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venerdì 2 febbraio 2018

Dalla censura al controllo globale: come il potere sta trasformando la rete per schiavizzare l'umanità.


«Quelli che manipolano il meccanismo nascosto della società costituiscono un governo invisibile che è il vero potere che controlla. Noi siamo governati, le nostre menti vengono plasmate, i nostri gusti vengono formati, le nostre idee sono quasi totalmente influenzate da uomini di cui non abbiamo mai nemmeno sentito parlare. Questo è il logico risultato del modo in cui la nostra società democratica è organizzata. […] In quasi tutte le azioni della nostra vita, sia in ambito politico o negli affari o nella nostra condotta sociale o nel nostro pensiero morale, siamo dominati da un relativamente piccolo numero di persone che comprendono i processi mentali e i modelli di comportamento delle masse. Sono loro che tirano i fili che controllano la mente delle persone. […] Coloro che hanno in mano questo meccanismo, costituiscono il vero potere esecutivo del paese». Cit. Edward Bernays, uno dei primi spin doctor della storia, considerato fra le cento figure più influenti del XX secolo.


Negli ultimi tempi è in corso una moderna caccia alle streghe: quella relativa alle fake-news.

Ma la verità è ben altra: con il pretesto di voler combattere la diffusione di notizie “false”, il Potere si sta organizzando per mettere in atto un potente meccanismo di controllo sociale. E la strategia prevede anche l'introduzione di una nuova forma di censura.

Quando parlo di “censura” la intendo nel senso più ampio del termine: ostacolare la pubblicazione e la diffusione di un libro, vietare ad una persona di parlare liberamente in una rete televisiva o impedire ad un utente di Facebook di diffondere contenuti, arrivando, nei casi più estremi, a chiudere la sua pagina o il suo account, sono tutte delle forme di censura. 

Anche diminuire appositamente la visibilità di alcune informazioni presenti sul web è una forma di censura, ed è proprio ciò che sta accadendo sulla rete, lasciando intendere che sia giusto che qualcuno selezioni i contenuti a cui dare o togliere visibilità, perché gli utenti non sono in grado di distinguere autonomamente il vero dal falso.

E quindi, siccome per il Potere gli “utenti” sono un po' “utonti”, tanto vale introdurre la censura (per il loro bene, s'intende!), invece di concedergli la possibilità di accedere alle informazioni liberamente... che assurdità!

Ma a chi giova la censura?

Supponiamo che un individuo diffonda delle informazioni attraverso un certo canale: per quale motivo qualche genere di autorità dovrebbe impedirglielo?

Se quelle informazioni sono oggettivamente vere è doveroso che siano note, in forza della loro verità; se sono oggettivamente false non sono pericolose, perché è facile smentirle, data la loro chiara falsità; se invece, in un dato momento storico, non si riesce a comprendere se quelle informazioni siano vere o false, è auspicabile che si diffondano, in modo tale che un maggior numero di persone possa riflettere su di esse al fine di stabilire il loro grado di verità. 

Riflettiamo ora sulla reputazione di chi diffonde quelle informazioni: se l'autore agisce in modo intellettualmente onesto, argomentando in modo valido e portando evidenze a supporto, probabilmente acquisirà visibilità grazie alla sua autorevolezza, così com'è giusto e doveroso che sia. In questo modo offrirà un ottimo servizio alla comunità; 

se invece l'autore agisce in modo intellettualmente disonesto, assumendo comportamenti offensivi, argomentando in modo fallace e senza il supporto di evidenze valide, comprometterà rapidamente la sua reputazione, perché come minimo sarà screditato da altri individui reputati autorevoli e, di conseguenza, perderà visibilità, a causa della sua inaffidabilità, così com'è giusto e doveroso che sia. In questo modo non porterà alcun danno alla comunità.

Ora, se le dinamiche del sistema informativo non sono distorte da gruppi di potere in grado di (dis)orientare l'informazione indirizzandola in favore di una certa tesi, ad esempio, togliendo visibilità ad attori autorevoli e/o incrementando la diffusione di informazioni faziose appositamente scelte per raggiungere determinate finalità, è del tutto evidente che la miglior strategia per ricercare, tutelare e diffondere la verità, consista nel fare in modo che tutti abbiano libero accesso alle informazioni e che ogni individuo abbia un'effettiva possibilità di replica rispetto ai contenuti, perché ciò consente di stabilire e diffondere il vero quando un'informazione è vera, il falso quando è falsa e di favorire un confronto dialettico quando non si è al corrente del grado di verità di un certo contenuto informativo. 

Passiamo ora al lato pratico della questione.

Per rendere possibili queste dinamiche, servirebbe un canale di comunicazione distribuito e bidirezionale, che permetta a tutti i cittadini sia di ricevere che di diffondere informazioni: questo è quanto Internet ha reso possibile, o almeno è ciò che ha consentito di fare fin quando alcuni gruppi di potere non hanno iniziato ad alterare le sue dinamiche originarie...

Per comprendere in profondità ciò che intendo dire, è necessaria qualche ulteriore riflessione. 

Televisione ed Internet

Le differenze tra la rete televisiva ed Internet sono sostanziali.

Con la televisione si possono diffondere informazioni appositamente scelte e accuratamente selezionate da un piccolo gruppo di persone verso una massa di individui. Inoltre, per creare e/o gestire un'emittente televisiva e/o una trasmissione che raggiunga un vasto pubblico, servono ingenti somme di denaro. 

Un normale cittadino può chiedere di intervenire nei programmi TV già esistenti, i quali però, per mezzo dei loro gestori, hanno un assoluto potere decisionale su chi può, o non può, partecipare e su cosa può, o non può, esser detto.

Per questi motivi la televisione, così come la radio, presenta delle ottime caratteristiche per essere utilizzata come mezzo di condizionamento del pensiero, da impiegare per ottenere il controllo sociale.

Chi pensa che le élites abbiano concesso alle masse l’opportunità di acquistare dei televisori per favorire il generale benessere dell’umanità, si sbaglia di grosso: ancor prima che la televisione iniziasse a far parte della quotidianità dei cittadini, il Potere era già perfettamente consapevole che, ben presto, avrebbe avuto a disposizione il miglior mezzo tecnologico fino ad allora sviluppato per condizionare i comportamenti di un gran numero di individui, insinuando subdolamente nelle loro menti delle apposite informazioni.

Negare questa evidenza, significa negare la realtà storica di ciò che è stato, ed ancora è, l'impiego dei mass media.  E non è affatto da escludersi, in modo aprioristico, l'ipotesi che tale diffusione sia stata addirittura intenzionale, anche se all'atto pratico non vi sarebbe alcuna differenza sostanziale: di fatto, i mass media vengono utilizzati per condizionare le esistenze di miliardi di esseri umani e questo è un dato oggettivo ed incontrovertibile.

Non che si tratti di una grande scoperta, del resto è ben noto a tutti che politici e aziende spendono miliardi di dollari per influenzare i comportamenti degli elettori e dei consumatori attraverso campagne propagandistiche e pubblicitarie, perché le élites sanno perfettamente che siccome l’azione dipende dal pensiero, chi ha il potere di condizionare il pensiero ha anche il potere di controllare la società.

E l'evidenza empirica a nostra disposizione riguardante, ad esempio, i conclamati effetti del marketing, dimostra oltre ogni ragionevole dubbio che il pensiero della massa può essere effettivamente condizionato.

All'opposto delle reti televisive, con Internet chiunque può creare, diffondere e condividere informazioni, con una spesa modica, e tutti i contenuti possono potenzialmente raggiungere milioni di persone. 

Oltre a ciò, chiunque ha diritto di replica nei confronti di qualsiasi informazione e può, a sua volta, ricercare dei contenuti per documentarsi e accrescere la propria conoscenza in modo autonomo e non condizionato (almeno in teoria).

Ne consegue, che una rete libera e svincolata da dinamiche di censura, rappresenti il miglior strumento a disposizione dell'umanità per risvegliare le coscienze, nonché per smascherare e denunciare ogni genere di inganno, stortura e falsità, per organizzare movimenti politici in dissenso rispetto all'ideologia dominante... e così via. 

Ma simili evenienze sono assolutamente scomode per il Potere, il quale, all’opposto, ha bisogno di fare in modo che si diffondano soltanto delle specifiche informazioni prettamente funzionali al raggiungimento dei propri fini e di nascondere tutto ciò che potrebbe agevolare la comprensione delle dinamiche di controllo sociale in atto. 

La trasformazione di Internet

Nel corso degli anni, il processo di trasformazione di Internet da strumento di libertà a mezzo per il controllo sociale ha seguito diverse fasi e non si è ancora concluso. 

Inizialmente la rete è stata effettivamente lasciata libera.

Questa fase preliminare era necessaria per ottenere due obiettivi fondamentali: da un lato ha favorito la diffusione e la fidelizzazione degli utilizzatori, che vennero attratti dal grande potenziale esibito dalla nuova tecnologia digitale, consentendo che divenisse un fenomeno di massa; dall'altro ha reso possibile che i gruppi di potere raccogliessero enormi quantitativi di dati sensibili sulla quasi totalità della popolazione, in modo discreto.

Se la rete fosse stata sottoposta ad una rigida ed evidente censura fin dal principio, e si fosse pubblicamente dichiarato che alcuni enti stavano spiando in modo sistematico gli utenti al fine di reperire informazioni in merito alla loro vita privata, è assai probabile che gli individui si sarebbero fortemente insospettiti e avrebbero continuare a vivere senza Internet, così come avevano fatto fino ad allora.


Agendo nel modo precedentemente descritto, invece, un'esca prelibata era stata gettata e quando un gran numero di pesci era ormai abboccato, arrivò il momento di recuperare le reti...

La diffusione di Internet, infatti, incominciava a rappresentare un enorme problema per il Potere, ed è per questo che le élites hanno deciso di intervenire sulle sue dinamiche, distorcendole a loro vantaggio.

Una tappa fondamentale del percorso è consistita nel selezionare e suggerire le informazioni da consultare rendendo gli utilizzatori dei soggetti passivi. 

I motori di ricerca, come ad esempio Google, hanno recitato un ruolo fondamentale in questa fase e il motivo dovrebbe essere evidente.

Quando per ricercare un'informazione ci si affida ad un motore di ricerca, di fatto, si sta demandando l'operazione di selezione dei contenuti ad un algoritmo.

Ma chi vi assicura che le informazioni fornite da quel programma in base alle vostre richieste siano imparziali, oggettive e soddisfino le vostre necessità, piuttosto che quelle di altri enti/soggetti? Nessuno.

È oltremodo chiaro come l'algoritmo che compie l'azione di ricerca al posto vostro possa facilmente privilegiare certe informazioni piuttosto che altre, avendo così la possibilità d'introdurre una forma di censura o, più in generale, di condizionamento mentale.

Ad esempio, chi controlla l'algoritmo di Google può decidere di dare maggiore visibilità a informazioni con finalità commerciali e a notizie allineate al pensiero mainstream o, se preferite, di dare minore visibilità a informazioni essenziali che però non hanno una valenza commerciale e ad analisi volte a confutare le “verità” ufficiali.

Una simile idea è talmente semplice e banale da implementare al calcolatore, che qualunque programmatore sarebbe in grado di inserire dei filtri per alterare i risultati di ricerca a suo piacimento, senza alcun bisogno di scomodare algoritmi ben più sofisticati, come quelli basati sull'intelligenza artificiale, in grado di operare sia a livello sintattico che semantico.

Tutto ciò però non era sufficiente: bisognava rinchiudere i polli all'interno dei pollai.

Già, perché un pollo libero di razzolare è pur sempre un pollo fuori controllo che può andarsi a procurare il cibo che preferisce, mentre un pollo rinchiuso in un pollaio si nutre soltanto di quello che gli dà da mangiare l’allevatore.

Come qualcuno avrà già intuito, gli attori principali di questo processo d'ingabbiamento della rete sono i Social Network, tra i quali Facebook la fa da padrone, vantando ben due miliardi di polli attivi al mese (tra cui il sottoscritto).

Qualcuno dirà che però su Facebook sono gli stessi utenti a caricare i contenuti, proprio così, gratis per giunta, ma guarda caso chi decide cosa, come e quando mostrare a chi, è sempre l'algoritmo della piattaforma di Zuckerberg.

Ciò dà a Facebook un potere assoluto sull'informazione che circola al suo interno. E qui vorrei riportare la mia diretta testimonianza, in qualità di autore della pagina Facebook Utopia Razionale. 

Nei primi periodi di gestione le cose andavano molto bene. Non di rado un mio contenuto diventava virale. E non sto parlando soltanto di immagini accattivanti, ma anche di saggi di carattere socio-economico lunghi e noiosi.

Nel suo complesso, le informazioni della pagina totalizzavano stabilmente più di 1 milione di visualizzazioni al mese. Il numero di like ricevuti cresceva in modo elevatissimo. Poi, misteriosamente, il mio account è stato bloccato per 1 mese di tempo per ben 3 volte.

Da quel momento i numeri totalizzati dalla pagina sono diminuiti drasticamente e non sono più tornati ai livelli precedenti, neanche a distanza di anni, pur potendo contare su di una platea di iscritti decisamente più ampia.

Negli ultimi anni, si sono susseguiti diversi cambi di algoritmo su Facebook e, stranamente, ad ogni aggiornamento del software la visibilità delle pagine dei liberi pensatori e dei contro-informatori si è ridotta sempre più. Mai una volta che per sbaglio la visibilità fosse aumentata.

Con l'ultimo cambio di algoritmo messo in atto pochi giorni fa, la situazione è precipitata in modo così drastico da rendere (quasi) del tutto inutile la gestione di una pagina come la mia con oltre 65.000 followers: con i nuovi parametri, infatti, un post, che magari ha richiesto una settimana di lavoro per essere realizzato, viene condiviso da circa 10 persone e riceve mediamente 30 like. 

Comprenderete che un simile calo di visibilità, di fatto, renda la gestione delle pagine di informazione una totale perdita di tempo. In un certo senso, è come se si parlasse contro un muro di vetro insonorizzato, guardando un vasto pubblico che però non può sentire i vostri messaggi.

Vorrei informare il lettore del fatto che l'ingerenza di Facebook, e degli altri social network, in merito a certe tipologie di contenuti, volta alla diminuzione della visibilità e/o alla chiusura di pagine e account che trattano certe tematiche scomode per il Potere, è ormai appurata e conclamata, con tanto di articoli di giornale riportati su testate di livello nazionale che elogiano questa nuova forma di censura medioevale. 

Lo scopo è evidente: scoraggiare quei rari esempi di esseri risvegliati dal dedicarsi alla realizzazione di contenuti e alla loro diffusione, così da sterilizzare il loro operato, impedendo che avvenga un contagio nelle coscienze, che sarebbe fortemente destabilizzante per l'ordine costituito.

Al contempo, sempre come per magia ed in modo del tutto casuale, l'algoritmo di Facebook ha dato maggior spazio a informazioni provenienti dai canali ufficiali, come ad esempio le trasmissioni televisive. Ovviamente, gattini, cagnolini e sciocchezze varie, come video comici demenziali e spot pubblicitari, sono sempre ben ammessi e godono di ampia visibilità. Che coincidenze!

E come se tutto ciò non bastasse, con l'ultimo aggiornamento Zuckerberg ha dichiarato di aver dato più spazio ad amici e famiglia, e ancor meno alle news: si tratta di un'altra scusa per togliere visibilità alla controinformazione. 

Così facendo si è ottenuto nell'ambito virtuale quello che ho deciso di chiamare effetto bar: avete presente quando vi ritrovate al bar con gli amici a sbraitare infruttuosamente contro il governo e le politiche economiche e l'indomani mattina ritornate ognuno alla vostra vita come se niente fosse e senza modificare alcunché di rilevante nei vostri comportamenti? 

Bene, ora accade la stessa cosa anche su Facebook: commenti, post e articoli diffusi sulla propria bacheca saranno principalmente visualizzati da amici e parenti, i quali riprodurranno virtualmente le dinamiche del bar, ciascuno rinchiuso e isolato in una sorta di bolla virtuale. 

Questa dinamica è estremamente utile per il Potere, perché da una parte rappresenta un'ottima valvola di sfogo per gli individui e dall'altra rende del tutto sterile sia la protesta che l'iniziativa propositiva di quei pochi che vorrebbero cambiare l'ordine delle cose, impedendo che avvenga una propagazione virale dell'informazione

Il fallimento dell'attività di quest'ultimi rafforza il generale senso di impotenza, paralizzando nel suo complesso l'azione della collettività, che comincerà a pensare che "è tutto inutile" e che "non c'è niente da fare" per cambiare la società.

Si risolve così anche il “problema” dei movimenti di protesta spontanei che nascono dal basso e si organizzano rapidamente con i social network coinvolgendo il popolo, perché è del tutto evidente che senza visibilità non c'è neanche la possibilità di aggregare e coordinare un gran numero d'individui in vista di un fine comune.  

Non a caso, numerose pagine (anche molto seguite) sono state chiuse da un giorno all'altro, senza fornire alcuna motivazione esplicita. 

Il buon Facebook, infatti, si limita soltanto a riportare una dicitura che suona più o meno così: «è stata riscontrata una violazione degli standard della comunità», rimandando ad un'informativa composta da numerose pagine che fanno riferimento a talmente tante cose che è praticamente impossibile comprendere quale sia il vero motivo che ha portato alla chiusura della pagina.

La stessa cosa accade quando un profilo Facebook viene sospeso, ad arbitrio, dal “buon” algoritmo per un certo periodo di tempo: anche in questo caso, infatti, è sempre compito dell'utente avventurarsi in un'assurda dietrologia per cercare di comprendere le presunte “colpe” che hanno condotto alla sospensione del proprio account.

Questo è quanto accaduto, e sta accadendo, su Facebook. Chiamatelo pure come vi pare, io lo chiamo censura. 

E sia chiaro, a scanso di equivoci, che non sto contestando la chiusura di pagine e la sospensione di account che diffondo materiale pedo-pornografico, in quei casi è giusto, doveroso e legittimo che le pagine vengano chiuse e i gestori siano processati, sto parlando di liberi pensatori e attivisti che cercano di diffondere la verità.

L'ufficializzazione della censura

Al di fuori del pollaio di Facebook, la situazione non è che sia migliore. Ultimamente anche la celebre piattaforma Youtube si è messa in mostra eliminando dal web interi canali con tutti i loro contenuti.

Ciò ricorda molto da vicino l'operato del Ministero della Verità di Orwelliana memoria, ma vi posso assicurare che il bello deve ancora arrivare.

Qualche giorno fa, infatti, è stata ufficializzata la censura di Stato in Italia per quanto riguarda il web, con tanto di conferenza per annunciare il nuovo “servigio” offerto alla comunità, sempre in nome della verità, ovviamente.

Finalmente(?) gli italiani potranno segnalare mediante un apposito sito tutte le informazioni che ritengono sospette, e la polizia postale potrà intervenire stabilendo cos'è vero e cos'è falso, togliendo visibilità ad una certa tesi e/o favorendo la sua controparte e, nel caso in cui ci fossero i presupposti per intraprendere un'azione legale, potrà trasferire gli atti all'autorità giudiziaria competente. 

È lo stesso ministro dell'interno Minniti a specificare le dinamiche del nuovo ente di controllo della rete, il quale cito testualmente: «provvederà a verificare l'esistenza di smentite ufficiali» e a «renderle più evidenti». 

Questo significa istituire, di fatto, la Verità di Stato, perché è evidente che il Potere ha tutto l'interesse a diffondere prontamente delle smentite ufficiali nei riguardi di ogni tema ritenuto scomodo.

Oltre a ciò, nella medesima conferenza, il ministro dell'interno ha dichiarato anche di aver partecipato nel mese di ottobre dell'anno 2017 ad una tavola rotonda con i colossi de web (Microsoft, Google, Twitter e Facebook) ed i ministri dell'interno dei 7 Paesi più industrializzati, nella quale è stata discussa «la possibilità di avere il blocco automatico e la rimozione automatica rispetto ad alcuni contenuti».

Io resto sconvolto dall'incredibile deriva autoritaria intrapresa dall'Italia e ancor più dalla totale indifferenza degli italiani, completamente rincretiniti da un sistema scolastico ed una televisione commerciale che allenano alla demenza, istupidiscono, omologano e mantengono la massa nell'ignoranza.

Non so in quanti si rendano conto fino in fondo della gravità della cosa: con la scusa della guerra alle fake-news stanno progressivamente togliendo ai cittadini la libertà d'espressione e con essa la possibilità di dissentire rispetto alla presunta verità ufficiale.

Non spetta allo Stato, e ancor meno a dei poliziotti, molti dei quali, com’è ben noto, non sono poi così brillanti, stabilire cosa è vero e cosa è falso. Un simile atteggiamento è degno del peggior regime totalitario e dev’essere duramente condannato, senza se e senza ma.

Quale sarà il prossimo passo? Multe per chi diffonde il suo pensiero? Punizioni corporali per i liberi pensatori? O forse la galera?

L'umanità non ha appreso proprio nulla dall'esperienza dei cosiddetti smascheratori di bufale ufficiali, i quali, una volta autoproclamatisi servitori della verità, sono stati i primi a diffondere delle bufale? 

Evidentemente no. Eppure la strategia era semplice: smascherare le bufale più eclatanti per acquisire autorevolezza agli occhi dell'opinione pubblica, per poi allineare il proprio pensiero alle verità ufficiali sui temi “scomodi”, screditando le correnti di pensiero avverse. 

Ora non vi preoccupate, ci penserà direttamente lo Stato a stabilire cos'è vero e cosa non lo è al posto vostro, l'importante è che voi non protestiate e compiate il vostro dovere di schiavi del sistema. 

Che problema c'è? Se non volete essere censurati, basta che scriviate soltanto cose compatibili con le versioni ufficiali, e magari, se siete davvero bravi, il Potere vi recluterà assegnandovi un posto di lavoro ben pagato!

Accettare l'inaccettabile

Un altro punto fondamentale da chiarire è come sia possibile che simili dinamiche, già da tempo in atto e ultimamente portate addirittura ufficialmente a conoscenza dell'opinione pubblica, possano essere accettate dalle masse, come se niente fosse.

La spiegazione è semplice: si tratta ancora una volta dell'arcinota strategia Problema-Reazione-Soluzione.

Il meccanismo funziona così: il Potere vuole imporre la censura, ma non può farlo direttamente, perché se lo facesse la massa comprenderebbe e inizierebbe giustamente a protestare respingendo l'iniziativa. 

Per superare questo ostacolo, è sufficiente creare un falso problema per causare un'apposita reazione in modo tale che sia lo stesso popolo a richiedere esattamente quella misura impopolare che si voleva inizialmente attuare!

In questo caso, il falso problema lasciato proliferare, per poi essere artificiosamente esaltato ed ingigantito, è stato quello delle fake-news. Come tutti ricorderanno, c'è stato un periodo in cui le bacheche di Facebook erano colme di notizie palesemente inventate.

Al contempo, politici e opinionisti partecipavano nei principali programmi televisivi lamentando il “l'enorme problema delle fake-news”. I pennivendoli sui giornali sottolineavano la medesima questione.

In concomitanza a ciò, individui completamente ignoranti e privi di coscienza, che però vengono presentati alla folla come degli "esperti", hanno iniziato a suggerire l'implementazione di un sistema che stabilisse quali fossero le notizie false al fine di rimuoverle.

Che trovata geniale! Ma chi lo spiega a quei sedicenti intellettuali che per stabilire cos'è falso è necessario un algoritmo in grado di decidere la verità di una generica informazione e un simile algoritmo, non solo ad oggi non esiste, ma non è neanche detto che possa esistere?

Neanche a dirlo, ecco che lo stesso popolo ha iniziato ad invocare a gran voce proprio quel medesimo sistema concepito dal Potere per “risolvere” il “problema” delle fake-news. 

E la “soluzione” non ha tardato ad essere implementata, con il plauso dei beoti che non hanno capito che la storiella delle fake-news era soltanto una strategia con cui il Potere ha legittimato la censura: una sorta di “scusa” per far accettare alla massa l'inaccettabile.

Che quello delle fake-news fosse solo un pretesto, non lo sostiene soltanto il sottoscritto sulla base dell'intuizione, della logica, dell'esperienza e del buon senso, ma anche uno studio scientifico intitolato “Measuring the reach of fake-news and online disinformation in Europe”, grazie al quale, dati alla mano, si può giungere all'ironica conclusione che il problema delle fake-news, fosse una fake-news.

Chissà come mai prima di quel periodo il problema delle fake-news non esisteva su Internet? E che dire invece delle fake-news diffuse quotidianamente dalla televisione? 

Andando a testare sul campo la capacità delle istituzioni di stabilire quale sia la verità, ci si accorge subito che vi sono casi eclatanti di fake-news diffuse dagli stessi membri del governo, rispetto le quali "incidentalmente" non viene mossa alcuna censura, ma all'opposto si dà ampio spazio sulla rete.

Si pensi soltanto alle falsità economiche sostenute per screditare le tesi no-euro, le quali sono accreditate da economisti di fama mondiale; all'eclatante balla relativa alle oltre 200 morti per morbillo avvenute solo a Londra, più volte annunciata in televisione dal Ministro della Salute Lorenzin e ripresa da numerosi video presenti sul web, totalmente confutata dai dati ufficiali del Ministero della Salute della Gran Bretagna, stando ai quali nell'anno indicato è stato registrato un solo decesso in tutta la nazione e, per inciso, non si trattava neanche di un bambino, ma di un uomo di 25 anni che aveva il morbillo ma che è morto per una polmonite acuta.

Più fake-news di così non si può, eppure né chi racconta balle economiche in favore dell'Euro, né chi racconta balle mediche in favore dei vaccini, rischia di essere censurato o di essere smentito a livello ufficiale, né gli viene tolta in alcun modo visibilità sul web. Chissà perché?

La stessa cosa accade a preti, vescovi e papi, i quali con l'arte della menzogna sopravvivono ormai da quasi 2000 anni. Ma quelli no, non possono essere censurati, nonostante raccontino fake news per professione.

Simili casi dimostrano in modo inequivocabile e incontrovertibile la totale malafede in relazione ai meccanismi di controllo delle informazioni che rispondono al governo. Altro che difesa della verità, qui ci si sta allontanando sempre più dalla verità.

Soltanto chi trova giovamento dalla diffusione di un certo tipo di informazioni, e non della verità, nutre l'esigenza di distorcere l'informazione, ecco il punto. E questa è la principale esigenza dei gruppi di potere elitari, che intendono perseguire obiettivi economici e di controllo sociale, anche contro l'interesse dell'umanità.

Questo, in estrema sintesi, è quanto è stato implementato negli ultimi tempi per alterare le dinamiche del web ed imbavagliare la rete. E se la direzione non verrà invertita, assicurando una maggiore libertà d'espressione senza forme di censura, il futuro che si prospetta non sarà dei migliori, perché la rete non ha ancora espresso tutto il suo potenziale negativo in relazione al controllo sociale. Vi spiego subito il perché.

Dalla censura alla Tecnodittatura

Un tempo non esistevano centri di calcolo così potenti da scandagliare e memorizzare tutte le informazioni che transitano in rete, e non esistevano neanche algoritmi così sofisticati da analizzare non solo la sintassi (cioè le parole) ma anche la semantica (cioè il significato) delle informazioni che venivano diffuse: oggi invece sì.

Oltre a ciò, in passato, non c’era neppure una rete distribuita in modo così capillare da riuscire a raggiungere, puntualmente ed in tempo reale, ogni singolo individuo: oggi invece sì. 

Basti soltanto pensare ai moderni smartphone, dotati di ogni genere di sensore e di una grande capacità di calcolo, che ciascun individuo ha cura di portare sempre con sé, con i quali si naviga in rete per parlare praticamente di tutto, ricercare informazioni ed effettuare acquisti.

Grazie alla rete e all'utilizzo di questi strumenti, miliardi di utenti sono finiti in trappola: è così che si è potuta realizzare la più grande schedatura che sia mai avvenuta nella storia dell'umanità, creando dei veri e propri doppi digitali degli individui reali, analizzando acquisti, siti e luoghi visitati, chat, email, foto e video personali... e così via. E anche in questo caso, purtroppo, non si tratta di complottismo.

I più non saranno al corrente del fatto che oggi, per obbligo di legge, tutte le informazioni che circolano sul web e sui telefoni devono essere memorizzate e conservate per un periodo pari ad almeno 6 anni.

Tenuto conto di quanto fin qui riportato, si deve concludere che oggi, volendo, si potrebbe effettivamente mettere in atto un temibile sistema di controllo globale che agisce in tempo reale monitorando la quasi totalità degli esseri umani, perché a differenza del passato esiste la tecnologia adatta per farlo.

Il problema è che la rete, se opportunamente organizzata a tal fine, rappresenterebbe uno strumento assai più potente ed efficace, e per questo ben più temibile, rispetto alla televisione, perché a sua differenza Internet consente di colpire esattamente il singolo individuo, andando a personalizzare le informazioni destinate ad un certo soggetto sulla base del suo profilo psicologico. Un profilo, che può essere accuratamente studiato tramite i dati personali raccolti nel corso del tempo.

Se si vuole condizionare il pensiero con la televisione, il massimo che si può fare è realizzare dei contenuti che funzionino in media, ovvero che riescano ad influenzare soltanto una certa tipologia di spettatori; con internet, invece, si ha la possibilità di creare dei messaggi appositamente concepiti per ogni singolo individuo.

Come chiunque può intuire, ciò accresce in maniera esponenziale il potere di Internet come mezzo per il controllo sociale.

Per quel poco che ho potuto comprendere, l'obiettivo finale che il Potere intende raggiungere è duplice: 

da un lato, c'è il chiaro intento di trasformare Internet da mezzo bidirezionale a mezzo monodirezionale, in modo da utilizzare la rete al pari della televisione, rispetto alla quale l'élite ha un assoluto controllo su cosa, come e quando diffondere ogni genere di informazione; 

dall'altro, lo scopo è di utilizzare la rete, i motori di ricerca e i social network, in combinazione con i più comuni strumenti tecnologici utilizzati per accedervi (si pensi pure a PC, tablet, smartphone e smart TV) come dei mezzi per raccogliere quante più informazioni possibili sui singoli individui.

Ciò, in verità, sta già avvenendo. Si pensi ad esempio alla pubblicità on-line: come credete che sia possibile che i banner pubblicitari contengano beni e servizi rispetto ai quali provate interesse?

Semplice: perché è già in atto un meccanismo di controllo che analizza cosa cercate, cosa scrivete, dove vi recate, chi frequentate, i vostri stili di vita... e via dicendo.  

Vorrei far notare che condizionare il pensiero degli individui con dei messaggi pubblicitari, spingendoli così ad acquistare dei prodotti, rappresenta già di per sé una dinamica di controllo sociale.

E se un simile sistema è già in funzione per finalità di tipo commerciale, e lo è, chi vi assicura che un'analoga strategia non possa essere impiegata in senso più ampio anche per altre finalità?

Se non dovesse essere ben chiaro, stiamo parlando della messa in opera di un meccanismo che sarà in grado di condizionare le esistenze di miliardi di individui sulla base del volere di gruppi minoritari di potere che a tutto guardano tranne che al benessere dell’umanità.  

Questo genere di scenario mina le già vacillanti ed illusorie fondamenta democratiche della civiltà occidentale, pertanto non può essere né ignorato, né minimizzato, e ancor meno dev'essere bollato con dei ridicoli termini, quali ad esempio “complottismo”.

Stiamo parlando di un grande rischio che l'umanità sta effettivamente correndo: quello dell'istituzione di una sorta di governo ombra mondiale al di fuori dal controllo popolare che ha l'effettivo potere di manipolare le coscienze e le esistenze di miliardi di individui, in modo assai più efficace di quanto non sia mai avvenuto fin d'ora.

Per completare il processo che condurrà l'umanità all'interno di una vera e propria tecnodittatura, dove le élites riusciranno ad esercitare un controllo sociale pressoché totale, vi sono ancora degli ulteriori punti programmatici da implementare.

Per prima cosa, si istituirà un sistema che assegnerà un punteggio sociale ad ogni individuo calcolandolo sulla base dei comportamenti tenuti in pubblico ed in privato. 

Così facendo, ad ogni essere umano verrà associato un numero visibile a tutti che sintetizzerà la sua reputazione: chi si comporterà in modo “virtuoso” incrementerà il proprio punteggio; chi non agirà in conformità a quanto previsto dallo Stato vedrà ridursi la propria valutazione. 

Il sistema dispenserà premi e punizioni; in particolare, i cittadini con un buon punteggio saranno ricompensati, mentre quelli con una bassa reputazione sociale saranno puniti.

Anche in questo caso non stiamo parlando di scenari fantascientifici ma della realtà fattuale già impiegata in Cina in via sperimentale e che, a detta dei membri del governo cinese, diverrà pienamente operativa nel giro di un paio d'anni (2020). 

Questo sistema orwelliano di sorveglianza di massa, basato sull'analisi di big data provenienti da internet e da una fitta rete di telecamere, è già stato utilizzato per imporre severe restrizioni a milioni di cittadini. 

Le punizioni inflitte consistono: nell’inclusione in una lista nera pubblica, che riduce sensibilmente le possibilità di affittare una stanza, avere accesso al credito e recarsi all’interno di certi luoghi pubblici; nell’impossibilità di effettuare spostamenti utilizzando mezzi come l’aereo, il treno ed il taxi; nell’esclusione dalle migliori scuole dei figli di genitori reputati non affidabili; nell’impossibilità di svolgere lavori qualitativamente elevati; nella progressiva diminuzione della velocità di connessione Internet, fino alla completa impossibilità di accedere alla rete... e così via.

La scusa per implementare una simile mostruosità è quella di rendere il Paese un posto più sicuro, stimolando gli individui a comportarsi “correttamente”. 

Peccato, però, che in questo modo una élite minoritaria riuscirà ad imporre il proprio volere alla collettività, determinando, a suo arbitrio, cosa si debba o non si debba fare per essere considerati “virtuosi”, avendo a disposizione uno strumento ricattatorio con il quale rovinare la vita a tutti gli individui “scomodi”. 

Si pensi ai liberi pensatori, agli oppositori politici e agli scienziati che conducono ricerche che si scontrano con gli interessi economici e di dominio dei gruppi di potere; ciascuno di essi non potrebbe più svolgere la propria attività, se non in modo clandestino, perché altrimenti il proprio punteggio sociale verrebbe azzerato e, se così fosse, quel soggetto non riuscirebbe neppure a fuggire all'estero, perché i suoi spostamenti sarebbero proibiti, e non potrebbe neanche vivere in modo dignitoso, perché le restrizioni sociali imposte gli impedirebbero di farlo.

Ci sono delle buone ragioni per ritenere che, con degli ulteriori accorgimenti, il precedente sistema di controllo sociale diverrà ancor più temibile rispetto a quanto non lo sia già.

In primo luogo, il numero e le tipologie di apparati tecnologici dotati di intelligenza artificiale connessi in rete, al fine di reperire informazioni e condizionare le esistenze, verrà sensibilmente incrementato. 

Si pensi pure a telecamere e droni di sorveglianza, che non è da escludersi verranno dotati di armi, ma anche ad automobili, elettrodomestici ed utensili “intelligenti”, oltre a sensori di posizionamento e biomedicali indossabili. 

In secondo luogo, verranno eliminati i contanti, ovvero il sistema imporrà al popolo l'adozione di un sistema monetario che sarà esclusivamente di tipo digitale.

A quel punto, siccome i dati digitali personali diverrebbero, letteralmente, di vitale importanza per riuscire a sopravvivere nelle moderne società tecnologiche, si farà in modo di associarli in modo univoco agli individui.

Probabilmente la “soluzione” consisterà nell'inserimento di chip sottocutanei che, nelle nuove generazioni, verranno impiantati direttamente alla nascita. Il loro funzionamento sarà, in qualche modo, indissolubilmente legato al DNA.

Già oggi i microchip, un tempo considerati roba da complottisti, vengono propagandati nelle trasmissioni televisive, e perfino sui telegiornali, con la scusa di semplificare la vita ed incrementare la sicurezza, mostrando esempi di minorati mentali che si fanno beatamente impiantare per primi questi dispositivi.

In futuro, essi conterranno ogni genere d'informazione, come ad esempio i dati anagrafici, il punteggio sociale personale ed il denaro digitale posseduto, tracceranno gli esseri umani, segnalando posizione e stato di salute, e consentiranno di interagire con la moltitudine di apparecchiature tecnologiche “intelligenti” disseminate nelle abitazioni e nelle città.

Senza chip non si potrà viaggiare, acquistare beni e servizi, accedere a spazi pubblici e non si riusciranno a compiere neanche i gesti più semplici, perché le apparecchiature per attivarsi avranno bisogno di ricevere un segnale di consenso inviato dal dispositivo personale. 

Ovviamente anche queste apparecchiature saranno connesse alla rete e potranno intervenire, all'occorrenza, per colpire i “devianti” in tempo reale. 

In particolare, quando il punteggio sociale di un individuo scenderà al di sotto di una certa soglia, gli oggetti "intelligenti"  con cui quel soggetto tenterà di interagire smetteranno di funzionare.

Com'è facile comprendere, tutto ciò annullerà, di fatto, ogni forma di libertà.


Quando il marchio della bestia verrà posto sull'umanità, la profezia sarà compiuta. 

Il nuovo sistema di controllo sociale diverrà pienamente operativo ed avrà inizio l'era della tecnodittatura.

Mirco Mariucci

Fonti:


Aggiornamenti algoritmo di Facebook
Censure on-line
Studio sull'impatto delle fake-news
Ufficializzazione censura di stato
Sorveglianza di massa con conservazione dei dati
Le bufale del ministro Lorenzin
Approfondimento sulla (falsa) lotta alle fake-news
Approfondimento sulle tesi no-euro
Sistema di controllo sociale in Cina
Microchip sottocutanei

3 commenti:

  1. Voglio rivolgere una domanda all'intero staff di utopia razionale ( nel caso siate uno staff ).Se veramente esistono delle autorità che ci impediscono di avere delle conoscenze e quindi ci impediscono di accedere a determinate informazioni allora perché voi potete farlo portandolo sun Facebook, chi mi dice che sia vero quello che scrivete?

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  2. Grazie per l'illuminante ragionamento a cui cui ho subito ripensato dopo aver letto il seguente articolo http://www.huffingtonpost.it/2017/12/12/ho-lasciato-facebook-perche-mi-sento-in-colpa-per-aver-creato-strumenti-che-stanno-programmando-la-vostra-vita_a_23304557/

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  3. Quel che dici è tutto, tristemente, vero.

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