Tratto dal saggio L'illusione della libertà, bestseller di Amazon nella categoria sociologia. Disponibile anche in download gratuito al seguente indirizzo.
La crescita è diventata un imperativo categorico dell'odierna politica economia. Ma è veramente ciò di cui abbiamo bisogno per migliorare le condizioni di vita dell'umanità?
A dispetto delle più ferme convinzioni, la crescita tout court rappresenta un obbligo che non è scevro da pesanti conseguenze, sia per quanto riguarda il tempo e i nostri ritmi di vita, che per tutto ciò che concerne l'inquinamento e la sostenibilità ambientale.
Con questo piccolo saggio intendo smentire il mito della crescita, cercando di mostrare i limiti del modello economico attuale che è condannato a crescere per non fallire.
Sappiamo che l'economia non ha scelta: deve crescere. Ma perché?
Badate bene, "deve crescere" significa che non può neanche rimanere costante, perché una crescita nulla già metterebbe in crisi il sistema economico, figuriamoci cosa potrebbe accadere con una decrescita!
In estrema sintesi, l'imperativo della crescita discende dal meccanismo di moneta-debito, che viene sempre prestata previa richiesta d'interesse.
La base monetaria viene creata dal nulla e viene emessa dalle banche centrali e a sua volta viene moltiplicata dalle banche commerciali per mezzo dei meccanismi di riserva frazionaria (1).
Le banche, però, non rispettano il consiglio di S. Luca: «Mutuum date nihil inde sperantes», che significa prestate il denaro senza attendere nulla in cambio, e così accade che tutto il denaro è gravato da interesse, il che ha il naturale effetto collaterale di costringere il sistema economico a crescere, perché o l'economia si espande, e quindi riesce complessivamente a ripagare gli interessi, pur alimentando un gigantesco schema Ponzi (2), o il sistema è destinato a fallire.
Il gioco può andare avanti finché la musica non cessa, ma quando ciò accade qualcuno si accorge che non ci sono seggiole per tutti e così iniziano i problemi...
In questo mondo folle, dove la politica ha delegato il controllo del denaro a banche centrali private, e in alcuni casi addirittura indipendenti - come la BCE - non si finanziano a debito solo i privati, come cittadini o aziende, ma anche gli Stati. Ed ecco che il sistema è obbligato a crescere.
Infatti, se malauguratamente l'economia di uno Stato non cresce sappiamo tutti benissimo che cosa accade, visti i tempi che corrono: licenziamenti, fallimenti, disoccupazione, povertà, compressione dei diritti, tagli alla sanità, svendita delle eccellenze pubbliche etc.
In parole povere: crisi e relativa austerità dovuti al fatto che l'economia ha smesso di crescere, o almeno così ci dicono.
Ma il concetto di crescita per la crescita non ha senso.
Per comprendere questo fatto fino in fondo, è sufficiente portare il sistema economico in una situazione estrema, conducendo un piccolo esperimento mentale.
In questo modo, potremo illustrare un controesempio che sarà più che sufficiente per smentire il mito della crescita.
Semplifichiamo al massimo, supponiamo che esistano solamente un bene materiale e un servizio, ad esempio uno smartphone e delle cure mediche.
Se immaginiamo un sistema economico che, a forza di crescere, sia riuscito a garantire a tutti gli esseri umani l'accesso a 1 smartphone e a 12 visite mediche all'anno, per quale motivo l'anno successivo quegli stessi individui dovrebbero necessariamente consumare 1,5 smartphone e/o fare più di 12 visite?
Molti direbbero: «io ho già uno smartphone, è ancora perfettamente funzionante, quest'anno non ho bisogno di un nuovo smartphone».
Altri: «ma io sto benissimo, per quale motivo dovrei fare 12 visite? Ne faccio una di controllo e sono a posto».
Più in generale, se tutti gli esseri umani avessero accesso ai beni materiali e ai servizi di cui hanno bisogno mediamente nel corso di in un dato anno, perché l'anno successivo dovrebbero consumarne necessariamente di più dell'anno precedente?
In generale questo è falso. Perché la produzione di beni e servizi dovrebbe aumentare? Forse perché la popolazione aumenta? È corretto, ma se la popolazione fosse stazionaria? Magari perché sono stati introdotti nuovi prodotti...
è possibile, ma ancora una volta non è strettamente necessario che s'introducano sempre nuovi beni e, anche se avvenisse, quest'ultimi potrebbero andare a sostituire il consumo di altri, che magari sono usciti dal mercato o che non devono essere riacquistati perché gli utilizzatori già li possiedono.
Complessivamente non è detto che la produzione e i livelli di consumo debbano aumentare sempre e comunque a prescindere, anche nel caso che s'immettano dei nuovi prodotti/servizi.
I miei bisogni non aumentano forzosamente di anno in anno. Quest'anno ho già comprato vestiti a sufficienza, un pc, uno smartphone e ho fatto anche una piccola operazione chirurgica che rimandavo da tanto tempo.
Il prossimo anno, al netto del cibo per vivere, e poco più, non avrò bisogno di altro.
Se il mio smartphone o il mio computer non si guasteranno irreparabilmente a causa di rotture programmate, li terrò per anni e anni, come ho fatto con il mio primo pc, che è ancora qui vicino a me proprio mentre sto scrivendo (3).
Con sommo dispiacere degli economisti sostenitori della crescita, nei prossimi anni la mia necessità di consumo diminuirà drasticamente ma... vivrò benissimo!
Ho già tutto, anche ben al di sopra del necessario, e non comprerò altro finché non ci sarà un reale bisogno.
Lo scopo della nostra vita è forse essere degli accaniti consumatori? Oppure quel comportamento consumistico che ci sembra così naturale deriva dai condizionamenti sociali?
«Si deve consumare altrimenti l'economia si blocca!».
Certamente, se il sistema economico è mal concepito dobbiamo condizionare la vita degli esseri umani per farli consumare più del necessario affinché l'economia funzioni? Che assurdità!
Personalmente ritengo che sia piuttosto riduttivo svolgere il ruolo del consumatore solo perché il sistema economico ne ha bisogno.
Noi invece, in quanto esseri umani, di che cosa avremmo bisogno per essere felici?
Perché gli economisti non si pongono questa semplice domanda?
Sinceramente ho ben altro da fare, piuttosto che sprecare il mio tempo a girare nevroticamente per negozi con lo scopo di acquistare vestiti e gadget alla moda da sfoggiare durante ridicoli eventi mondani, come l'andare a ballare in discoteca a riprodurre il moto browniano sbattendomi come solo un pollo ubriaco sa fare.
Per essere felice e sentirmi vivo, non ho bisogno di suscitare l'invidia nei confronti degli altri ostentando un look alla moda o dei futili gadget, cercando di provare l'appartenenza a un livello più alto nella scala sociale dettata dell'apparire.
E non me ne faccio nulla di ulteriori ammennicoli che già raccolgono polvere in abbondanza nella mia abitazione. Non mi serve un armadio pieno di vestiti, non devo mica fare delle sfilate, devo semplicemente coprirmi per ripararmi dal freddo.
Il cappotto invernale che uso quotidianamente ha 14 anni e adempie ancora perfettamente al suo scopo, perché dovrei comprarne un altro?
Ora immaginiamo per un istante che il sistema economico metta tutti gli abitanti della Terra nelle mie stesse fortunate condizioni, cosa accadrebbe?
Di certo, negli anni successivi in molti resterebbero senza lavoro a causa di una forte contrazione dei consumi, e in breve tempo il sistema economico capitalistico sarebbe portato al collasso.
Ci sarebbero comunque beni/servizi da produrre/offrire, come il cibo, l'istruzione o le cure mediche.
Ma nel complesso non ci sarebbe una crescita, bensì una forte decrescita, al più intervallata da momenti di crescita nulla. La disoccupazione salirebbe alle stelle, ma sarebbe forse un male?
Certo, in questo sistema economico che ci costringe a correre sempre più veloci, al pari di criceti intrappolati in una ruota, sarebbe un male estremo! Ma sarebbe un male per chi? E soprattutto perché?
Con la relativa diminuzione di produzione indotta dalla diffusione del mio comportamento anticonformista d'individuo soddisfatto che non ha bisogno di iper-consumare, i posti di lavoro diminuirebbero, eppure ciò di cui avremmo realmente bisogno, ovvero tutti i beni/servizi non correlati all'iper-consumo indotto, sarebbero proprio lì a disposizione di tutti, solo che il sistema economico c'impedirebbe di usufruirne perché, ben presto, in molti resterebbero senza un lavoro, quindi senza soldi e così non potrebbero più comprare neanche il necessario, che però sarebbe proprio lì a disposizione di tutti.
È questa l'assurdità dell'odierno sistema economico, che costringe a correre sempre più veloci anche quando non ce ne sarebbe una vera necessità.
Sostituendo i beni scadenti e soggetti a obsolescenza programmata con altri durevoli e di elevata qualità, potenzialmente tutti potrebbero avere accesso ai beni e ai servizi di cui hanno bisogno, ma tutto ciò non può essere attuato perché nel medio-lungo termine verrebbe a mancare il lavoro e quindi il pretesto per giustificare l'attribuzione di denaro mediante uno stipendio. Perché?
Perché una volta sostituiti i beni, il sistema inizierebbe a decrescere e quindi entrerebbe in crisi... ed ecco che ricomincia la cantilena: c'è la disoccupazione, l'economia non cresce, come si fa?
A questo punto della storia arrivano gli economisti classici che, ovviamente, vorrebbero far ripartire la crescita, perché all'università hanno studiato solo quel metodo per risolvere le crisi e quindi non vedono alternative.
Ma scusate un attimo... perché non ripensiamo il lavoro? O magari la gestione della moneta?
Il vero problema consiste nella mancata crescita dei consumi che induce una moltitudine di licenziamenti e quindi l'impossibilità di comprare anche i beni primari, seppur disponibili, o forse risiede nel sistema economico che non è in grado di gestire una simile dinamica?
Perché non si potrebbero dare comunque dei soldi a quelle persone, dato che il denaro si può creare dal nulla? Non si potrebbe suddividere il lavoro residuo diminuendo l'orario giornaliero in modo che nessuno resti disoccupato?
«Ma diminuendo l'orario di lavoro calerebbero anche gli stipendi, sarebbe una catastrofe!»
Beh, non necessariamente se si consuma di meno, e poi potremmo pensare di redistribuire un po' di ricchezza esistente prendendola dai pochi che hanno tanto per darla ai tanti che hanno poco, o forse no?
Potremmo mettere in atto un'apposita politica monetaria d'integrazione dei redditi, istituire un reddito d'esistenza, o un mix di queste soluzioni, se preferite.
Perché non si potrebbe cooperare per produrre ciò di cui abbiamo bisogno in quantità tali da poter essere messo a disposizione di chi ne ha necessità, senza pretendere un prezzo? Che cos'è che c'impedisce di farlo, oltre a un blocco mentale?
Non date subito una risposta negativa, rifletteteci con calma! Ora però riprendiamo il filo del discorso, forse ho divagato troppo. Tornando alla crescita tout court...
Qualcuno dirà che ci sono anche i beni immateriali, come i servizi, quelli non consumano risorse, quindi la crescita può andare avanti all'infinito.
Bene, ma in realtà anche il consumo dei servizi immateriali non può crescere all'infinito, contrariamente a quanto si potrebbe ingenuamente pensare.
Infatti un essere umano vive 365 giorni all'anno, e non se ne fa niente di un numero di servizi che cresce esponenzialmente, perché a un certo punto non avrà neanche più il tempo per usufruirne.
In astratto vale la stessa regola dei beni materiali, solo che questa volta il limite non è dettato dalla disponibilità di risorse per realizzare quei beni, ma dal tempo per utilizzare quei servizi, anch'esso chiaramente finito.
La soluzione ottimale, al solito, non è un numero crescente di servizi o un loro consumo più rapido perché lo chiede l'economia, ma il giusto numero di servizi che siano qualitativamente elevati ed effettivamente necessari per soddisfare le reali esigenze di tutta l'umanità.
I nostri bisogni non aumentano per forza di anno in anno; dal momento che lo scopo dell'economia dev'essere quello di soddisfare al meglio le vere esigenze degli esseri umani, allora è il sistema economico che si dovrebbe adattare alle nostre reali necessità, non il contrario.
Oggi invece accade esattamente l'opposto: il sistema economico deve crescere forzosamente, allora spingiamo in alto i consumi e adattiamo la vita degli esseri umani alle esigenze del sistema economico.
Ma tutto ciò è a dir poco folle!
Un'economia davvero efficiente non dovrebbe crescere necessariamente. Il sistema economico dovrebbe essere "dinamico", ovvero crescere quando c'è necessità di crescere, rimanere stazionario quando la domanda di beni e servizi è la medesima dell'anno precedente, e decrescere qualora ci fosse la necessità di decrescere, senza peggiorare le condizioni di vita degli esseri umani.
Perché dovrebbe decrescere?
Magari a causa dell'introduzione di beni maggiormente durevoli; o perché le persone hanno già tutto ciò di cui necessitano e il prossimo anno non avranno bisogno di consumare di più; o perché abbiamo raggiunto i limiti di sostenibilità ambientale e quindi è arrivato il momento di attuare delle contromisure, prima di estinguerci a causa della nostra stupidità.
Come già detto, questa elasticità del sistema economico non dovrebbe essere scaricata sul benessere delle persone, cosa che invece oggi accade, perché se per disgrazia il sistema non cresce, un gran numero di esseri umani finisce in povertà.
Se l'attuale sistema economico è inefficiente, bisogna avere il coraggio di ammetterlo e di cambiarlo. È del tutto evidente che i fondamenti dell'economia debbano essere ripensati.
In particolar modo il capitalismo e l'economia di libero mercato devono essere superati, perché adattarsi alle loro storture è stupido, dal momento che l'economia è solamente un costrutto che ci siamo auto-imposti e che ci sforziamo di rispettare come se fosse un vincolo ineludibile, ma che invece può sempre essere modificato a nostro piacimento, al contrario delle leggi di natura.
L'economia non è la fisica, tanto per intenderci. L'economia non descrive le equazioni dell'universo.
L'economia è un costrutto umano arbitrario che noi creiamo per regolamentare le attività all'interno della nostra società in modo da indirizzarle verso un determinato fine.
Tutto ciò dipende da noi, non è un'entità preesistente da scoprire, ma da definire; cambiando le regole del gioco cambia l'economia e di conseguenza mutano gli effetti sulla vita degli esseri umani, sull'ambiente e sulla società.
Mirco Mariucci
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Note:
1) La riserva frazionaria è un moltiplicatore che consente l'espansione del credito. In un sistema a riserva frazionaria diversa dal 100% il sistema bancario può accreditare del denaro in quantità superiori ai depositi di cui dispone creandolo dal nulla. Se C sono i depositi, R la riserva in %, il sistema bancario nel suo complesso può creare moneta concedendo prestiti fino a un massimo di ((1-R)/R)*C. Per approfondire si veda qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Riserva_frazionaria
2) Lo schema Ponzi è un modello economico di vendita truffaldino che promette forti guadagni alle vittime a patto che queste reclutino nuovi "investitori", a loro volta vittime della truffa. Per approfondire si veda qui: https://it.wikipedia.org/wiki/Schema_Ponzi
3) Nel corso degli anni ho sostituito due alimentatori, il resto è ancora ok, anche se la capacità di calcolo l'ha reso obsoleto, e quindi ne ho dovuto acquistare uno nuovo.
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