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martedì 2 ottobre 2018

Quali sono le mansioni che le automazioni sanno già fare meglio degli esseri umani?


C'è un fenomeno fondamentale che impone una seria riflessione sull'evoluzione futura del mondo del lavoro: l'avvento dell'automazione e dell'intelligenza artificiale.

Quando si parla di automazione in molti pensano alle catene di montaggio, o forse ai più recenti bracci robotizzati, ma questa è soltanto una parte di ciò che può rientrare nella ben più ampia categoria delle automazioni.

Un'altra notevole classe di automi è quella composta dai software informatici. A ben pensare, infatti, anche un programma per computer è un vero e proprio automatismo.

Combinando robot con software informatici viene alla luce un ritrovato tecnologico potenzialmente in grado di sostituire l'essere umano nella quasi totalità delle sue attività, riuscendo, non di rado, già a compiere la mansione per cui è stato progettato in modo decisamente più rapido, preciso, efficiente ed economico, rispetto a quanto il miglior essere umano specializzato nel medesimo settore sia in grado di fare.

Ormai le macchine non battono gli umani soltanto da un punto di vista fisico, ma anche da quello cognitivo: ciò significa che, teoricamente parlando, nessun tipo di lavoro è esente dal rischio di essere automatizzato, se non totalmente, di certo, parzialmente.

Per comprendere la portata rivoluzionaria dovuta all'avvento delle automazioni, riportiamo qui di seguito una casistica, peraltro non esaustiva, di ciò che robot e software sono attualmente in grado di fare.
Scacchi e Go

Non tutti sanno che sia il miglior giocatore di scacchi, che il più talentuoso giocatore di Go, attualmente presenti sulla Terra, non sono umani: Kasparov, infatti, fu battuto da Deep Blue, un calcolatore sviluppato dalla IBM, già nel 1997, mentre nel 2017 il cinese Ke Jie è stato sconfitto dall'intelligenza artificiale AlphaGo creata da Google DeepMind.

La differenza tra Deep Blue e AlphaGo è sostanziale: i programmatori di Deep Blue lo addestrarono fornendogli milioni di schemi su partite di scacchi già giocate, tra i quali il computer poteva scegliere autonomamente la mossa da fare sfruttando la sua enorme potenza di calcolo (circa 200 milioni di posizioni al secondo); i creatori di AlphaGo, invece, le hanno insegnato ad auto-apprendere le strategie di gioco!

Così facendo, dopo aver analizzato e studiato un certo numero di partite già giocate in passato da dei professionisti, l'intelligenza artificiale ha continuato il suo processo di perfezionamento giocando virtualmente milioni di partite contro se stessa, al fine d'individuare e memorizzare le mosse e le strategie migliori per ottenere la vittoria.

Il successore di AlphaGo, chiamato AlphaGo Zero, non ha avuto neanche bisogno di analizzare le mosse di un insieme di partite già giocate: nel suo caso, infatti, i programmatori si sono limitati a fornirgli in input soltanto le regole base del gioco, per poi lasciarla giocare contro se stessa partendo da zero, proprio come farebbe un principiante.

Nel giro di un mese, ciò ha consentito ad AlphaGo Zero di superare AlphaGo, divenendo a sua volta il nuovo campione del mondo di Go.

Inutile dire che la medesima metodologia di apprendimento è stata testata anche nell'ambito degli scacchi, consentendo ad Alpha Zero di battere il campione del mondo in carica tra i computer con un punteggio di 100 a 0, ottenuto con circa 4 ore di allenamento e auto-apprendimento!

Che le macchine fossero più rapide degli umani nei lavori manuali lo si era ben compreso fin dai tempi in cui Ned Ludd distrusse in segno di protesta un telaio meccanico per la tessitura, dando il via al movimento luddista, ma che gli automi sarebbero diventati più “intelligenti” degli esseri umani è una cosa che nessuno in quell'epoca avrebbe sospettato.

Se un'intelligenza artificiale è in grado di battere uno degli esseri umani più intelligenti mai esistiti sulla Terra in un'attività assai complessa, come quella del gioco degli scacchi e ancor più del Go, è del tutto evidente che il problema non è più “se il lavoro possa essere automatizzato ma "quando" l'automatizzazione del lavoro avverrà.

In parte il processo è già in atto. E non stiamo parlando delle catene di montaggio robotizzate che già da tempo fanno razzia di operai nelle fabbriche di tutto il mondo, ma anche di mansioni più elitarie e qualificate, ingenuamente reputate esenti dal rischio automazione.
Avvocati robot

Nel mondo è già sceso in campo il primo avvocato robot: DoNotPay. Specializzato in sanzioni, il suo compito consiste nell'aiutare i clienti a ottenere un risarcimento per le multe ricevute ingiustamente nei parcheggi.

Il suo ideatore ha dichiarato che l'avvocato robot metterà in seria difficoltà la lobby degli avvocati. I dati sembrerebbero dargli ragione: in 21 mesi di attività, DoNotPay è riuscito a contestare ben 160 mila multe per parcheggio irregolare su 250 mila casi presi in esame tra New York e Londra.

Man mano che la sua popolarità cresceva il nostro “avvocato” digitale “apriva” il suo studio in 50 Stati, riuscendo a vincere più di 375 mila controversie.

Nel mentre, alcuni studi legali stanno cominciando ad “assumere” degli avvocati-robot, che affiancheranno gli umani svolgendo la parte più noiosa e meno creativa del lavoro: quella di leggere, comprendere, scartabellare ed evidenziare i punti salienti di centinaia e centinaia di carte, atti, sentenze, leggi e delibere, ovviamente in modo più rapido ed economico rispetto a quanto possa fare il più caparbio e sfruttato gruppo di praticanti freschi di laurea.

Ad esempio, Ross, l'avvocato-robot sviluppato dalla IBM per questo genere di scopi, costa al mese tanto quanto un'ora di lavoro di un vero avvocato in carne e ossa, ma non si ammala, non fa ferie, né pause e non ha famiglia.

Si vocifera che sia già in grado di fare da solo, in pochi istanti, il medesimo lavoro che avrebbe richiesto intere giornate se fosse stato svolto da 5 colleghi umani.

Per giunta, Ross può passare in rassegna l’intero corpus legale recependo, in tempo reale, ogni tipo di aggiornamento utile per i suoi casi, in merito a leggi, provvedimenti e sentenze.

Non c'è da stupirsi che un "avvocato" così abile abbia facilmente trovato lavoro nei più prestigiosi Studi di avvocatura del mondo.

Si consideri che in un confronto tra un'intelligenza artificiale ed un gruppo di avvocati professionisti, organizzato per stabilire chi fosse più abile nell'analisi di contratti, gli umani hanno perso per 2 a 0: non solo l'avvocato robot ha raggiunto un livello di accuratezza del 94%, contro un 85% medio totalizzato dagli umani, ma per svolgere il compito ha impiegato soltanto 26 secondi, a differenza dei suoi colleghi in carne ed ossa che, per portare a compimento l'analisi, hanno avuto bisogno di 92 minuti. 

Siamo ancora agli inizi, ma quando questo genere di software verrà ulteriormente perfezionato e si diffonderà, perché il suo costo sarà ancor più accessibile, stravolgerà il mondo del lavoro degli avvocati.

Di certo, se “impiegati” come Ross già oggi possono occuparsi di quel lavoro ripetitivo e noioso che rallenta l’attività degli studi legali, a maggior ragione si può prevedere che in futuro ci sarà bisogno di un minor numero di avvocati umani.

Ed è assai probabile che il loro numero diminuirà ulteriormente, perché un piccolo gruppo di abili softwaristi comincerà ad arricchirsi al posto loro sviluppando applicazioni come DoNotPay in grado di gestire cause sempre più complesse.

Nel frattempo, la maggior parte degli avvocati può continuare a dormire sonni tranquilli, forse per qualche altro anno.
Guida autonoma

La stessa cosa non può dirsi per autotrasportatori e tassisti: auto e camion a guida autonoma sono già una realtà funzionante e non appena il loro costo diverrà inferiore rispetto agli stipendi degli autisti umani, un'intera categoria di lavoratori sarà sostituita, se non altro per una mera questione di profitto. E di sicurezza, aggiungo.

Quando i software per la guida autonoma saranno ulteriormente ottimizzati, consentiranno di evitare la maggior parte degli incidenti stradali, di cui il 90% è attribuibile ad errori umani, come ad esempio distrazioni, violazioni del codice della strada, incapacità alla guida etc etc.

Per chi non ne fosse al corrente, nel mese di maggio del 2015 le Google Car a guida autonoma avevano già percorso 2,7 milioni di km rimanendo coinvolte soltanto in 11 incidenti, peraltro a bassa velocità, senza che si siano provocati danni fisici alle persone e con dinamiche che non erano riconducibili ad errori dovuti alla guida automatica, ma agli altri automobilisti.

7 di questi “incidenti” erano tamponamenti subiti al semaforo e in autostrada, mentre altri due sinistri furono dovuti a colpi di striscio provocati da conducenti che non avevano rispettato i segnali di stop.

Di recente, è montata una polemica eclatante per un incidente mortale avvenuto durante la sperimentazione della guida autonoma dei veicoli Uber: come chiunque può vedere dal video dell'accaduto, una donna ha attraversato la strada di notte, comparendo davanti al cofano dell'autoveicolo all'ultimo istante.

Con quelle condizioni, è probabile che soltanto un pilota di formula uno sarebbe riuscito ad evitare l’impatto, ma di certo la quasi totalità dei guidatori umani, le cui formidabili abilità rallistiche possono essere dedotte dall’eclatante numero di incidenti che avvengono ogni giorno, non avrebbe fatto di meglio.

Eppure, se migliaia di umani investono migliaia di persone al giorno, nessuno dice nulla, ma se invece la stessa cosa accade accidentalmente ad un software in via di perfezionamento, tutte le testate giornalistiche ed i programmi televisivi del mondo ne parlano, evidenziando gli enormi pericoli dovuti alle vetture a guida autonoma!

C'è però una differenza sostanziale: dopo una simile tragedia il programma di guida autonoma verrà perfezionato, e siccome le auto pilotate da un software, grazie all'ausilio di sensori che percepiscono onde elettromagnetiche anche al di fuori del campo del visibile, riescono a “vedere” anche di notte, di certo, in futuro, al verificarsi delle medesime condizioni, non ripeteranno più lo stesso "errore", mentre invece gli esseri umani sì.

E così, a differenza dei nuovi software per la guida autonoma, i guidatori umani continueranno a commettere errori, anche in condizioni in cui gli incidenti si potrebbero facilmente evitare.

Se ben costruite, le macchine a guida autonoma possono avere dei tempi di reazione decisamente superiori al miglior pilota di formula uno e possono anche scambiare informazioni in tempo reale con le altre vetture, così da realizzare una mappa del territorio ancora più accurata, al fine di minimizzare ulteriormente la probabilità che si verifichi un sinistro.

Così, tra qualche anno, non solo le auto a guida autonoma saranno più economiche rispetto a tassisti e trasportatori, ma guideranno anche decisamente meglio della quasi totalità dei sedicenti piloti che oggi affollano le strade causando un vero e proprio sterminio, quantificabile soltanto in Italia in più di 15 milioni di incidenti, con 14 milioni di feriti e mezzo milione di morti dal 1950 ad oggi.

La tendenza è evidente: le più grandi aziende stanno investendo fior di miliardi nella guida autonoma, e quegli attori economici non spendono neanche un centesimo, se non hanno la certezza della fattibilità di quanto vanno sperimentando.

C'è da scommettere che auto, taxi e camion a guida autonoma si diffonderanno, se non nel 2020, come già dichiarato da alcune aziende, forse qualche anno più in là, ma di certo rivoluzioneranno il mondo dei trasporti. 


Consegne automatiche

Oltre agli autisti e agli avvocati, il processo di automazione del lavoro potrebbe riguardare anche postini e corrieri: in futuro, lettere, pacchi e pizze, saranno consegnati a domicilio da una flotta composta da postini, droni e fattorini robot.

Yape, un postino robot capace di trasportare piccoli pacchi, ha già preso servizio a Cremona, nell'ambito di un progetto pilota e, mentre Amazon effettua le sue prime consegne via aria in tempi da record, dall'altra parte del mondo, in Cina, l'azienda JD utilizza già una flotta di droni per le proprie spedizioni.

In futuro, non ci sarà più neanche bisogno di segnalare l'indirizzo di consegna: il drone rintraccerà l'utente che ha effettuato l'acquisto tramite il posizionamento GPS, ed una volta raggiunto il cliente in un luogo aperto, potrà riconoscerlo "leggendo" un messaggio ottico trasmesso dall'utente al drone puntando in aria il flash dello smartphone, ottenendo così il consenso per rilasciare il pacco.

Al netto dei risvolti consumistici, la possibilità di consegnare rapidamente degli oggetti in qualunque luogo via aria ha delle potenzialità di rilievo, non soltanto nella logistica: si pensi ad esempio all'invio di un kit di primo soccorso direttamente nel luogo dove si è verificato un incidente, oppure a quando una simile tecnologia sostituirà le ambulanze su ruota, riducendo drasticamente i tempi d'intervento.


Farmacisti, medici e chirurghi

I tempi di attesa si abbattono anche per i clienti delle farmacie dove prestano servizio dei farmacisti robot, concepiti per immagazzinare, prelevare e monitorare le scadenze dei farmaci. 

In realtà, si tratta di magazzinieri automatizzati, rapidi ed efficaci, con una memoria infallibile, ma in alcuni ospedali i robot preparano già i farmaci da somministrare ai pazienti, su prescrizione dei medici, ovviamente (chissà ancora per quanto?).

In Cina il dottor Xiaoyi ha superato l'esame di abilitazione all'esercizio della professione medica con la votazione di 456 punti, totalizzando 96 punti in più rispetto al livello minimo richiesto dalla normativa del proprio Paese: si tratta di un risultato notevole, se si pensa che chi ha conseguito l'abilitazione non è un umano, ma un'intelligenza artificiale.

Forte della sua abilitazione, il dottor Xiaoyi ha cominciato a fare pratica negli ospedali, sotto la supervisione dei suoi colleghi in carne ed ossa, ma in alcuni settori i medici digitali battono già i medici tradizionali.

Ad esempio, in Gran Bretagna, una chat bot, opportunamente programmata per simulare una conversazione con i pazienti al fine di raccogliere informazioni per formulare una diagnosi, ha risolto correttamente al primo tentativo l’81% dei casi, rispetto ad un punteggio medio del 72% totalizzato dai medici umani calcolato sulla base delle statistiche dei 2 anni di lavoro precedenti alla comparazione.

Un'altra intelligenza artificiale, specializzata nell'analisi della pelle, ha superato le capacità diagnostiche di un gruppo di luminari di livello internazionale che operano nell'ambito della dermatologia, individuando un maggior numero di melanomi e segnalando al contempo un minor quantitativo di falsi positivi (nevi benigni scambiati per tumori).

In ogni caso, quando i dottori robot agiscono in connubio con gli umani, le capacità mediche ne risultano potenziate, sia in qualità che in velocità.

La chirurgia robotica è già comunemente utilizzata nei migliori ospedali di tutto il mondo e consente di effettuare operazioni più precise e meno invasive, potenziando la vista e le mani del chirurgo.

Ma nel 2016, alcuni ricercatori hanno sviluppato il primo robot chirurgo in grado di operare in autonomia: il suo nome è STAR (Smart Tissue Autonomous Robot) e si occupa di ricongiungere segmenti di intestino recisi (anastomosi).

Per il momento le sue abilità sono state testate soltanto su tessuti animali, ma la sutura è risultata superiore in precisione e resistenza rispetto a quella ottenuta da chirurghi che hanno operato manualmente, in laparoscopia o con tecniche robotiche.


Muratori, camerieri, chef, cassieri e segretari

Passando dalla medicina all'edilizia, scopriamo che esistono già dei muratori-robot in grado di realizzare la struttura portante di una casa di medie dimensioni fatta di mattoni in non più di 2 giorni, lavorando ad un ritmo 20 volte più elevato rispetto ad un normale operaio.

Ma nell'ambito dell'edilizia la tecnologia più rivoluzionaria sembra essere quella relativa alla stampa 3D: avvalendosi di questa metodologia, diverse aziende hanno già dato prova di riuscire a “stampare” in loco abitazioni aventi dimensioni comprese tra i 30 e i 60 metri quadri, complete di soffitto, mura e pavimento, in non più di 12-24 ore. Il tutto ad un costo inferiore ai 10.000 dollari!

Secondo Apis Cor, una delle aziende che è riuscita nella suddetta impresa, la loro tecnica costruttiva è allo stesso tempo veloce, ecologica, efficiente e affidabile, tanto che le loro abitazioni hanno una durata stimata di 175 anni.

In Giappone, invece, sono stati inaugurati degli alberghi (quasi) interamente gestiti da robot: in uno di essi, per tenere a bada gli automi che si occupano delle 140 stanze dell'hotel, ci sono soltanto 7 esseri umani.

Negli alberghi tradizionali i robot stanno incominciando a prestare servizio come receptionist, maggiordomi e camerieri. Ma le automazioni si stanno cimentando anche nella preparazione di cocktail e pietanze.

In alcuni ristoranti ordini e portate vengono gestite da camerieri robot, in altri tutto il servizio, dalla preparazione del cibo al servizio, è stato automatizzato. E non mancano di certo esempi di chef robot decisamente efficienti.

Nei supermercati le casse automatiche sostituiscono le tipiche cassiere umane, mentre Amazon apre i primi stabilimenti senza casse, dove i clienti, sotto l'occhio vigile di un'intelligenza artificiale, possono prendere ciò che vogliono ed uscire liberamente dal negozio, per poi vedersi accreditato il conto sulla propria carta di credito, senza considerare che oggi è già possibile ordinare praticamente di tutto on-line e, in un certo senso, anche questa è una forma di automazione.

Se poi si considera che si stanno impiegando i primi robot-magazzinieri, sia nei supermercati che nelle fabbriche, si comprende che i tempi in cui si potrà fare la spesa on-line, in un negozio completamente automatizzato, per vedersela recapitare direttamente a casa da un corriere-robot nel giro di pochi minuti, non sono poi così lontani.

Nel frattempo, l'automazione sta cominciando a sostituire segretarie e operatori di call center. 

Non stiamo parlando di voci meccaniche che invitano a premere un tasto numerico dopo aver letto un lungo elenco di possibilità, ma di intelligenze artificiali che parlano e comprendono il linguaggio umano e sono in grado di adattare in tempo reale l'interazione con l'utente sulla base dei contenuti della conversazione.

Si tenga presente che l'applicazione Google Duplex ha una proprietà di linguaggio ed una musicalità tali da intrattenere conversazioni con umani, senza che questi durante gli esperimenti si siano resi minimamente conto che dall'altra parte ci fosse un automa.

Amelia, invece, una delle migliori segretarie robot attualmente programmate, parla fluentemente 30 lingue, comprende l'umore dell'interlocutore e adatta la conversazione in funzione dello stato d'animo del cliente; inoltre, impara dall'esperienza e se non conosce una risposta si documenta online in tempo reale, dando luogo ad un continuo processo di perfezionamento ed arricchimento.

Testata in diversi settori, dopo una fase di messa a punto, è riuscita a gestire autonomamente una media di 2 interrogativi su 3; nei casi in cui è costretta a "passare la palla" all'assistenza tradizionale, Amelia resta in ascolto per apprendere la risposta corretta, così da poterla riutilizzare in futuro.

Sperimentata in un call center di una grande compagnia americana, in breve tempo, Amelia è diventata così abile da riuscire a gestire correttamente oltre 60.000 chiamate al mese.

Raggiunto un così elevato livello di perfezionamento, il software risultava più economico ed efficace rispetto al medesimo servizio prestato da lavoratori umani che, in precedenza, per tagliare i costi, era già stato esternalizzato in India.

Tenuto conto di queste abilità, non è difficile dar credito al suo inventore, quando sostiene che i giorni dell'assistenza clienti fatta dagli umani sono ormai contati.

Stando alle dichiarazioni di Gabriele Antoniazzi, Amministrazione Delegato di Responsa, una start-up italiana specializzata nella realizzazione di chat bot, già oggi l'80% delle richieste di assistenza degli utenti può essere evaso grazie all'automazione, mentre soltanto il 20% di esse ha un effettivo bisogno di un operatore umano.

Si consideri che un'email di assistenza costa alle aziende 4 euro circa, una chiamata al call center con un operatore umano dai 6 ai 9 euro, mentre la spesa per un'interazione con l’assistente virtuale non supera i 10 centesimi di euro.


Banche, assicurazioni e finanza

L'intelligenza artificiale sta prendendo campo anche nel mondo della finanza, delle banche e delle assicurazioni.

A differenza degli umani, i calcolatori possono processare grandi quantità di dati ed effettuare operazioni in tempo infinitesimale.

Queste peculiarità, vengono ampiamente sfruttate nelle procedure di analisi del rischio, in ambito assicurativo, e nell'analisi dei mercati finalizzata all'high-frequency trading (transazioni ad alta frequenza), nel settore finanziario.

L'intelligenza artificiale viene impiegata per trovare la modalità più veloce per eseguire le transazioni, per fare le migliori scommesse di mercato in un dato momento e per analizzare i comunicati al fine di prevedere il rialzo, o il ribasso, di un titolo borsistico. Il fine ovviamente è il profitto.

Si consideri che ormai software dedicati sono in grado di sondare perfino l'ambito emozionale umano, analizzando informazioni di ogni genere provenienti dalle trasmissioni televisive, dagli articoli di giornale e dai social network. 

Nel mondo, software specializzati gestiscono già fondi di investimento per miliardi e miliardi di dollari, mentre il trading ad alta frequenza copre dal 35% (in Europa) al 73% (negli Stati Uniti) del totale degli scambi borsistici.

Non c'è da stupirsi se alcuni prevedono che i brokers scompariranno, sia nel campo della finanza che in quello delle assicurazioni: del resto, già oggi alcuni siti web comparano le polizze fino ad individuare la più adatta a seconda delle esigenze del cliente, il quale può sottoscrivere un contratto, senza alcun bisogno di un intermediario in carne e ossa.

In Giappone, la Fukoku Mutual Life, un'azienda assicurativa, ha licenziato decine di dipendenti per sostituirli con un software in grado di analizzare e interpretare dati complessi, immagini e video, il cui compito consisterà di passare al setaccio certificati medici, denunce e richieste di pagamento al posto dei suoi ex colleghi umani.

Così facendo, non solo l'azienda risparmierà diversi milioni di euro, ma riuscirà anche ad incrementare la produttività del 30%.

Automatizzazione dell'agricoltura

Analizzando attività ben più concrete e utili basate su attività fisiche, osserviamo come il processo di automatizzazione del lavoro sia ancor più spinto.

Tra mezzi a guida autonoma, droni, robot, sistemi gps e intelligenza artificiale, si può scommettere che nel giro di qualche anno il settore dell'agricoltura sarà uno dei primi ad essere interamente automatizzato.

In Gran Bretagna, i ricercatori dell’università Harper Adams hanno portato a compimento con successo un esperimento nel quale ogni fase del processo produttivo di un ettaro di terreno coltivato a orzo era completamente automatico.

Ben presto, gli automi sostituiranno persino i braccianti nei campi: esistono già robot appositamente realizzati per la raccolta di pomodori, cetrioli, mele, pere, pesche, limoni, melograni e peperoni, ma la gamma di utilizzo si sta ampliando con rapidità.

Alcune aziende, infatti, hanno già sviluppato dei dispositivi in grado d'individuare le fragole mature e di raccoglierle strappando o tagliando il gambo, senza danneggiare il frutto che, com'è noto, è assai delicato.

Inoltre, per rendere più versatili i robot raccoglitori, si stanno sviluppando dispositivi provvisti di “braccia” e “mani” simili a quelle degli umani, evitando così di dover progettare una macchina per ogni tipologia di raccolto.

Il connubio delle nuove tecnologie sta rendendo possibile un nuovo approccio: l'agricoltura di precisione, la cui filosofia consiste nell'intervenire in modo specifico e mirato, minimizzando l'utilizzo di acqua e prodotti fitosanitari.

A tal fine, dei droni sorvolano i campi per analizzare le fasi di crescita ed individuare le zone che hanno bisogno di essere localmente innaffiate e/o trattate, ma esistono anche delle diserbatrici meccaniche automatiche che si aggirano per i campi riconoscendo e strappando le erbacce, senza alcun bisogno di prodotti chimici.

Chi non ha il pollice verde, può affidarsi ad un ortolano robot, progettando comodamente il proprio orto automatizzato in modo virtuale, tramite un'applicazione per smartphone.

In Giappone, invece, è da poco divenuta operativa un'azienda agricola specializzata nella produzione indoor di lattuga, che adotta una filosofia incentrata sull'automazione: a regime produrrà 500.000 cespi d'insalata al giorno, riciclando il 98% dell'acqua impiegata. 

Nel mondo, si segnala l'esistenza di fattorie completamente robotizzate, sia per l'ingrasso delle vacche da carne, che per la produzione di latte di mucca. 

Esempi di stalle robotizzate sono presenti anche in Italia: non che l'umanità ne abbia bisogno, dato che se si effettuasse una transizione di regime alimentare verso fonti vegetali, si avrebbe un'efficienza assai superiore, inquinando di meno l'ambiente e garantendo una maggior salute all'umanità, in pieno rispetto dell'esistenza di tutti i viventi, ma per completezza, insieme alle altre, vanno elencate anche questo genere di inutili follie tecnologiche.

Già che siamo in tema di follie, segnaliamo anche le risibili api-robot, progettate per impollinare i fiori al posto delle vere api e degli insetti che, a forza d'inquinare l'ambiente con ogni sorta di veleno, sono ormai a rischio di estinzione.

E che dire dei docenti robot, in via di sperimentazione in alcune classi, che taluni sedicenti "esperti" della didattica farneticano d'impiegare al posto dei veri insegnanti, dimenticando che l'aspetto più importante per l'apprendimento e la maturazione degli studenti risiede proprio nel lato emotivo-sentimentale tipicamente umano?


Automazione delle industrie

Di certo, il settore dove nei prossimi anni i robot continueranno a mietere il maggior numero di “vittime” tra i lavoratori, è quello dell'industria manifatturiera.

Sono ormai decenni che le fabbriche hanno avviato processi di automazione, ma con l'avanzare della tecnica, la maggiore flessibilità dei robot e la diminuzione dei costi degli automi, il tasso di sostituzione volge sempre più in favore delle macchine, interessando nuovi settori.

L'equazione è la seguente: più robot e meno operai, uguale maggiore produzione per unità di tempo e minor costi. Un'opportunità troppo ghiotta che nessun capitalista intende lasciarsi scappare. 

Com'è ben noto, la costruzione di automobili è già ampiamente robotizzata, ma in questo periodo si sta cercando di automatizzare anche la produzione di scarpe e vestiario, per sostituire la mano d'opera a basso costo comunemente utilizzata dai grandi marchi in Paesi come Bangladesh, Cina e Vietnam.

Il fondatore di Clobot, Damiano Bonacchi, sostiene che uno dei suoi robot può eseguire il lavoro di 400 lavoratori umani e, in un sol giorno, riesce ad assemblare 10 mila t-shirt, con un costo inferiore a quello richiesto per ottenere il medesimo risultato impiegando mano d'opera cinese.

Levi's ha cominciato ad utilizzare dei robot per alcune fasi di produzione dei suoi celebri jeans, velocizzando i processi e risparmiando sui costi: le macchine, infatti, per il medesimo compito precedentemente svolto a mano, impiegano 90 secondi anziché 6-8 minuti.

Sfruttando le potenzialità di un nuovo stabilimento completamente automatizzato realizzato in Germania, Adidas ha già messo in commercio le prime scarpe interamente prodotte da robot.

Lo stabilimento produce 100.000 paia di scarpe all'anno, ma ha un potenziale di 500.000 paia, se fatto funzionare a pieno regime. E così, dopo aver delocalizzato in Cina negli anni Novanta, Adidas ha mosso un passo nella direzione inversa, rilocalizzando in una nazione “avanzata”.

Comprendiamo quindi che, non appena i robot costeranno meno degli schiavi umani, e di questi non ci sarà più bisogno, i grandi produttori saranno liberi di creare le loro fabbriche in qualunque nazione del mondo: a quel punto, i siti produttivi verranno scelti non più per ridurre il costo della forza lavoro, già minimizzato grazie alle automazioni, ma per ottimizzare qualche altra variabile, come ad esempio la tassazione, o magari per avvantaggiarsi da un punto di vista logistico o di normative ambientali.

È probabile che, a causa dei costi iniziali dovuti all’automazione del lavoro, i medio-piccoli produttori e, in generale, chiunque non sarà in grado di sostenere gli investimenti per effettuare la transizione verso un modo di produzione automatizzato, scompariranno dal tessuto sociale, perché non riusciranno ad acquistare le nuove tecnologie e a giovare degli incrementi di produttività da esse garantiti, divenendo, di fatto, meno competitivi rispetto alla concorrenza robotizzata.

È interessante notare che, in alcuni settori, già oggi le automazioni costano di meno e/o rendono di più rispetto ai più economici schiavi umani presenti sul mercato del lavoro.

Se così non fosse la Foxconn, in un suo stabilimento, non avrebbe di certo rimpiazzato ben 60 mila operai con dei robot, segnando, al contempo, un successo sia nella riduzione del costo del lavoro, che nell'incremento dei profitti e della qualità dei prodotti.

Com'è noto, infatti, a differenza degli umani, robot ben programmati non commettono errori, in gran parte riconducibili alla stanchezza e alla distrazione dei lavoratori.  

È evidente che Foxconn stia muovendo i primi passi verso una progressiva ed inesorabile sostituzione dei propri dipendenti con degli automi: il prossimo obiettivo ufficialmente dichiarato consiste nel raggiungere un tasso di automatizzazione nei propri processi di produzione del 30% entro il 2020.

Si tenga presente che negli stabilimenti della Foxconn trovano lavoro 1,2 milioni di operai; ciò significa che, se l'obiettivo verrà raggiunto, entro il 2020 i robot sostituiranno 360 mila dipendenti.

Ma l'azienda non si fermerà, perché dopo aver automatizzato le operazioni pericolose o routinarie, che gli stessi impiegati non sono (giustamente!) disposti a compiere, ed aver ottimizzato le fasi produttive già robotizzate, continuerà il processo automatizzando gli interi stabilimenti, lasciando soltanto un piccolo numero di professionisti addetti alle fasi di produzione, logistica, settaggio, testing e ispezione. 


Robotizzazione nel mondo

A giudicare dalla classifica dei maggiori acquirenti di robot industriali a livello mondiale, quello di Foxconn non sembra essere un caso isolato; la Cina, infatti, si posiziona al primo posto e da sola vale il 30% del commercio totale.

Quest'ultimo dato è assai significativo, perché rappresenta un'ulteriore conferma del fatto che l'utilizzo delle automazioni sta divenendo più economico e/o redditizio dello sfruttamento degli schiavi umani.

Nelle posizioni successive si trovano: Corea del Sud, Giappone, Stati Uniti e Germania, che tutti assieme sommano i 3/4 della domanda complessiva di robot industriali. Inutile dire che la produzione di robot è in forte aumento.

Se si guarda al tasso di robotizzazione, espresso in numero di robot ogni 10.000 operai, si scopre che su tutti primeggia la Corea del Sud (531/10.000), seguita da: Singapore (398/10.000), Giappone (305/10.000), Germania (301/10.000), Svezia (212/10.000), Taiwan (190/10.000), Danimarca (188/10.000) Stati Uniti (176/10.000)  Belgio (169/10.000) e Italia (160/10.000).

La Cina ha ancora una densità di robotizzazione inferiore a molti altri Paesi: conta 49 robot ogni 10 mila lavoratori, contro una media globale di 69/10.000, ma ha dichiarato di voler portare tale valore fino a 150, entro il 2020.

A livello continentale, l'Europa domina con 92 robot ogni 10 mila lavoratori, seguono l'America con un tasso di robotizzazione di 86/10.000 e l'Asia con 57 robot ogni 10 mila lavoratori.

Tra i principali esportatori di robot ci sono: Giappone, Germania, Italia, Francia, Stati Uniti e Sud Corea. Se però si guarda ai maggiori produttori l'ordine cambia, ed è di nuovo la Cina a primeggiare, seguita da: Corea Del Sud, Giappone, Stati Uniti e Germania. L'Italia è la maggiore produttrice di robot a livello europeo, subito dopo la Germania.


Pericoli dell'automazione del lavoro

Come avete avuto modo di comprendere, l'elenco dei mestieri e delle mansioni che già oggi possono essere svolti in modo soddisfacente dalle automazioni, e che a maggior ragione nel prossimo futuro lo saranno ancor più, è così ampio che viene quasi da chiedersi se ci sia qualche settore che non corra il rischio di essere, in qualche misura, automatizzato. 

Allo stato attuale delle cose, è difficile che le macchine possano rimpiazzare completamente gli esseri umani in quelle attività che richiedono empatia, intuizione e creatività, ma non è detto che in futuro ciò non accadrà: a quel punto, però, l'umanità dovrà riflettere in modo serio e profondo chiedendosi se sia giusto e auspicabile che la totalità delle attività venga delegata alle automazioni.

Per il momento, sembra evidente che nel breve termine le mansioni ripetitive, che siano esse meccaniche oppure cognitive, saranno assegnate alle automazioni, com'è giusto che sia, aggiungo!

Del resto, se si ha la possibilità di sollevare l'umanità dall'obbligo di svolgere dei compiti che non aggiungono nulla all'esistenza, ma che al contrario la peggiorano, potendo per giunta liberare masse di individui da un'occupazione totalizzante e logorante che non rende felici e priva di quella libertà che potrebbe favorire un processo di evoluzione spirituale... non si comprende per quale ragione non si debba sfruttare questa grandiosa opportunità. 

A meno che lo scopo non sia proprio quello di mantenere artificiosamente le masse sotto il giogo d'un lavoro che non emancipa, ma che in verità rende schiavi, con il preciso intento di mantenere l'umanità in condizione d'inferiorità, addormentando le coscienze mediante il lavoro, al fine esercitare al meglio il controllo sociale. 

Vale la pena di ricordare che non c'è alcuna garanzia sul fatto che robot e intelligenza artificiale verranno utilizzati per il bene dell'umanità. Tutt'altro!

Visto l'attuale livello di pensiero, è assai probabile che le potenzialità derivanti dall'avanzare dello stato della tecnica non serviranno ad altro che a peggiorare le condizioni di vita di molti, accelerando il già avanzato stato di declino dell'odierna società.

Produrre scienza senza incrementare la coscienza, è quanto di più temibile e pericoloso possa avvenire. La scienza, infatti, accresce il potere degli esseri umani, ma se il livello di coscienza non aumenta di pari passo, si corre il rischio che queste nuove potenzialità si ritorcano contro l'umanità. 

A riprova di quanto sostenuto, si può osservare come l'automazione sia già utilizzata in ambito militare e, si può scommettere, che nel prossimo futuro lo sarà ancora di più.

Non mancano esempi di aziende che stanno lavorando giorno e notte per dotare i propri committenti di armi tecnologiche sempre più all'avanguardia. Ma siccome i più avanzati tra questi progetti sono coperti dal segreto militare, ben poco di certo si può dire a loro riguardo.

Pertanto, non spenderò molte parole per descrivere gli ultimi ritrovati tecnologici scaturiti dalle menti addormentate di chi lavora al servizio del male.

Dirò soltanto che considerando le più recenti tecnologie per la geoingegneria, il monitoraggio dell'umanità, i sistemi di riconoscimento facciale, i tracciamenti satellitari, le bombe "intelligenti", droni senza pilota, militari robot, armi batteriologiche, armi a microonde, cannoni laser, missili nucleari e bombe atomiche, senza dimenticare i vari eserciti di zombi privi d'anima (e di cervello) presenti in tutti gli Stati, sempre pronti ad obbedire agli ordini dei loro “superiori”... ce n'è per tutti i gusti e per tutte le strategie, se lo scopo è quello di dominare e/o uccidere gli esseri umani.

Sinceramente, nonostante si dia gran risalto alle implicazioni sociali dovute al cosiddetto fenomeno della "disoccupazione tecnologica", ed io stesso abbia dedicato ampio spazio a questa tematica nel mio Trattato di sociologia, il fatto che qualche malato di mente a capo di una struttura di potere possa disporre di un esercito robotizzato e automatizzato, dovrebbe far preoccupare gli esseri umani molto più rispetto al (falso) problema dei “robot che gli ruberanno il lavoro”, perché mentre la questione della disoccupazione tecnologica può essere facilmente risolta a vantaggio di tutti, anche solo redistribuendo la ricchezza, quella del totale dominio dell'umanità, ottenuto mediante l'avvento di una dittatura tecno-militare, invece no.

Nell'attuale fase storica, quest'ultimo scenario non è da sottovalutare: se è vero che l'automazione libererà masse di esseri umani da un lavoro totalizzante, il quale attualmente svolge un innegabile ruolo come mezzo di controllo sociale, e al tempo stesso questa “liberazione” non sarà accompagnata da una cospicua redistribuzione della ricchezza, è evidente che per le élites di potere si verrà a creare un grande problema: quello di una massa di disoccupati impoveriti non più dominati dal sistema mediante il vecchio meccanismo della costrizione al lavoro.

Siccome in questo futuro ipotetico i vantaggi delle automazioni ricadrebbero soltanto su di una piccola fetta di popolazione, è ragionevole supporre che le nuove masse di disoccupati cominceranno a protestare e a pretendere il miglioramento delle proprie condizioni esistenziali.

Quindi, se le classi sociali dominanti non vorranno perdere il loro status, dovranno in qualche modo gestire la situazione, mettendo a tacere il dissenso e ri-addomesticando le mandrie umane, non più incatenate nelle aziende, con qualche altra strategia, a meno che non decidano di escogitare ed attuare un piano per mandare il bestiame al macello.

Se l'automazione del lavoro non verrà finalizzata all'innalzamento delle condizioni di vita dell'umanità, nella migliore delle ipotesi, la rivolta sociale che ne conseguirà verrà sterilizzata instaurando un nuovo sistema di controllo sociale ancor più potente, stringente e funzionale rispetto a quello precedente. 

E guarda caso, in questo periodo storico, lo sviluppo scientifico-tecnologico sta mettendo a disposizione delle élites gli strumenti adatti a creare una sorta di tecno-dittatura militare.

Ci si augura che l'umanità sceglierà la via della condivisione della ricchezza, perché le alternative di una nuova forma di dittatura tecnologica o, peggio, dell'eliminazione fisica delle masse di soggetti non ritenuti “utili” al nuovo sistema economico automatizzato, non sono affatto auspicabili.

Mirco Mariucci


Fonti


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  177. Con droni e robot l’agricoltura è farmerless. 01Net, Luigi Ferro, 18 settembre 2017. 
  178. I robot raccoglitori possono rendere più economico l’asparago verde. Hepcomotion. 
  179. Robot raccoglitori autonomi rivoluzioneranno l’agricoltura. Notizie Scientifiche, Lino D’Alessio, 15 febbraio 2018. 
  180. Arrivano i robot raccoglitori di mele. Fresh Plaza, 21 settembre 2016.
  181. Robot raccoglitori di mele in arrivo nel 2018. Fresh Plaza, 9 novembre 2016. 
  182. USA: l'avanzata dei robot raccoglitori di mele. Fresh Plaza, 20 febbraio 2015. 
  183. Tecnologia, ecco come la robotica ci aiuterà a raccogliere la frutta. Fruitbook Magazine, 30 ottobre 2017. 
  184. Guarda il robot che raccoglie la frutta senza danneggiarla. Wired, Alice Pace, 28 gennaio 2016. 
  185. Come funziona il robot industriale che raccoglie la frutta. 01Net, Luigi Ferro, 7 novembre 2017. 
  186. Raccolta e diserbo, l'era dei robot sempre più vicina. Agro Notizie, Tommaso Cinquemani. 
  187. Automazione in agricoltura: arriva il robot che raccoglie la frutta. Osservatorio Agroalimentare. 
  188. Panasonic presenta il nuovo robot per la raccolta dei pomodori. Huro Life, 10 febbraio 2018. 
  189. Da Panasonic robot per la raccolta dei pomodori. Macitynet, Mauro Notariannim 15 dicembre 2015. 
  190. Da Panasonic un robot per la raccolta dei pomodori. Fresh Plaza. 
  191. Panasonic presenta robot per raccogliere pomodori. Cosmico, Marco Pavone, 12 dicembre 2015.
  192. Ora i robot raccolgono anche i pomodori. SWZ, 16 Dicembre 15.  
  193. Robot che raccolgono frutta e verdura? Ecco Root AI. Tom's Hardware, Alessandro Crea, 9 agosto 2018. 
  194. Anche tu puoi avere un orto perfetto, grazie al robot Farmbot. Super Eva.
  195. Se l’orto di casa te lo fa il robot contadino. Fiori e foglie, venerdì, 15 luglio 2016. 
  196. L’immaginario agricolo dei Farm Bots, i robot agricoli. Scuola Ambulante di Agricoltura. 
  197. Progetto Rhea, una flotta di robot per l'agricoltura. Mondo Macchina, Andrea Peruzzi, Marco Vieri, novembre 2015.
  198. I robot di nuova generazione e la viticoltura del futuro. Info Wine, 18 gennaio 2016. 
  199. FarmBot: il robot per l’orto Open Source. Giz Blog, Giuseppe Sgrò, 1 luglio 2016.
  200. Arriva FarBot, il robot agricolo che crea l'orto perfetto. Huro, 21 aprile 2018. 
  201. La fattoria coi robot. EuroNews, 30 gennaio 2017. 
  202. Milkbots, la "bella" fattoria comandata interamente dai robot. Il Sole 24 Ore, Michele Weiss, 30 aprile 2014. 
  203. Robot, la minaccia alla manodopera arriva tra le vacche. Nella stalla che si controlla dalla app: “Si perdono i mestieri, non il lavoro”. Il Fatto Quotidiano, Barbara Righini, 29 maggio 2017. 
  204. La stalla tutta automatica è realtà. Agro Notizie, Barbara Righini. 
  205. Un'azienda agricola interamente robotizzata e gestita con una app del telefonino. Oggi Treviso, 10 gennaio 2018. 
  206. Per ogni robot si perdono 6 posti di lavoro. Allevatore italiano: vi racconto la mia fattoria senza operai. Tiscali News, Michael Pontrelli, 30 marzo 2017. 
  207. Api robot per impollinare e proteggere le piantagioni: così Walmart salverà l’agricoltura. Scienze Fanpage, Andrea Centini, 9 aprile 2018. 
  208. B-Droid, l'ape robot per l'impollinazione artificiale: un alleato degli insetti. Repubblica, Valentina Ruggiu, 4 dicembre 2016. 
  209. Api drone robot per impollinare le coltivazioni a rischio. Green Style, Floriana Giambarresi, 9 aprile 2018. 
  210. Walmart ha presentato un brevetto di ape-drone, per impollinare le coltivazioni al posto degli insetti, in via d’estinzione. Business Insider, Leanna Garfield, 8 aprile 2018. 
  211. Api in estinzione? Le sostituiranno i droni. Ecco come. Libero. 
  212. Le api sulla via dell’estinzione. Può essere un disastro per il mondo. Eco di Bergamo, 6 marzo 2016. 
  213. Api e farfalle in via di estinzione, Ue pensa a strategia per salvarli: “A rischio 15 miliardi di produzione agricola”. Europa Today, 11 gennaio 2018. 
  214. Api a rischio estinzione, l'Ue vieta l'uso di tre neonicotinoidi: "Lo facciamo per il cibo e l'ambiente". Europa Today, Dario Prestigiacomo, 27 aprile 2018. 
  215. Il futuro dell’agricoltura è in mano ai robot? Youmanist, 13 gennaio 2017. 
  216. Api a rischio estinzione. Treccani, 4 aprile 2018. 
  217. Walmart brevetta api robot per impollinare le colture. Green Me, 9 aprile 2018. 
  218. La prima azienda agricola interamente robotizzata, per la coltivazione di lattuga, arriverà nel 2017. Wine News, 2 febbraio 2016. 
  219. Nasce in Giappone la fattoria robotica del futuro. Everyeye, Giulio Marangon, 8 febbraio 2016. 
  220. In Giappone la prima 'fattoria robot'. ANSA, 1 febbraio 2016. 
  221. La lattuga coltivata dai robot. Focus, Silvia Malnati, 2 febbraio 2016. 
  222. La terra ai robot, e ai contadini cosa rimane? Solo Tablet, 12 luglio 2016. 
  223. Australia: entro 10 anni robot per raccogliere e gestire le banane nei campi. Fresh Plaza, 28 maggio 2013.
  224. Un robot come insegnante e tra i banchi arriva ‘Nao’. Il resto del carlino, Sandro Franceschetti, 23 settembre 2015. 
  225. Entro 10 anni arriveranno gli insegnanti robot. Tutto scuola, 11 settembre 2017. 
  226. I robot rimpiazzeranno i professori (e qualcosa si sta già muovendo). Bergamo Post, Giuseppe Frangi, 13 settembre 2017. 
  227. La rivoluzione educativa dei docenti-robot è dietro l’angolo oppure no? Bicocca Trainig & Development Centre, Edoardo Datteri, 3 maggio 2018. 
  228. Robot, ecco perché aiuteranno i docenti ad insegnare e gli alunni a fare i compiti. La tecnica della scuola, Dino Galuppi, 14 gennaio 2018.
  229. Robot al posto degli operai: il futuro dell'abbigliamento si chiama Clobot e parla pratese. La Nazione, Leonardo Montaleni, 26 maggio 2018. 
  230. Industry 4.0? Passa dall'automazione cognitiva del manifatturiero. Il Sole 24 Ore, Gianni Rusconi, 11 maggio 2016. 
  231. Levi’s, la rivoluzione del lavoro: robot al posto degli operai. Blitz Quotidiano, 1 marzo 2018.
  232. Robot al posto degli operai dei jeans: la svolta di Levi's. Today, 28 febbraio 2018. 
  233. Ford e la rivoluzione industriale 4.0: in catena di montaggio arrivano i “Co-bot”, i robot collaborativi. Tech Princess, Carlotta Bosca, 20 luglio 2016. 
  234. Nella fabbrica tedesca Ford, dove i robot aiutano l’uomo. Il Fatto Quotidiano, 18 luglio 2016. 
  235. Ford, addio automi: in catena di montaggio arrivano i 'co-bot', i robot collaborativi. Adn Kronos, 18 luglio 2016. 
  236. In vendita le prime scarpe realizzate completamente dai robot. Wired, Sara Moraca, 6 ottobre 2017.  
  237. Ecco la prima scarpa Adidas prodotta interamente da Robot. The Next Tech, 4 ottobre 2016. 
  238. Un robot tuttofare nella catena di montaggio Ford. Webner, Cristiano Ghidotti, 15 luglio 2016. 
  239. Foxconn sostituisce 60mila dipendenti con i robot. Repubblica, 26 maggio 2016. 
  240. Foxconn sostituisce 60mila impiegati con robot. ANSA, 31 maggio 2016. 
  241. Per Foxconn la fabbrica del futuro sarà dominata dai robot. La Stampa, Luca Castelli, 4 gennaio 2017. 
  242. Arrivano i robot! 60000 (sessanta mila) licenziamenti alla Foxconn, la società che produce gli iPhone in Cina. Diario di Vic, 27 maggio 2016. 
  243. Se i Robot sostituiscono l’uomo al lavoro: cosa insegna il caso Foxconn? Ninja Marketing, Gloria Esposito, 13 giugno 2016. 
  244. Operai addio, saranno i robot a costruire gli iPhone. Business Insider, Giuliano Balestreri, 7 gennaio 2017. 
  245. Foxconn: l'intenzione è di sostituire tutti gli operai con dei robot. Every Eye, Alessio Marino, 2 gennaio 2017. 
  246. Foxconn vuole automatizzare l’intero processo produttivo degli iPhone. Iphone Italia, Giuseppe Migliorino, 31 dicembre 2016. 
  247. Sta succedendo: Adidas torna a fabbricare scarpe in Germania, con i robot. Motherboard. 
  248. Italia al top nell’automazione: il 50% delle aziende sta già impiegando tecnologia nella produzione. Il Sole 24 Ore, 1 agosto 2015.
  249. Ecco le nazioni del mondo con la maggiore densità di robot lavoratori. Motherboard. 
  250. L'automazione industriale in Italia e nel Mondo. Impresa Oggi, 27 luglio 2017. 
  251. La Cina nuovo Eldorado per chi esporta robot. Il Sole 24 Ore, Micaela Cappellini, 16 ottobre 2017. 
  252. I robot conquistano il mondo: Cina primo mercato, Italia sesta. Il Sole 24 Ore, Luca Orlando, 2 agosto 2016. 
  253. Robot, Italia terzo Paese esportatore al mondo col 7,8% del mercato. Key4biz, Flavio Fabbri, 10 aprile 2017.  
  254. ABB e The Economist: ecco la classifica globale per la robotica e l’intelligenza artificiale. Elettronica in, 2 maggio 2018. 
  255. Italia al secondo posto in Europa per la robotica, 155 robot ogni 10mila addetti umani. Meteo Web, Ilaria Quattrone, 16 marzo 2016. 
  256. Cina, robot al posto dei lavoratori per rispondere all’aumento dei salari. Il Fatto Quotidiano, Stefano De Agostini, 4 settembre 2015. 
  257. Robotica, Italia sul podio per le esportazioni nel mondo. Economy Up, 17 ottobre 2017.
  258. Robot, quale futuro per imprese e lavoratori? Il Fatto Quotidiano, Adriano Cirillo, 2 maggio 2018. 
  259. Cina, nasce a Dongguan la prima fabbrica senza operai: “Sostituiti da 1.000 robot”. Il Fatto Quotidiano, 6 maggio 2015. 
  260. Più automi, meno operai: ecco la fabbrica 4.0. Repubblica, Marco Patucchi, 25 giugno 2017. 
  261. La Cina fa il pieno di robot. La Stampa, Carlo Lavalle, 28 agosto 2017.
  262. Venticinque anni fa le bombe 'intelligenti' davano il via alla Guerra del Golfo. News Vice, Vincenzo Leone, 15 gennaio 2016. 
  263. Le bombe intelligenti che uccidono i bambini in Siria e che anche l'Italia possiede. Huffington post, Roberto Colella, 12 gennaio 2016.  
  264. Robot da guerra e cyborg: il futuro delle guerre è la robotica militare. Robotiko. 
  265. Robot militari, così combatteranno nel futuro. Robotiko. 
  266. Robot da combattimento e droni militari, ecco la guerra del futuro. Robotiko.
  267. Droni militari, il nemico è invisibile. Robotiko. 
  268. Robot militari, la faccia nera del “progresso tecnologico”. Contropiano, Francesco Piccioni, 9 aprile 2018. 
  269. La rivolta etica dei lavoratori tech contro i robot militari. Il Sole 24 Ore, Biagio Simonetta, 8 aprile 2018. 
  270. Soldati robot operativi nel 2019? Analisi Difesa, Fabio Ragno, 30 dicembre 2014. 
  271. Droni militari le differenti tipologie. Abc droni. 
  272. Droni militari, l'Italia ha già speso 700 milioni di euro. Vita, 30 maggio 2018. 
  273. Droni militari, l’Italia spende 20 milioni per armarli. Osservatorio Diritti, Lorenzo Bagnoli, 8 giugno 2018.  
  274. Droni-killer volanti, la distopia è più reale di quanto pensiamo. Euro News, Lillo Montalto Monella 24 novembre 2017. 
  275. Microdrone killer: Slaughterbots, il video che fa riflettere l'ONU. Blasting News, Ivan Trifirò, Matteo Manzi. 
  276. Slaughterbots, i droni-killer in un video per denunciare il pericolo delle armi autonome. Fan Page,  Dario Caliendo, 20 novembre 2017. 
  277. Nelle stanze dei droni killer, dove si decide chi deve morire. Occhi della guerra, Davide Bartoccini, 26 gennaio 2018. 
  278. Stop ai droni killer, Google rompe il contratto con il Pentagono e svela la nuova arma militare Usa. Leggo, 2 giugno 2018.
  279. Le dieci armi più spaventose del momento. Wired, 8 luglio 2011. 
  280. Le super tecnologie al servizio dei servizi (segreti e non solo). Focus, Franco Severo, 20 novembre 2012. 
  281. Ecco le armi del futuro a cui lavora il Pentagono. Fan Page, Roberto Paura, 7 giugno 2012. 
  282. La nuova arma americana: così spara il cannone laser. La Stampa, 11 dicembre 2014. 
  283. Usa, micidiale cannone a raggio laser abbatte cinque droni, ma non è come nei film. Il Messaggero, Paolo Ricci Bitti, 26 settembre 2017. 
  284. Forze navali USA hanno testato cannone laser nel Golfo Persico. Sputnik News, 18 luglio 2017.
  285. La marina americana ha comprato il suo primo enorme cannone laser. Motherboard, David Axe, 12 febbraio 2018. 
  286. Esercito Usa: debutta l’elicottero che «incenerisce» i nemici col cannone laser. Corriere Tv, 5 luglio 2017.

3 commenti:

  1. Bill Gates, se non sbaglio, proponeva di far pagare le tasse sulla produttività dei robot per sostenere il sistema. Con una programmazione ad hoc e con la crescita del settore si potrebbe forse emancipare l'uomo dalla sua schiavitù?

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  2. Complimenti per quest'ultima serie di articoli veramente interessanti e approfonditi con tanto di fonti. Un lavoro eccellente. Bisognerebbe che la gente parlasse di più di questi argomenti, ma è un vero e proprio tabù dettato dall'ignoranza che c'è in giro...

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  3. Come sempre molto esaustivo e preciso, capire dove sono i nostri confini di umani, sta diventando una lotta contro ciò che abbiamo inventato, la forse inutile tecnologia!

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