Sono trascorsi circa 4 miliardi di anni da quanto la vita è comparsa per la prima volta sul
pianeta Terra. La storia dell'evoluzione umana inizia da una
popolazione di primati stanziatisi nel Rift africano, non più di
alcuni milioni di anni fa. Da allora l'intelligenza della nostra
specie è aumentata sensibilmente, permettendoci di comprendere le
leggi della fisica che regolano l'universo e di esercitare il dominio
sugli altri animali. Ma cosa ne abbiamo fatto delle nostre straordinarie capacità?
Mi rattrista vedere quanto
ancora la società in cui viviamo sia fortemente caratterizzata da
una profonda sofferenza e da un'intollerabile ingiustizia. Anziché vivere in pace
combattiamo guerre per il predominio delle risorse. Non stiamo
combattendo un nemico comune, lottiamo contro noi stessi, essere
umano contro essere umano, l'uno costruisce l'arma che ucciderà
l'altro. Potremmo vivere in armonia
con l'ambiente, invece stiamo distruggendo l'ecosistema
inquinando l'aria che respiriamo, l'acqua che beviamo e il cibo che
mangiamo. Con le nostre azioni compromettiamo la nostra stessa
salute. Stiamo esaurendo risorse
importanti, consumando a ritmi esponenziali materie prime che la
Terra ha generato in milioni di anni per produrre oggetti troppo
spesso futili e scadenti. Abbiamo a disposizione
energia pulita rinnovabile, ma preferiamo produrla da fonti fossili
non rinnovabili, contribuendo ad aumentare ancor più un
indesiderabile inquinamento ambientale. Non consideriamo tutti gli
individui come esseri umani, ma facciamo delle distinzioni in base al
colore della nostra pelle o al luogo dal quale proveniamo. Potremmo vivere tutti in
condizioni paritarie, invece suddividiamo la ricchezza che siamo in
grado di realizzare in modo iniquo. Viviamo in una
società fortemente stratificata, dove una minoranza della
popolazione sfrutta in modo parassitario il lavoro altrui per
raggiungere esclusivamente i propri fini egoistici. Il
nostro è un mondo fatto di schiavisti e di schiavi, di padroni e di
lavoratori, di ricchi e di poveri. Siamo suddivisi in classi in base
al livello che riusciamo a raggiungere nella scala sociale. Non assegniamo il giusto
valore alle nostre esistenze, e così ci siamo ridotti alla strenua
d'ingranaggi inconsapevoli che si muovono all'interno d'un sistema
che non è neanche ideato per realizzare la nostra felicità. Stiamo sacrificando il
nostro bene più prezioso, il tempo della vita, sull'altare del
lavoro, svolgendo ruoli ripetitivi, alienanti e logoranti. Vivendo all'interno di una
società dove la dimensione economica è diventata totalizzante, sperimentiamo una costrizione che contribuisce al manifestarsi di un diffuso malessere psicofisico. Abbiamo smarrito il senso della nostra esistenza, il nostro fine è
diventato il denaro. Chiediamo aiuto con la
preghiera a degli esseri immaginari, nella vana speranza
che possano risolvere i nostri problemi. Per alleviare la sofferenza
che ci stiamo infliggendo reciprocamente, ci lasciamo illudere da chi
millanta l'esistenza d'un paradiso al di la di questo mondo. Abbiamo modellato una
società che è il riflesso della nostra stupidità. Perché lo
abbiamo fatto?
Stiamo inseguendo degli obiettivi errati. Ogni nostra singola azione non avviene con lo scopo di contribuire al raggiungimento del benessere dell'umanità, ma per inseguire il profitto. Viviamo in
competizione, l'uno contro l'altro, per accaparrarci un po' di
ricchezza a discapito della vita degli altri. Ci siamo illusi che
lottando per inseguire egoisticamente i nostri obiettivi in modo scoordinato, avremmo in
qualche modo contribuito a migliorare la società. Ma non è stato
così. La risultante di quelle singole azioni scaturite dal motivatore economico del
profitto, ha legittimato lo sfruttamento dell'uomo sull'uomo,
l'inquinamento, la guerra e la povertà. Così facendo abbiamo costruito un mondo che sta dimostrando sempre più
di non essere a misura d'uomo.
Percepiamo chiaramente le
distorsioni dell'attuale società, le subiamo quotidianamente,
eppure innanzi alle evidenti ingiustizie, ai problemi ed alle
inefficienze assistiamo inermi, apatici e l'unico gesto che siamo in
grado di compiere è un'egoistica scrollata di spalle. Sappiamo che la
nostra società è in declino, ma non facciamo nulla di concreto per cambiarla. Invece di opporci ci rendiamo
complici della legittimazione delle distorsioni della nostra società.
Non ostacoliamo con forza
le guerre, non ci rifiutiamo di costruire armi o di far parte degli
eserciti. Permettiamo ad una
minoranza di esseri umani di sfruttare il lavoro altrui, e anziché
combattere gli sfruttatori ringraziamo per la possibilità di essere
sfruttati. Tolleriamo una
distribuzione fortemente inquina della ricchezza, invece di
pretendere a gran voce che venga redistribuita a favore dei poveri e
degli indifesi. Continuiamo noi stessi in
prima persona a compromettere l'ecosistema, e invece di
ridurre il nostro impatto ambientale, seguiamo delle mode stupide,
alimentando il consumismo. Non pretendiamo che ci
venga riconosciuto il giusto valore del tempo della vita, ma siamo i
primi che svendiamo la nostra esistenza al peggior offerente. Non riusciamo a
comprendere che i confini esistono solo nella nostra mente, e che non
c'è alcuna differenza sostanziale tra gli abitanti della Terra. Ci sfugge che
il vero obiettivo non è raggiungere il nostro benessere, ma quello di tutti gli
esseri umani. Non ci degniamo di agire
in prima persona per migliorare la società, ma deleghiamo agli altri il
potere, limitandoci a futili lamentele quando puntualmente viene usato contro la collettività. Perché lo stiamo facendo?
Nasciamo e cresciamo
all'interno di un sistema che ci insegna a comportarci in un
determinato modo. Veniamo normalizzati. La nostra mente è intrappolata
all'interno di gabbie di pensiero che ci dicono che tutto quello che
vediamo è normale. Non siamo allenati al pensiero critico ma all'accettazione per fede. Non riflettiamo sui dogmi della società. Ci spiegano che il nostro scopo esistenziale è quello di procurarci il
denaro, e così la nostra vita si focalizza sul profitto. Cresciamo a
suon d'egoismo, di competizione e di arrivismo. Dobbiamo lottare per
risalire la scala sociale. Ma solo in pochi possono farlo realmente, perché all'arrampicata di uno corrisponde la caduta di molti. Per ognuno che possiede al di sopra della media, devono corrisponderne altri che ne hanno al di sotto. Così facendo la massa è costretta ad una vita di subordinazione, di rinunce e di
sofferenza. C'insegnano allora che sia
normale lavorare per conto d'individui che lucrano profitto sulle
nostre spalle, quando invece si tratta d'una palese ingiustizia del
tutto evitabile. Crediamo che la dedizione al lavoro sia una nobile
ambizione, ma ci nascondono che lavorando sacrificheremo la nostra
unica esistenza per soddisfare le esigenze di un mondo malato di
profitto. C'inculcano nella mente che premiare il merito sia giusto,
quando invece stratifica la società e condanna a soccombere i più
deboli. Ci allenano a tollerare la sofferenza e la povertà
legittimandone la loro esistenza. Dobbiamo pensare a noi stessi, ignorando le condizioni degli altri. Le storture ed i soprusi diventano l'ordine naturale delle cose. Viviamo nella convinzione che quella
attuale sia l'unica società possibile, quando invece è
semplicemente una delle peggiori. Anziché istigarci a combattere, a
liberare la nostra creatività ed il nostro spirito rivoluzionario
per migliorar la società in cui viviamo, cercano di convincerci che
non esista alternativa, e che l'unica possibilità sia quella di
arrenderci accettando le logiche attuali. Menzogne: tutto ciò può e deve essere cambiato.
Se anziché combattere
guerre per il predominio delle risorse, assecondando i fini di
profitto d'una élite, le suddividessimo in modo equo tra tutti gli
esseri umani. Se la smettessimo di
sfruttare i nostri simili per arricchirci, ripartendo il lavoro ed il suo frutto con
tutti i membri della società. Se rispettassimo
l'ambiente e gli esseri viventi, invece di considerali come meri
oggetti per ottenere un fine. Se invece di produrre
energia da fonti fossili riconvertissimo la produzione energetica
verso fonti pulite e rinnovabili. Se abbandonassimo il
consumismo in luogo d'un uso sano e ponderato dei beni che siamo in
grado di realizzare, ricordando che essi hanno richiesto il sacrificio dell'inestimabile tempo della vita di altri esseri umani e
d'una parte delle risorse a nostra disposizione. Se sostituissimo tutti i
prodotti appositamente concepiti per essere deperibili, per rompersi,
per non essere riparati o aggiornati con altri durevoli e
qualitativamente elevati. Se impiegassimo la
tecnologia e l'intelligenza artificiale per sostituire
l'uomo nel lavoro e ripartissimo il carico di lavoro umano residuo su tutti gli individui che possono lavorare, minimizzando così la privazione di libertà dovuta dall'asservimento lavorativo. Se invece di farci guidare
da una visione individualista miope ed egoistica adottassimo un
atteggiamento collettivista, lungimirante e altruistico. Se invece di basare la nostra società sulla competizione, la fondassimo sulla cooperazione. Se invece di suddividere
la società in classi, adottassimo un modello che non permette la
stratificazione sociale, riconoscendo che esiste un'unica classe, quella degli esseri umani. Se la ricchezza che siamo in grado
di produrre venisse ripartita in modo equo, così da soddisfare le
esigenze fondamentali di tutti gli esseri umani. Se avessimo l'intelligenza
di porre il sistema economico al servizio dell'umanità, e non l'uomo
al servizio dell'economia. Se riconoscessimo il suo
giusto e smisurato valore al tempo della vita, e restituissimo il tempo
necessario alla vera esistenza. Se solo la smettessimo di
inseguire il profitto e le sue folli logiche, ed iniziassimo ad
inseguire il ben più nobile obiettivo del benessere collettivo. Se invece di illuderci
dell'esistenza d'un paradiso ultraterreno, invocando l'aiuto di
fantomatiche divinità inesistenti, ambissimo alla costruzione d'un paradiso
terrestre, agendo noi stessi in prima persona invece di delegare il
potere ad una élite. Se anziché legittimare e
subire ingiustizie, inefficienze e storture lottassimo uniti contro
di esse, il nostro pianeta potrebbe finalmente diventare un luogo straordinario dove vivere la vita.
Ogni società può cambiare. Possiamo farlo in quanto esseri pensanti. E' una scelta che dipende dalla nostra volontà. Possiamo decidere se continuare sulla vecchia strada o prendere coscienza e stravolgere dalle fondamenta l'attuale società. Abbiamo risorse, conoscenze e capacità per realizzare la nostra Utopia Razionale. Il futuro appartiene all'umanità, che cosa stiamo aspettando? Volgiamo continuare a vivere in una società dominata dall'ingiustizia e dalla sofferenza? Siamo ancora disposti a sperimentare guerre, inquinamento, sfruttamento e povertà? Fino a che punto vogliamo arrivare? Quanta sofferenza dobbiamo subire? Quante ingiustizie dobbiamo tollerare? Qual'è il livello d'inquinamento ambientale che non saremo più disposti ad accettare? Quante morti evitabili piangeremo ancora? Quanto altro prezioso tempo della vita dovremo sprecare? Che cosa potremmo realizzare con le nostre straordinarie capacità? Che tipo di futuro abbiamo in mente per l'umanità?
Ogni società può cambiare. Possiamo farlo in quanto esseri pensanti. E' una scelta che dipende dalla nostra volontà. Possiamo decidere se continuare sulla vecchia strada o prendere coscienza e stravolgere dalle fondamenta l'attuale società. Abbiamo risorse, conoscenze e capacità per realizzare la nostra Utopia Razionale. Il futuro appartiene all'umanità, che cosa stiamo aspettando? Volgiamo continuare a vivere in una società dominata dall'ingiustizia e dalla sofferenza? Siamo ancora disposti a sperimentare guerre, inquinamento, sfruttamento e povertà? Fino a che punto vogliamo arrivare? Quanta sofferenza dobbiamo subire? Quante ingiustizie dobbiamo tollerare? Qual'è il livello d'inquinamento ambientale che non saremo più disposti ad accettare? Quante morti evitabili piangeremo ancora? Quanto altro prezioso tempo della vita dovremo sprecare? Che cosa potremmo realizzare con le nostre straordinarie capacità? Che tipo di futuro abbiamo in mente per l'umanità?
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