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mercoledì 20 agosto 2014

Un inquietante ritratto dell'odierna società: tra inquinamento, guerre, fame, sfruttamento e povertà.

Api, albatros, plastica, idrocarburi e surriscaldamento globale.



Gli effetti dell'inquinamento dovuti alle attività antropiche si stanno manifestando in modo tangibile. 

Un chiaro marcatore della rottura tra il delicato equilibrio dell'ecosistema terreste e le attività umane è testimoniato dalla recente moria delle api

Non si tratta di un fenomeno localizzato, bensì di una tendenza generale riscontrata in tutto il mondo, riconducibile al crescente inquinamento ambientale, principalmente dovuto all'uso intensivo di una classe d'insetticidi derivanti dalla nicotina (detti neonicotinoidi), i più diffusi in agricoltura. 

Pesticidi e fertilizzanti chimici contaminano la terra e le falde acquifere, entrando nella nostra catena alimentare attraverso i prodotti che consumiamo abitualmente. 

Secondo un rapporto pubblicato dall’Environmental Working Group (un’associazione senza scopo di lucro che da anni studia l’impatto dei pesticidi sui cibi) mele, sedano, peperoni, pesche e fragole risultano essere gli alimenti più contaminati. 

Non compromettiamo chimicamente sola frutta e verdura, ma stiamo inquinando in modo considerevole anche gli oceani. 

Se per caso i disastri ambientali dovuti all'estrazione e al trasporto del petrolio non bastassero (si veda la lista dei maggiori disastri petroliferi per rendersi conto dell'entità dei danni prodotti), non c'è da preoccuparsi: ci pensa la plastica a dare mano forte nel processo d'inquinamento. 

Alcune correnti presenti negli oceani sono dotate di un particolare movimento a spirale convergente, il cui centro si rivela essere una regione relativamente stazionaria, che permette ai rifiuti galleggianti gettati dall'uomo in mare, di aggregarsi fra loro formando una nube di spazzatura. 

In questo modo vere e proprie "isole" di plastica galleggiante si sono formate già a partire dagli anni 50. 

La più grande di esse, l'Isola di plastica del Pacifico, ha un'estensione maggiore dell'area ricoperta dalla Penisola Iberica.  

Milioni di tonnellate di detriti di plastica galleggiano nei nostri mari, frantumandosi e degradandosi lentamente. 

Ma perché la plastica è pericolosa? Perché imita il plancton, che è alla base della catena alimentare. 

I pesci si cibano accidentalmente con la plastica, dal più piccolo al più grande, e così i frammenti entrano nella catena alimentare arrivando fino a noi, con conseguenze non ancora ben chiare. 

Anche gli uccelli si cibano di plastica, scambiandola per un cibo appetibile, causando vere e proprie stragi, come documentato dal regista Chris Jordan nelle isole Midway, dove gli albatros muoiono con lo stomaco pieno di pezzi di plastica (le terribili immagini sono state montate all'interno di in un breve filmato che potete vedere qui)

Non stiamo inquinando solo l'acqua ma anche l'aria. 

Tutte le principali città superano puntualmente i livelli di guardia stabiliti per il particolato prodotto dal traffico urbano, dal riscaldamento delle abitazioni e dai processi di produzione industriale. 

Il record è detenuto da Pechino, dove il Centro per il Monitoraggio Ambientale della municipalità ha rilevato una densità di PM 2.5 di oltre 700 microgrammi per metro cubo in molte aree della città, con picchi di 993 microgrammi per metro cubo, valori che superano di quasi trenta volta la concentrazione massima di sicurezza per le polveri sottili stabilita dall'Organizzazione Mondiale della Sanità. 

Dal satellite alcune città della Cina appaiono ricoperte da pulviscolo grigiastro e purtroppo non sono nubi.

La stessa energia elettrica, anziché derivare principalmente da fonti rinnovabili non inquinati, è in larga misura prodotta da fonti fossili non rinnovabili ed inquinanti.

A causa delle attività antropiche la temperatura media terrestre sta aumentando.

L'attuale riscaldamento ha una innegabile componente dovuto all'azione umana che, nel corso degli ultimi decenni, ha apportato un considerevole aumento di gas quali CO2 e metano in atmosfera, in gran parte dovuto al massiccio utilizzo combustibili fossili avvenuto su scala globale.

Anche l'immissione di prodotti di sintesi, quali i clorofluorocarburi (CFC) ed i perfluorocarburi, ha contribuito all'intensificazione dell'effetto serra, oltre ad aver causato il noto problema del buco dell'ozono, che interessa il naturale strato di gas presente in atmosfera fondamentale per l'intercettazione di quelle radiazioni dannose per la vita.

La temperatura media non solo è già aumentata, ma aumenterà ancora, e con essa gli effetti negativi per gli ecosistemi e per gli esseri umani.

Gli scenari futuri parlano dello scioglimento delle calotte polari con conseguente aumento del livello dei mari; di alterazioni delle correnti che regolano il clima con relative modifiche nella distribuzione e nella quantità delle piogge; dell'aumento del numero e dell'intensità degli uragani; dell'acidificazione degli oceani con disastrose conseguenze per gli organismi, per l'ecosistema marino ed a cascata per la catena alimentare; dell'estinzione di specie vegetali ed animali. 

Si prospettano fenomeni di desertificazione, diminuzione di disponibilità di acqua dolce, di un peggioramento dei raccolti agricoli, come quelli dell'Africa subsahariana, dovuto all'aumento della temperatura. 

Alcune zone ora densamente popolate potrebbero divenire inabitabili, con conseguenti migrazioni di massa.

Attualmente produciamo una quantità di rifiuti urbani e industriali al ritmo di 4 miliardi di tonnellate all'anno, pari a 650 kg per abitante. 


Oltre al metodo classico, che consiste nel trasformare il mondo in una pattumiera invivibile, tutt'ora molto apprezzato visto che il 70% dei rifiuti raccolti ogni anno finisce in discarica, abbiamo escogitato un'ulteriore arguzia per smaltire gli scarti del nostro iper-consumo: bruciare i rifiuti trasformando l'aria in un gas nocivo irrespirabile.

L'inquinamento dell'aria, dell'acqua, del suolo contribuiscono inevitabilmente ad aumentare l'incidenza delle malattie sugli esseri umani.

Nel 2012, secondo uno studio dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, l'inquinamento dell'aria ha provocato la morte di 7 milioni di persone nel mondo, divenendo il maggior rischio ambientale per la salute umana.


L'impronta ecologica, un indicatore utilizzato per valutare il consumo umano di risorse naturali rispetto alla capacità della Terra di rigenerarle, mostra in modo chiaro che il nostro attuale stile di vita è bel oltre la sostenibilità.

Nel 1961 l'umanità usava il 70% della capacità globale della biosfera, ma già nel 1999 era arrivata al 120%.

Secondo i calcoli del Global Footprint Network
, oggi ci sarebbe bisogno di 1,5 Terre per produrre le risorse ecologiche rinnovabili necessarie per sostenere l'attuale impronta dell'umanità.

Le proiezioni riguardanti la popolazione, l'energia e il cibo indicano che l'umanità potrebbe richiedere la biocapacità di 3 pianeti ben prima della metà di questo secolo. 

Avete idea di dove trovarli?

Guerra: la morte non la fermerà.



A nulla servirono i 2 milioni di morti delle guerre napoleoniche. Non bastarono i 10 milioni di morti delle prima guerra mondiale, né i 45 milioni della seconda. Neppure i 4 milioni del Vietnam o i 2,5 milioni della Corea e neanche il milione di morti della più recente invasione sovietica dell'Afghanistan.

Non c'è apparentemente nulla che sia in grado di fermare la grande macchina della guerra, neppure la lunghissima lista delle morti avvenute a causa della guerra.

Nel mondo attualmente possiamo identificare ben 62 Stati coinvolti in guerre internazionali o interne, con circa 550 tra milizie, guerriglieri, cartelli della droga e gruppi separatisti coinvolti.

L'Africa rappresenta il continente con il maggior numero di conflitti con 25 stati coinvolti in guerre, tra le quali possiamo ritrovare:
  • Egitto con la rivolta popolare contro il governo 
  • Mali in guerra contro i tuareg e militanti islamici 
  • Repubblica Centrafricana che vive una guerra civile 
  • Repubblica Democratica del Congo in guerra contro gruppi ribelli 
  • Somalia e Nigeria che lottano contro militanti islamici 
  • Sudan in guerra contro gruppi ribelli ed il Sud Sudan che è in guerra civile. 
A seguire l'Asia con 15 Stati coinvolti in guerre, tra cui particolarmente cruente sono quelle combattute:
  • in Afghanistan, Filippine e Pakistan tutte contro militanti islamici 
  • Birmania-Myanmar contro i gruppi ribelli 
  • Thailandia a seguito del colpo di Stato dell’esercito del maggio 2014.
Anche l'Europa non fa eccezione con 9 stati coinvolti in conflitti armati, qual:
  • Cecenia e Daghestan entrambe in guerra contro i militanti islamici 
  • Ucraina a seguito della secessione dell’autoproclamata Repubblica Popolare di Donetsk e quella di Lugansk. 
In Medio Oriente 8 stati sono attualmente in guerra, di cui la più nota è sicuramente quella tra Palestina e Israele attuata contro i militanti islamici della Striscia di Gaza.

Altre aree calde sono la Siria in guerra civile, l'Iraq e lo Yemen in guerra contro e tra i militanti islamici.

Nelle Americhe 5 stati sudamericani stanno combattendo dei conflitti contro gruppi separatisti, cartelli della droga e milizie locali. Tra questi ritroviamo la Colombia in guerra contro i gruppi ribelli ed il Messico in lotta contro i gruppi del narcotraffico (fonte).

Attualmente la spesa militare complessiva mondiale si aggira in prossimità della mostruosa cifra di 1.500 miliardi di dollari, mentre i servi del potere continuano a dirci che non si sono i soldi per eliminare la povertà estrema o per garantire istruzione e cure mediche per tutti.

Nell'odierna società, assistiamo anche alla paradossale assegnazione di premi nobel per la pace ad individui o enti che hanno autorizzato conflitti armati.

Come ad esempio quello assegnato a Barak Obama "per i suoi straordinari sforzi per rafforzare la diplomazia internazionale e cooperazione tra i popoli" o quello ancor più curioso dell'Unione Europea che "per oltre sei decenni ha contribuito all'avanzamento della pace e della riconciliazione della democrazia e dei diritti umani in Europa".

Proprio così, premi nobel per la pace, che fanno la guerra per ottenere la pace.

Ricchezza, sfruttamento e povertà.



Oggi circa 870 milioni di persone non hanno cibo a sufficienza per condurre una vita sana. Una persona su 8 nel mondo va a letto affamata, ogni giorno. 

La fame è al primo posto nella lista dei fattori di maggior rischio per la salute nel mondo e uccide ogni anno più persone di AIDS, malaria e tubercolosi messe insieme. 

Nei paesi in via di sviluppo un terzo delle morti di bambini al di sotto dei 5 anni è legato alla denutrizione (fonte). 

Circa 24.000 persone muoiono ogni giorno per fame o per cause ad essa correlate, ma al tempo stesso ci permettiamo il lusso di sprecare un terzo del cibo prodotto a livello globale. 

Nel mondo vengono buttate 1,3 tonnellate di cibo all'anno una quantità 4 volte superiore a quella che sarebbe necessaria per sfamare la parte di popolazione affamata. 

L’attuale capacità produttiva è sufficiente per soddisfare i bisogni dell’intera umanità, ma il cibo è mal distribuito. 

Mentre nei paesi in via di sviluppo (e non solo) si muore di fame, scopriamo che in America nel 2005 morivano a causa di malattie dovute a sovrappeso ed obesità rispettivamente 111.909 e 365.000 persone. 

Eccessi e sprechi da una parte controbilanciati da fame e disperazione dall'altra. 

In America il reddito medio è di circa 36.625€ pari a 3.052 € al mese, l'Italiano medio invece dichiara 19.750 € ovvero 1.641 € al mese. 

Lo stipendio medio in Polonia è di 630 €, in Serbia si guadagna in media 414 € anche se i dipendenti della Fiat-Serbia percepiscono una paga di 300 €

Per la Cina si parla di una media di 300 € al mese, ma lo stipendio mensile di un operaio Foxconn, l'azienda che produce gli iPhone per i ricchi, è di circa 200 euro

Nel mondo 3 miliardi di persone vivono con 2,5 $ al giorno, pari a 1,85 €. In Italia il 5% dei contribuenti con i redditi più alti, detiene il 22,7% del reddito complessivo, ovvero una quota maggiore a quella detenuta dalla metà dei contribuenti con i redditi più bassi.

La tendenza ad una distribuzione fortemente iniqua della ricchezza sembra essere generale.

Nel mondo le 300 persone più ricche possiedono la stessa ricchezza dei 3 miliardi dei più poveri (fonte).

La ricchezza riposta nelle mani dell'1% dei più ricchi del mondo ammonta al 46% della ricchezza totale, ed è pari a 65 volte il totale della ricchezza della metà della popolazione più povera del globo (fonte).

Il millenario problema dello sfruttamento dell'uomo sull'uomo, non è ancora stato risolto, e per quanto in alcuni casi appaia mitigato nella forma, l'ingiustizia insita nel suo comportamento resta immutata.

Perché un uomo dovrebbe sfruttarne i propri simili per raggiungere i suoi egoistici obiettivi di profitto?

L'orario di lavoro medio oscilla dalle 30 ore settimanali di chi ha la fortuna di lavorare in Olanda, alle famose 40 ore settimanali italiane ad orari disumani, completamente al di fuori di ogni logica, imposti alle masse di lavoratori sfruttati nel paesi in via di sviluppo.

In un articolo apparso su repubblica, i dipendenti di Kingmaker Footwear - un fornitore che lavora su licenza autorizzato a fabbricare le celebri scarpe Timberland - raccontano le condizioni di lavoro sperimentate da chi costruisce gli oggetti del desiderio delle società avanzate:

giornate di lavoro che vanno dalle 7:30 del mattino alle 21:00 di sera, l'obbligo di effettuare gli straordinari e lo sfruttamento minorile rappresentano la normalità.

Qual è il vero fine per l'umanità?



Com'è possibile che quella attuale sia la migliore società che siamo stati in grado di realizzare? 

Una società di esseri umani che con le proprie azioni inquina l'ambiente in modo insostenibile, che contribuisce ad aumentare l'incidenza delle malattie, arrivando paradossalmente a mettere a repentaglio la propria salute rischiando l'estinzione, senza considerare la sofferenza indotta verso se stessi e nei confronti delle altre specie del regno animale.

Una società disposta a spendere 1.500 miliardi di dollari per fare la guerra, ma che al contempo permette a quasi 1 miliardo di persone di soffrire la fame.

Una società che fa corrispondere all'opulenza ed allo spreco di una minoranza, la miseria e la disperazione della massa.

Una società avida di denaro, che ha ben pensato di ideare e giustificare un sistema economico in grado di distribuire la ricchezza disponibile in modo neanche piramidale, ma a "coppa di champagne".



Una società dove le persone vengono sfruttate in modo disumano da una minoranza d'individui parassitari per inseguire ridicoli scopi di profitto, grazie all'incessante spinta di un ricatto economico.

Esseri umani ai quali viene rubata la vita, costretti a lavorare 8-14 ore al giorno in condizioni intollerabili svolgendo mansioni futili, ridondanti, logoranti in cambio di un salario che troppo spesso non è neanche sufficiente per vivere dignitosamente.

Invece di cooperare in modo sinergico per un fine nobile volto al raggiungimento del benessere comune, i membri dell'odierna società sono divisi, e lottano l'uno contro l'altro, per cercare di migliorare la propria condizione a prescindere da ciò che accadrà all'ambiente o agli altri esseri umani.

E' arrivato il momento di chiederci seriamente: 
perché nonostante gli innegabili successi ottenuti dal punto di vista scientifico tecnologico siamo ancora a questo punto?

Ci stiamo realmente impegnando per risolvere i problemi che affliggono l'attuale società? 

Quale obbiettivo stiamo inseguendo come esseri umani e cos'altro invece dovremmo perseguire, se non il nobile intento di realizzare una società sostenibile a misura d'essere umano?

Mirco Mariucci

Fonti:

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