL diminuisce, ma gli oggetti durano più a lungo, vale a dire che non devono essere ricomprati con elevata frequenza; inoltre i fumatori non si ammalano di tumore, quindi non devono spendere denaro per curarsi; non per ultimo, in ordine d'importanza, le costosissime bombe non vengono più sganciate su altri esseri umani da militari che uccidendo i propri simili, pur di obbedire ciecamente agli ordini impartiti dal potere, dimostrano chiaramente di aver ricevuto un cervello solo per errore.
Ma così molte persone resterebbero senza lavoro... quindi qual è la logica dell'attuale sistema?
E' meglio che le persone continuino a sprecare risorse e ad inquinare l'ecosistema, utilizzando quantità sterminate di oggetti di bassa qualità piuttosto che pochi beni ma di elevata fattura; che gli individui continuino a fumare, così da ammalarsi e spendere denaro generando profitto per le multinazionali del tabacco e del farmaco; che degli esseri umani innocenti sperimentino la sofferenza e la disperazione dovuta alla guerra, in modo da continuare a dare un lavoro assurdo e totalizzante ad altri membri della società.
No, questa non è una soluzione ma una follia sociale, figlia delle logiche di profitto attuate da individui con un'evidente deficienza cognitiva.
La vera soluzione è costruire un sistema economico nel quale si lavora molto di meno ma si lavora tutti e, al tempo stesso, le persone hanno anche un minor bisogno di spendere denaro, quindi di lavorare, pur avendo accesso ai beni ed ai servizi di cui necessitano per vivere più che dignitosamente. Soltanto in questo modo potrebbero godere di un maggior tempo libero per vivere la propria vita in libertà e con serenità: è questa la meta della decrescita felice.
Purtroppo l'ideologia imperante della
crescita per la crescita è fondata su di un dogma: l'economia deve espandersi.
Per sostenere questo folle
meccanismo si è costretti a creare e indurre il bisogno di consumare, ma così facendo il
consumo diviene superfluo, in quanto azione subordinata al profitto e non al reale soddisfacimento delle necessità degli esseri umani.
Una volta che tutti i membri di un dato insieme d'individui del sistema economico possiedono pressoché tutto ciò di cui hanno bisogno e anche molto di più del necessario (ovviamente sto parlando di chi può permetterselo), la scappatoia per continuare ad alimentare il meccanismo è quella d'indurre un ciclo produzione-consumo-riproduzione sempre più rapido.
Una volta che tutti i membri di un dato insieme d'individui del sistema economico possiedono pressoché tutto ciò di cui hanno bisogno e anche molto di più del necessario (ovviamente sto parlando di chi può permetterselo), la scappatoia per continuare ad alimentare il meccanismo è quella d'indurre un ciclo produzione-consumo-riproduzione sempre più rapido.
In pratica, una volta che le abitazioni sono stracolme di oggetti, questi devono iniziare magicamente a rompersi, oppure si possono convincere i consumatori del fatto che tutto ciò che possiedono sia vecchio o fuori moda e che quindi debba essere sostituito, per quanto ancora perfettamente funzionante.
Queste dinamiche sono realizzate mediante la commercializzazione di prodotti
appositamente concepiti per non essere durevoli, per mezzo
d'incentivi pubblici, forti campagne pubblicitarie e altri condizionamenti psicologici che spingono verso
attitudini consumistiche, dannose e inessenziali.
Esempi
eclatanti sono rappresentati dagli incentivi per sostituire auto
perfettamente funzionanti, la tipica obsolescenza programmata degli
apparati tecnologici o le ridicole mode stagionali che interessano i capi di
vestiario.
Si passa così da un consumo ponderato e razionale, ad un iper-consumo scellerato ed irrazionale, oltre che tremendamente dannoso per l'ecosistema e di riflesso per ogni forma di vita sulla terra.
L'iper-consumo infatti non comporta solamente un maggiore utilizzo di materie prime, ma introduce un'inefficienza generalizzata, derivante da futili incrementi di fabbisogno energetico, lavoro e inquinamento ambientale.
La maggiore velocità di consumo cela un impiego folle ed irrazionale:
Si passa così da un consumo ponderato e razionale, ad un iper-consumo scellerato ed irrazionale, oltre che tremendamente dannoso per l'ecosistema e di riflesso per ogni forma di vita sulla terra.
L'iper-consumo infatti non comporta solamente un maggiore utilizzo di materie prime, ma introduce un'inefficienza generalizzata, derivante da futili incrementi di fabbisogno energetico, lavoro e inquinamento ambientale.
La maggiore velocità di consumo cela un impiego folle ed irrazionale:
1) delle risorse,
che sono letteralmente sprecate per produrre beni che potrebbe essere
realizzati per durare a lungo, invece di guastarsi appositamente in
modo irreparabile al fine di essere ricomprati;
2) di energia,
in quanto si dovrà sopperire ad una maggior richiesta energetica
correlata ai processi produttivi del tutto inessenziali in quanto
dovuti all'iper-produzione, che sono superflui e quindi
evitabili;
3) del tempo della vita degli esseri umani, un bene dal valore inestimabile, che viene letteralmente sprecato lavorando
per produrre e riprodurre i medesimi oggetti, quando in realtà tutto
ciò potrebbe essere evitato.
Così facendo le risorse
vengono depauperate, si ha un inquinamento evitabile, le persone
dispongono di beni qualitativamente scadenti, il lavoro diventa
totalizzante ed impedisce di disporre del tempo necessario per vivere
la vita con pienezza.
Le continue costrizioni lavorative, da una parte, e la
sistematica induzione al consumo, dall'altra, inducono un senso d'insoddisfazione necessario per creare una massa
critica di consumatori compulsivi, che tentano invano di colmare il
proprio vuoto esistenziale con i prodotti ideati da appositi
specialisti del marketing.
Pur ammettendo che la crescita porti ricchezza, è altresì vero che, così come
strutturata oggi, questa corsa senza sosta comporta anche una notevole inefficienza e, quel che è peggio, ci allontana dalla felicità, oltre
che dalla sostenibilità ambientale.
La logica della crescita
per la crescita non è finalizzata al raggiungimento di obiettivi
utili per l'umanità, ma è subordinata alla volontà di un'élite che agisce per ottenere un profitto.
Il come, il perché e le conseguenze, passano in secondo piano quando si tratta del dio Denaro.
Il come, il perché e le conseguenze, passano in secondo piano quando si tratta del dio Denaro.
Se la crescita fosse
dovuta al fatto che stiamo sfamando, curando ed istruendo i poveri
del terzo mondo, oppure realizzando tecnologia verde per ripulire il pianeta
dall'inquinamento o per ripristinare gli equilibri dell'ecosistema, nessuno individuo sano di mente sarebbe contrario alla crescita,
perfino il più accanito decrescitista. Ma purtroppo non è così.
Oggi la crescita è largamente dovuta alle guerre, all'aumento dell'inquinamento, quindi delle malattie e dell'insostenibilità ambientale, allora è del tutto evidente che in questo caso qualunque individuo sano di mente non può che schierarsi dalla parte dei decrescitisti, cercando perlomeno di spezzare quella parte di crescita viziosa e dannosa che caratterizza l'economia dell'odierna società.
La crescita,
qualora venisse ricercata, non dovrebbe essere lasciata in balia
delle smanie di profitto generate dagli operatori che agiscono in condizione di libero mercato, ma dovrebbe
essere indirizzata razionalmente verso obiettivi utili per il raggiungimento del benessere dell'intera umanità, esattamente come dovrebbe avvenire anche per la decrescita.
Non si deve essere così sciocchi da decrescere per decrescere commettendo lo stesso errore, anche se in modo duale, all'ideologia crescitista.
Le scelte che inducono un'eventuale decrescita devo essere ponderate razionalmente, e devono essere compiute tenendo sempre bene in mente la meta del benessere di tutti gli esseri viventi.
Non si deve essere così sciocchi da decrescere per decrescere commettendo lo stesso errore, anche se in modo duale, all'ideologia crescitista.
Le scelte che inducono un'eventuale decrescita devo essere ponderate razionalmente, e devono essere compiute tenendo sempre bene in mente la meta del benessere di tutti gli esseri viventi.
Purtroppo gli obiettivi generati dall'inseguimento del profitto
dimostrano sempre più di discostarsi da ciò che sarebbe
estremamente utile per rendere sani e felici tutti i membri
della società e quindi, se intendiamo seriamente migliorare le condizioni di vita sperimentabili sulla terra, bisogna innanzitutto avere il coraggio di ripudiare l'obiettivo del profitto individuale.
Questa scomoda verità è totalmente contraria ai principi del libero mercato, in
quanto richiederebbe come alternativa una pianificazione
dell'economia implementata in modo tale da coordinare e finalizzare
gli sforzi dei membri del sistema verso un cammino virtuoso, cosa che l'economia di libero mercato ha dimostrato chiaramente di non essere in grado di
fare.
Inoltre il concetto di crescita per la crescita, o della crescita fine a sé stessa, oltre che con i limiti del pianeta, si scontra anche con le reali necessità degli esseri umani.
Supponiamo che il numero d'individui della popolazione sia stabile, e il sistema riesca a garantire a tutti l'accesso a beni e servizi qualitativamente elevati di cui hanno bisogno per vivere, perché mai l'anno successivo dovrebbero servirne una maggiore quantità?
Per nessun motivo, eppure l'odierno sistema economico entrerebbe in crisi, perché non si verificherebbe un'espansione dell'economia.
Per nessun motivo, eppure l'odierno sistema economico entrerebbe in crisi, perché non si verificherebbe un'espansione dell'economia.
Le considerazioni appena enunciate sono talmente ovvie che chiunque avrebbe potuto scrivere questo articolo; ma allora perché continuiamo a crescere per crescere? Perché la decrescita gioverebbe a tutti, tranne a chi realizza profitto.
Eppure è evidente che un sistema economico
veramente funzionale non dovrebbe necessariamente crescere per
rimanere in piedi, ma dovrebbe crescere quando c'è necessità di
crescere, restare stazionario quando non c'è bisogno d'incrementare
la produzione ed il consumo di beni e servizi, e decrescere quando le
circostanze, come ad esempio i limiti ambientali o l'assenza di vera
domanda (non quella indotta con la pubblicità o con i beni scadenti
che devono essere ricomprati), lo richiedono, senza andare incontro a
catastrofiche crisi economiche, ovvero senza peggiorare le condizioni
di vita degli esseri umani per quanto possibile.
Qualunque sistema
economico che non sia in grado di soddisfare queste richieste minime
è da considerarsi pessimo, inefficiente ed obsoleto e quindi da
superare.
Sappiamo che il sistema
economico attuale non ha scelta: deve crescere. Ma perché?
L'imperativo della
crescita discende dal meccanismo di moneta-debito, che viene sempre prestata previa richiesta d'interesse.
La base monetaria viene
creata dal nulla e viene emessa dalle banche centrali e a sua volta
viene moltiplicata dalle banche commerciali per mezzo dei noti
meccanismi di riserva frazionaria.
Tutti sanno che le banche
non rispettano il consiglio di S. Luca (N.t. 6, 13): “Mutuum date
nihil inde sperantes”, ovvero prestate il denaro senza attendere
nulla in cambio, e così accade che il denaro è gravato da
interesse, il che ha il naturale effetto di costringere il sistema a
crescere, perché o il sistema si espande, ripagando gli interessi, o
è destinato a fallire.
Tutto ciò fa comprendere
come l'attuale sistema economico sia intrinsecamente inefficiente, ed
in particolare l'attuale visione economica, completamente imbevuta
dell'ideologia del libero mercato e di un meccanismo di
crescita per la crescita indotto dal sistema monetario, debba essere
superata.
Adattarsi alle richieste
di un'economia folle, che non porta né alla felicità e che non
garantisce neanche la sostenibilità ambientale, rispettando dei
vincoli metafisici che ci siamo auto-imposti come se fossero
ineludibili, è una cosa stupida.
Possiamo scegliere: il sistema economico e le
sue regole, in quanto meri costrutti antropici, possono essere
modificati a nostro piacimento, in modo tale da raggiungere nobili
obiettivi, come ad esempio la sostenibilità ambientale e la felicità
dell'intera umanità.
Il potere però vuole far
credere alle persone che decrescere significhi avere di meno,
impoverirsi e quindi vivere in povertà. Ma non è così:
viviamo in un mondo finito che non può sostenere una crescita dei consumi di beni e servizi sempre maggiore, ed è quindi del tutto evidente che solo un pazzo, oppure un economista, per dirla alla Kenneth Boulding, potrebbe sostenere il contrario.
viviamo in un mondo finito che non può sostenere una crescita dei consumi di beni e servizi sempre maggiore, ed è quindi del tutto evidente che solo un pazzo, oppure un economista, per dirla alla Kenneth Boulding, potrebbe sostenere il contrario.
Decrescere significa innanzitutto aumentare l'efficienza ed
eliminare gli sprechi; avere oggetti di elevata qualità pur
lavorando di meno; ripristinare la sostenibilità ambientale
consumando energia pulita e rinnovabile; mangiare prodotti sani
coltivati a km zero invece dei veleni a basso costo prodotti dalle
multinazionali.
La decrescita crea gli spazi necessari per
consentire a tutti gli esseri umani di vivere nell'abbondanza in modo
sostenibile; restituisce il doveroso tempo alla vita sottraendolo ad
un iper-lavoro dannoso ed evitabile; contribuisce a porre fine ai
conflitti armati, tipicamente legati al predominio sulle risorse
petrolifere.
L'unico grande “difetto”
della decrescita è la sua intrinseca incompatibilità con le tipiche
logiche di profitto dell'imperante ideologia capitalistica, che di certo non
la rendono appetibile agli occhi di chi trae enormi vantaggi dall'odierno sistema economico.
Decrescere infatti
significherebbe riconoscere il fallimento della concezione economica
neoliberista fondata sul dogma del libero mercato, che induce un sistema sociale micidiale, che assicura dominio e profitto ad una minoranza, pena lo sfruttamento della massa e degli altri esseri viventi, nonché la povertà e la sofferenza dei più deboli; un inquinamento che a nessuno interessa eliminare - vale a dire malattie evitabili a volontà - farcito con un uso inefficiente delle risorse e quindi insostenibilità ambientale; nonché una chiara e generalizzata deriva dalla libertà e quindi dalla felicità.
Ecco perché il potere fa di
tutto per far credere che la decrescita sia un male, anche se a ben pensare è proprio così che stanno le cose: la decrescita è un male, certo, per chi oggi detiene ricchezza e potere.
Mirco Mariucci
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