Il
neoplatonismo
Il termine neoplatonismo può
essere utilizzato, con bivalenza di significato, sia per indicare un
determinato periodo storico,
che un atteggiamento filosofico
peculiare.
Neoplatonico fu il periodo
storico-filosofico occidentale compreso tra la metà del secondo
secolo dopo Cristo e la metà del sesto, o al più del settimo,
secolo, se si considerano anche le vicende avvenute in Alessandria
d’Egitto;
neoplatonici furono tutti
coloro che ripresero, riabilitarono, reinterpretarono, integrarono e,
in un certo qual modo, rinnovarono, l’antico pensiero di Platone, a
prescindere dal periodo storico in cui ciò avvenne.
A scanso di equivoci, precisiamo che, in vista delle finalità di
questo scritto, utilizzeremo i precedenti termini per indicare, da un
lato, l’ultima grande manifestazione del platonismo scaturita dalla
summa del pensiero greco antico e, dall’altro, i diretti
protagonisti che contribuirono a dare alla luce questo pregevole
sistema filosofico.
Il movimento neoplatonico nacque in risposta ad una profonda crisi
interiore e ad una tendenza alla svalutazione della realtà sensibile
dovute ai grandi sconvolgimenti ed alle difficoltà materiali
provocati dall’ormai prossima caduta dell'Impero romano
d'Occidente.
In questo contesto di decadenza, i filosofi tentarono di mettere in
salvo le anime dell’umanità, cercando una ricetta per liberare il
corpo dalle passioni ed elevare lo spirito. E lo fecero guardando
alla saggezza ed alla sapienza dei migliori esponenti delle correnti
filosofiche antiche.