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domenica 16 settembre 2018

Mettete dei fiori nei vostri cannoni


Approfondimento sull'industria della guerra

L'industria della guerra

Se per caso qualcuno avesse l'impressione di vivere in un mondo pacifico, sappia che si sta sbagliando di grosso: attualmente, soltanto 10 nazioni in tutto il mondo non sono coinvolte, direttamente o indirettamente, in una guerra. 

Il numero degli Stati all'interno dei quali si stanno svolgendo dei conflitti armati è pari a 67, con un totale di 784 tra milizie, guerriglieri e gruppi terroristici o separatisti coinvolti. 

Nel 2014, l'Heidelberg Institute for International Conflicts Research ha contato ben 424 conflitti nel mondo, di cui 20 erano vere e proprie guerre.

Dalla fine della seconda guerra mondiale, che costò la vita a più di 50 milioni d'individui, sono morti altri 25 milioni di esseri umani a causa delle guerre.  

Dal 2011 al 2014, il numero dei conflitti in corso nel mondo è cresciuto del 9,3% e con essi la media dei decessi per cause belliche è passata da 21.000 a 38.000 morti l'anno.

Ammetto di aver citato questo dato relativo alla morte per cause belliche perché, stranamente, è l'unico che sono riuscito a trovare in rete, anche se è palese che si tratti di una quantità decisamente sottostimata rispetto alla realtà fattuale. 

Se infatti si considerano le sole morti dovute ai conflitti siriani, senza includere nel conteggio nessun decesso avvenuto nelle altre ostilità, già si raggiunge un quantitativo superiore alle 500.000 unità distribuite in 7 anni, con una media superiore ai 71.000 morti l'anno.

Nel 2016, a livello globale, il costo complessivo dovuto ai conflitti, alla violenza e alle loro conseguenze, è stato di circa 14.300 miliardi di dollari, corrispondenti al 13% del PIL mondiale. E poi vengono a dirvi che “non ci sono i soldi” per risolvere i veri problemi dell'umanità (senza dimenticare che i soldi sono virtualmente infiniti, perché si creano dal nulla e a costo zero). 

Tra i Paesi più attivi nelle azioni militari ci sono gli Stati Uniti, celeberrimi “esportatori di democrazia”, altresì noti come “gli sceriffi del mondo”. 

Per rendersene conto, basta dare un rapido sguardo allo spropositato quantitativo di fondi che gli USA destinano alla "difesa" rispetto alle altre nazioni: si tratta di una cifra che va ben oltre i 600 miliardi di dollari, contro i 228 della Cina, ormai divenuto il secondo Paese per spesa militare al mondo, i 199 miliardi dell'Unione Europea ed i 66 miliardi della Russia. 

Barack Obama, grottescamente insignito del premio Nobel per la pace [Sic!], durante la sua presidenza ha dato luogo a 7 guerre, bombardando: Afghanistan, Libia, Somalia, Pakistan, Yemen, Iraq e Siria.

Nel 2016, annus horribilis, il 44-esimo presidente americano è riuscito a ordinare il lancio di 26.171 bombe, la maggior parte delle quali sono esplose in Siria e Iraq. Tutto ciò per questioni umanitarie, ovviamente!

Con questi numeri, non c'è da meravigliarsi del fatto che il commercio delle armi non abbia conosciuto crisi. 

In totale, nel 2016, le prime 100 aziende produttrici di armi fatturavano 364,8 miliardi di dollari, facendo registrare una crescita del 3,6% rispetto all’anno precedente e del 38% rispetto al 2002.

Il dato precedente è chiaramente sottostimato, perché quando si tratta di guerra vi è sempre una certa segretezza; ad esempio, non si conoscono gli importi esatti relativi all'industria militare della Repubblica popolare cinese, la quale, per scelta, non rende noti i bilanci relativi a questo settore. 

In ogni caso, la maggior parte del fatturato legato al comparto militare dichiarato pubblicamente è concentrato in poche grandi aziende: le prime 10, infatti, ne realizzano il 54% del totale, mentre le prime 25 raggiungono il 74%. 

Da un punto di vista geografico, 42 aziende militari tra le prime 100 sono statunitensi e da sole valgono il 61% del fatturato complessivo; in Europa se ne contano 37, in Asia 15 mentre le restanti 6 sono sparse in varie zone del mondo, tra cui il Medio Oriente. 

La Russia ospita sul suo territorio 10 aziende militari tra quelle presenti nella classifica della top 100.

Come se le armi già presenti nel mondo non fossero più che sufficienti a testimoniare la totale follia della specie umana, il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha recentemente annunciato di voler aumentare le spese militari degli Stati Uniti di 54 miliardi di dollari in un sol anno, invitando i partner della Nato ad incrementare i loro impegni di spesa per la “difesa”. E i cagnolini ubbidiscono, Italia inclusa. 

Per chi non lo sapesse, i 5 più potenti eserciti del mondo, vale a dire quelli di: Stati Uniti, Russia, Cina, India e Francia, dispongono rispettivamente delle seguenti risorse militari:

quantità d'individui facenti parte del personale militare: 2 milioni 83 mila (USA); 3 milioni 586 mila (RUS); 2 milioni 693 mila (CHN); 4 milioni e 200 mila (IND); 387 mila (FRA);

unità di aerei da guerra: 13.362 (USA); 3.914 (RUS); 3.035 (CHN); 2.102 (IND); 1.305 (FRA);

unità di carri armati: 5.884 (USA); 20.300 (RUS); 7.716 (CHN); 4.426 (IND); 406 (FRA);

unità di navi da guerra: 415 con 11 portaerei operative, una in riserva, una in costruzione ed una in progettazione (USA); 352 con una portaerei operativa ed una in progettazione (RUS); 714 con una portaerei operativa, due in costruzione ed una in progettazione (CHN); 295 con una portaerei operativa, una in riserva, una in costruzione ed una in progettazione (IND); 118 con una portaerei operativa (FRA);

unità di sottomarini da guerra: 72 (USA); 55 (RUS); 67 (CHN); 15 (IND); 10 (FRA).

Nel mondo, sono “soltanto” 9 gli Stati che detengono testate nucleari per un totale superiore ai 14.000 ordigni, un quantitativo in forte calo rispetto alla metà degli anni Ottanta, quando vennero toccate le 70.000 unità, ma pur sempre sufficiente a sterminare ogni forma di vita sulla Terra.

Gli Stati dotati di armi nucleari, riportati in ordine decrescente per numero di testate possedute, sono: Russia (7.000) e Stati Uniti (6.800), Francia (300), Cina (260), Gran Bretagna (215), Pakistan (120), India (110), Israele (80) e Corea del Nord (10). 

Per cercare di arginare un potenziale disastro atomico, nel 1968 venne adottato dalle Nazioni Unite un Trattato di non proliferazione nucleare, che entrò in vigore nel 1970. 

Ad oggi, sono 190 i Paesi del mondo che l'hanno sottoscritto. Ciò nonostante, alcune nazioni, come ad esempio India, Pakistan e Corea del Nord, hanno sviluppato lo stesso il proprio arsenale atomico.

Nel 2017, 120 Paesi hanno votato alle Nazioni Unite il Trattato per la proibizione delle armi nucleari, che prevede l’impegno a non sviluppare, testare, produrre, acquistare, possedere e accumulare, armi nucleari. 

La misura entrerà in vigore non appena 50 Stati firmeranno e ratificheranno l'accordo, rimandando così l'effettiva attuazione di una misura di fondamentale importanza per la sicurezza dell'umanità ad Kalendas Graecas.

Ad oggi, infatti, a fronte di 58 firme, sono soltanto 9 i Paesi ad aver anche ratificato il Trattato e, cosa ancor più grave, nessuna delle nazioni in possesso di ordigni nucleari si è (ancora) degnata né di firmare né di ratificare il Trattato. 

È però noto che nei prossimi decenni le potenze nucleari destineranno oltre 1.000 miliardi di dollari per l'ammodernamento degli arsenali atomici. Ciò lascia chiaramente intendere che la ratifica del suddetto trattato non rientri tra le loro priorità.

L'Italia non è una potenza nucleare. In compenso, tiene a bada sul proprio territorio, per conto dei suoi colonizzatori statunitensi, ben 70 ordigni nucleari (sui 180 presenti in Europa) dislocati su due basi atomiche: quella di Ghedi (Brescia) e quella di Aviano (Pordenone)... o almeno così si vocifera.

Per tenere in essere le forze armate, il governo italiano spreca la vita di 287 mila uomini e dispone di: 828 velivoli; 200 carri armati; 10.688 veicoli da combattimento armati (leggeri e medi); 164 pezzi di artiglieria semovente, 90 pezzi di artiglieria trainata, 21 lanciarazzi tipo Mlrs; 143 unità navali con 2 portaerei e 8 sommergibili.

Il mantenimento di questa macchina di morte, nel 2018, è costata al contribuente circa 25 miliardi di euro, con una crescita del 4% rispetto al 2017, dell'8,6% rispetto al 2015 e del 25,8% rispetto al 2006.

E come se non bastasse, per ottemperare alla perentoria richiesta avanzata dalla NATO, l'attuale ministro della difesa facente pare del governo autodefinitosi "del cambiamento" (o forse "della presa per i fondelli?"), si è detto disposto a raggiungere la quota del 2% di PIL da destinare alle spese militati entro il 2024. 

A conti fatti, ciò significa che si dovranno racimolare altri 14 miliardi, per raggiungere 39 miliardi di euro di spesa da destinare alla "difesa". 

In compenso, negli ultimi anni, l'Italia ha prima triplicato l'export delle armi da guerra, passando dai  2,6 miliardi del 2014 ai 7,9 miliardi del 2015, e poi incrementato ulteriormente il medesimo commercio dell'85,7%, giungendo ai 14,6 miliardi di euro del 2016.

E che importa se le bombe prodotte in Sardegna finiscono per uccidere i civili dello Yemen, smembrando numerosi bambini innocenti, l'importante è che l'industria delle armi traini la ripresa economica, generando occupazione e profitto per gli italiani (riuscite a comprendere la completa follia dell'odierna economia?).

Nel suo piccolo, l’Italia copre il 2,5% dell’export mondiale di armi, con una crescita riferita al periodo 2013-2017 del 13% rispetto ai 5 anni precedenti; a livello globale, invece, i 5 maggiori esportatori sono: Stati Uniti, Russia, Cina, Francia e Germania, che, complessivamente, nel medesimo periodo di riferimento, hanno raggiunto il 75% del totale delle esportazioni di armi.

Gli USA hanno rifornito di armi 98 Stati, realizzando il 34% delle esportazioni totali, con un aumento del 25% rispetto al periodo 2008-12. Da un punto di vista quantitativo, possiamo segnalare che, nel 2014, il solo export europeo di armi da guerra fruttava all'incirca 84 miliardi di euro.

Ma se da un lato c'è chi esporta, evidentemente dall'altro c'è chi importa. 

Non stupisce più di tanto il fatto che gran parte degli armamenti siano stati venduti proprio a quei governi che erano direttamente coinvolti in conflitti armati e che si erano macchiati di crimini contro l'umanità, del resto le armi da guerra servono proprio a questo: a commettere crimini contro l'umanità.

Basti sapere che negli ultimi 10 anni in Medio Oriente le importazioni di armi sono raddoppiate, toccando il 32% del volume globale nel periodo 2013-17.

Tra i maggiori importatori di armi vi sono l'Arabia Saudita, rifornita per il 98% da Stati Uniti ed Europa, l'Egitto e gli Emirati Arabi Uniti, ma il maggior acquirente è l'India, con una quota del 12% sul commercio mondiale.

Rispetto al periodo che va dal 2008 al 2012, nelle annate 2013-17, l'India ha incremento gli acquisti di armi del 24%; il suo principale fornitore è la Russia, con un 62% del totale.

Così facendo, il governo dell'India, spinto dalle tensioni con i Paesi confinanti, spende fior di miliardi per accrescere i propri armamenti, invece di occuparsi dell'estrema povertà dei suoi cittadini.

A volte non ci si riesce a capacitare di come sia possibile che avvengano dinamiche così idiote (non solo in India), eppure questa è la schietta realtà fattuale: si preferisce armarsi, avventurandosi in una tanto pericolosa quanto inutile escalation militare, invece di cooperare con intelligenza per risolvere i problemi dell'umanità.

Ma al peggio non c'è mai fine! Se si guarda all'Europa, infatti, si scopre che alcuni tra quegli stessi produttori di armamenti che riforniscono il Nord Africa e il Medio Oriente, contribuendo così al verificarsi dei flussi migratori, hanno trovato il modo di trarre profitto anche dalle tragedie dei migranti.

Infatti, in seguito alle politiche europee di “contrasto all’immigrazione clandestina”, si è sviluppato un fiorente mercato legato alla “sicurezza delle frontiere”, il cui valore nel 2015 è stato stimato in circa 15 miliardi di euro, ma che si prevede supererà i 29 miliardi nel 2022.

Le principali aziende del settore della difesa che operano nella sicurezza dei confini europei sono: Airbus, Finmeccanica-Leonardo, Thales, Safran e Indra. Ma tra queste, 3 figurano anche nella classifica delle prime 4 aziende europee esportatrici di sistemi militari (Airbus, Finmeccanica e Thales) e guarda caso ciascuna di esse fornisce armi in Medio Oriente e Nord Africa, alimentando proprio quei conflitti che sono all'origine della fuga delle popolazioni che cercano rifugio in Europa!

Così facendo, ha luogo una dinamica perversa, secondo la quale chi genera profitto causando le migrazioni, al tempo stesso, guadagna anche dalle pratiche di respingimento dei migranti e di sorveglianza delle frontiere. E intanto l’Europa ha già sulla coscienza decine di migliaia di morti "sepolti" nel Mediterraneo... che dire: un capolavoro del male. 

Neanche a dirlo, anche le banche hanno fiutato l'occasione di fare profitto con la guerra, incrementando il loro ruolo d'intermediazione finanziaria nel business delle forniture belliche. 

Si potrebbe andare avanti ancora a lungo, ma preferisco fermarmi qui, anche perché ritengo che quanto appena esposto sia più che sufficiente per indurre nel lettore una seria riflessione a proposito della condizione umana. 

Consentitemi di concludere esponendo qualche semplice pensiero.

Riflessioni sulla guerra

La guerra non è una legge di natura, è frutto della volontà e pertanto ha origine nelle menti degli individui, i quali potrebbero risolvere i loro problemi in modo assai più efficace, se solo scegliessero di non ricorrere alla violenza. Ciò però non accade.

Nonostante le indicibili sofferenze causate dalle guerre, gli Stati continuano ad avvalersi dell'uso della forza per inseguire i propri obiettivi: non è un caso che le più grandi economie del mondo siano proprio quelle dotate degli eserciti più letali.

Oltre a consentire il dominio di risorse, territori e popoli, la guerra è un formidabile meccanismo per produrre e riprodurre, tramite la distruzione, le condizioni necessarie per generare profitto. 

Ma anche se è innegabile che gli interessi economici in gioco siano eclatanti, non bisogna commettere l'errore di pensare che le cause della guerra possano ridursi ad un'esclusiva questione di denaro. 

Quando si verifica una guerra significa che la psiche degli individui che additano il "nemico" ed imbracciano le armi, ha deviato in direzione del male.

In ultima analisi, ciò è possibile soltanto quando i cuori si sono induriti e non riescono più a sentire che cos'è il bene: se così non fosse, nessuno sarebbe disposto a prender parte all'azione militare.

Le guerre non esplodono in modo istantaneo, devono essere preparate: c'è bisogno di costruire armi, addestrare eserciti, creare il terreno culturale adatto al conflitto, convincere l'opinione pubblica dell'utilità e/o dell'inevitabilità dell'intervento militare... e così via.

Se si guarda all'intero fenomeno, ci si rende conto che serve una gran cooperazione per mettere in piedi una guerra, ed è proprio in questa fase, che emerge la più completa incoscienza del genere umano.

Solo un insieme d'individui completamente addormentati, totalmente privi d'empatia oltre che d'intelligenza, può collaborare con un sistema il cui fine consiste nel costruire un numero così elevato di navi, aerei, carri armati, sommergibili, bombe, missili e testate nucleari, appositamente concepiti per sterminare i propri simili, inquinando l'ambiente e sprecando enormi quantitativi di tempo, risorse, energia e lavoro.

Bisogna avere delle enormi tare mentali per concepire e produrre di propria spontanea volontà tecnologia che già si sa in anticipo che verrà utilizzata per finalità militari. Per non parlare poi di chi sceglie come mestiere quello di uccidere altri esseri umani. 

Eppure, i precedenti dati mostrano che, nel mondo, milioni di persone fanno esattamente questo genere di scelte, apparentemente in modo libero e volontario, creando i presupposti affinché abbiano luogo i conflitti armati.

Alcuni sostengono che la guerra sia inevitabile perché insita nella natura umana, ma io sono assolutamente convinto che una simile affermazione sia completamente falsa: ci sarà o no un motivo se negli USA il numero dei soldati che si suicidano a causa della depressione è più elevato del numero dei militari uccisi dai nemici sul campo di battaglia?

La verità è che la guerra è incompatibile con l'autentica natura umana, se così non fosse, i militari tornerebbero a casa dalle missioni felici e rilassati, colmi di gioia e vitalità, invece che con delle devastanti malattie mentali che li spingono a togliersi la vita.

Le guerre non sono il frutto di una reale volontà popolare, ma la conseguenza di un condizionamento mentale. I popoli non trovano giovamento dalle guerre, sono le élites che ne traggono vantaggio. 

Qualunque genere di problema che viene affrontato con un conflitto armato potrebbe essere risolto senza alcun bisogno di ricorrere alla violenza, ottenendo risultati decisamente superiori per entrambe le fazioni.

La violenza non solo non è necessaria, ma non è neanche risolutiva, perché l'utilizzo della violenza genera altra violenza, innescando una spirale di dolore senza fine. Questo circolo vizioso dev'essere spezzato.

Non di rado, i militari improvvisati inviati al fronte in modo forzoso si accordavano secondo la pratica del “vivi e lascia vivere”, mandando su tutte le furie i comandanti. Anche per questo si è passati da un esercito d'improvvisati, a gruppi di professionisti specializzati.

Del resto, le moderne armi da guerra non necessitano più di un gran numero di soldati per mettere sotto attacco un'intera nazione. 

Oggigiorno, infatti, le guerre non sono combattute da popoli che imbracciano fucili, ma da "piccoli" eserciti formati da individui privi di coscienza, che sono stati appositamente selezionati sulla base del loro profilo psicologico.

Ma come testimoniato dall'elevato numero di suicidi riscontrati nei militari, anche il soldato più addestrato del mondo, nel suo profondo, conserva un briciolo d'umanità: questo è un grave difetto, dal punto di vista di chi orchestra le operazioni militari, a cui si sta già lavorando da tempo per porre rimedio. 

Tremo al sol pensiero di cosa potrà accadere quando le élites di psicopatici che governano il mondo disporranno di soldati-robot completamente privi di umanità. 

Perché mentre con un esercito di umani, nonostante gli ordini dei “superiori” e i condizionamenti mentali subiti, vi è sempre una seppur remota possibilità di ribellione, che al limite può manifestarsi concordando con i propri “nemici” di non attaccarsi o sparando a vuoto al fine di mancare i “bersagli” (come accadeva nei grandi conflitti mondiali), un esercito di robot non-umani centrerà ogni volta il proprio obiettivo e non avrà alcuna pietà, perché le macchine da guerra, a differenza dei soldati umani, non saranno in grado di disubbidire. 

Bisogna fare in modo che un simile futuro non si concretizzi, impedendo che le automazioni dotate d'intelligenza artificiale siano impiegate per finalità militari.

L'umanità non ha bisogno né di armi né di soldati per combattere delle inutili guerre, ed ancor meno necessita di soldati-robot: ha invece un grande bisogno di fermare e smantellare al più presto l'intero complesso militare-industriale oggi presente nel mondo, attuando un'azione globale volta al completo disarmo, all'abolizione delle forze armate e alla totale chiusura di tutte le aziende che producono armi, prima che qualche megalomane al potere combini il più grande dei disastri, ordinando al proprio esercito di zombi di combattere una nuova guerra mondiale.

Si deve fare in modo che ogni soldato di ogni esercito rientri nei propri confini, e ciascun Paese cessi di attaccare gli altri, per poi procedere al totale disarmo dell'umanità.

Se i popoli la smettessero di credere alle menzogne di chi vuole che abbia luogo un conflitto, se nessuno si arruolasse nelle forze armate, se i lavoratori si rifiutassero di costruire armi, se si comprendesse che il dialogo e la cooperazione sono dei metodi di risoluzione delle problematiche decisamente superiori all'utilizzo della forza... in un sol istante, il mondo conoscerebbe la pace e nessuna guerra sarebbe più possibile.

Non esiste una strategia militare per raggiungere la pace: la pace è la via. È necessario che l'umanità si convinca dell'inutilità e della dannosità di ogni guerra (e di ogni altro atto violento) e che nessuno sia più disposto a combattere e a produrre armi.

Se così fosse, la pace diverrebbe realtà e si libererebbero risorse economiche ed energie psico-fisiche di tale portata, che se venissero impiegate guardando al bene comune sarebbero di per sé sufficienti a risolvere tutti i problemi dell'umanità.

Inoltre, si avrebbero a disposizione milioni di uomini vigorosi che potrebbero formare un esercito di "guerrieri della pace", da inviare in giro per il mondo senza alcuna arma, con delle vere finalità umanitarie, per porre rimedio ai disastri delle guerre ed aiutare le persone in difficoltà a causa delle calamità naturali e della povertà.

Se invece di uccidere altri esseri umani, i militari si prendessero cura dell'ambiente, trasformando la Terra in un incantevole e rigoglioso giardino fiorito, compirebbero un'azione edificante per se stessi e per gli altri, offrendo un reale servigio all'intera umanità.

Mirco Mariucci


Fonti

  1. Frontiere ed export di armi: i profitti dei produttori con la crisi dei rifugiati.  Repubblica, Marta Rizzo, 15 luglio 2016.
  2. Tornano a crescere le vendite di armi, prima volta dal 2010.  Repubblica, Andrea Tarquini, Dicembre 2017.
  3. Ritorno alle armi: mai così tanto export dalla guerra fredda. Repubblica, Andrea Tarquini, 21 febbraio 2017.  
  4. L’industria bellica è in continua crescita. L'indro, Helodie Falazzari, 21 dicembre 2017.
  5. Armi, triplica vendita del made in Italy. E tra gli intermediari spunta Banca Etruria. Il Fatto Quotidiano, Enrico Piovesana, 4 maggio 2016.
  6. Vertice Nato, Trump sfida gli alleati: "Raddoppiare le spese militari". Il Giornale, Lorenzo Vita, 11 luglio 2018.
  7. "Aumentare fondi per le spese militari", Trump minaccia l'uscita dalla Nato. Il Tempo, 12 luglio 2018.
  8. I Trenta denari della Difesa. Sorpresa: con il "cambiamento" le spese militari aumentano. Huffington post, Mao Valpiana, 4 luglio 2018. 
  9. Nel 2018 spese militari italiane in aumento. La Stampa, Marco Tedeschi, 9 gennaio 2018.
  10. Il prezzo della guerra: i conflitti «costano» il 13,4% del Pil mondiale. Il Sole 24 Ore, Roberto Bongiorni, 17 giugno 2015.
  11. Spese militari, record nel mondo: 1.739 miliardi di dollari nel 2017. In Russia calano, il maggior aumento in Cina. Il Fatto Quotidiano, 2 maggio 2018.
  12. Paesi Ue spendono 200 miliardi di euro l’anno in difesa e dovranno aumentare. Eunews, 7 giugno 2017.
  13. Cina e Arabia guidano il boom della spesa militare: ecco il nuovo ordine mondiale (e non è una bella notizia). Linkiesta, Maurizio Sgroi, 7 maggio 2018.
  14. Bombe prodotte a Domusnovas in video Nyt. ANSA, 30 dicembre 2017. 
  15. Yemen: Ong, civili uccisi da bombe prodotte in Italia Dopo raid aereo trovati frammenti di ordigni della Rwm. Unidos, Lorenzo Trombetta, 17 giugno 2017.
  16. Isis ed altro: la guerra è una follia, ma c’è chi ci guadagna. Il Fatto Quotidiano, Fabio Marcelli, 19 settembre 2014.
  17. Export armi, l’Italia al nono posto. Vita, Anna Spena, 29 marzo 2018.
  18. Boom di export delle armi per l'Italia, +85% rispetto al 2015. ANSA, 27 aprile 2017.
  19. Industria bellica, ong: “Chi vende armi ai Paesi in guerra guadagna con controlli alle frontiere Ue. Anche Finmeccanica”. Il Fatto Quotidiano, Enrico Piovesana, 4 luglio 2016.
  20. 70 milioni di euro al giorno spesi dall'Italia in armi. E tutti tacciono. Antimafia, Alex Zanotelli, 21 giugno 2018.
  21. Nel 2016 gli USA hanno sganciato più di 26mila bombe in 7 Paesi del mondo. Sputnik News, 7 gennaio 2017. 
  22. L'eredita' di Obama calcolata per bombe sganciate al giorno. L'Antidiplomatico, 10 gennaio 2017. 
  23. Ecco quante bombe hanno sganciato gli Stati Uniti nel 2016.  L'Antidiplomatico, 7 gennaio 2017.
  24. 26.000 bombe per asciugare le lacrime di Obama. Il Giornale, Giampaolo Rossi, 19 gennaio 2017.
  25. Global Peace Index 2017: Europa più pacifica, gli Usa perdono 11 posizioni. Asvis,  Lucilla Persichetti, 12 giugno 2017.
  26. Situazione pace: solo 10 Paesi in tutto il mondo non sono coinvolti in una guerra. Linkiesta, 7 Novembre 2016.
  27. Nel mondo quante guerre di cui nessuno parla. Ecco la mappa dell’ipocrisia. Il Tempo, 15 aprile 2018.
  28. Quante sono le guerre nel mondo? Troppe. Linea Diretta, Costanza Giannelli, 23 giugno 2015.
  29. Conflitti attualmente in corso. Guerre nel Mondo.
  30. Conflitti dimenticati. 424 conflitti in un anno e 38mila morti. Avvenire, 11 settembre 2015.
  31. Sei anni di guerra in Siria: i numeri del conflitto. Sky Tg 24, 7 aprile 2017. 
  32. Cinquecentomila morti in sette anni di guerra, ma la Siria finisce nel silenziatore della realpolitik. Huffingtonpost, Umberto De Giovannangeli, 13 marzo 2018. 
  33. La maledizione dei soldati Usa:più suicidi che morti in guerra. La Stampa, Glauco Maggi, 15 aprile 2012. 
  34. Esportazioni di armi, boom dell'Italia nel 2016: +85,7%. Repubblica, 27 aprile 2017.
  35. Produzione e commercio armi, un business che non conosce crisi. Il Fatto Quotidiano, Riccardo Pizzorno, 18 marzo 2017.
  36. Conflitti. Unimondo.
  37. Dopo gli Usa una nuova corsa al riarmo nel mondo? Spese militari già +1% nel 2015. SIR, Patrizia Caiffa, 9 marzo 2017.
  38. Quante armi nucleari ci sono nel mondo? La Stampa, Paolo Magliocco, 10 maggio 2018.
  39. Classifica Potenze Militari: 20 Eserciti più Potenti del Mondo. Travel 365.
  40. Questi sono i 25 eserciti più potenti al mondo. L’Italia è undicesima, tra Egitto e Corea del Sud. Business Insider, Christopher Woody, 21 aprile 2018.
  41. Classifica delle 20 più forti forze armate del mondo. Scenari Economici, Fabio Lugano, 5 aprile 2017.
  42. Tra gli eserciti pù potenti al mondo c’è anche quello italiano. Occhi della guerra, 28 aprile 2018.
  43. Nel 2018 spese militari italiane in aumento. La Stampa, Marco Tedeschi, 9 febbraio 2018.  
  44. Quante bombe nucleari ci sono nel mondo e dove si trovano? TPI, 26 settembre 2017. 
  45. Nel 2016 il numero più elevato di sempre di persone costrette a fuggire da guerre, violenze e persecuzioni. UNHCR, 19 giugno 2017.
  46. Migranti, rapporto Unhcr: nel 2017 68,5 milioni di sfollati nel mondo. Sky Tg 24, 19 giugno 2018.  
  47. Obama e i mille miliardi di dollari per un nuovo arsenale nucleare. Il Giornale, Franco Iacch, 19 gennaio 2016.
  48. Global Zero: il restyling delle armi nucleari costerà 1000 miliardi di dollari. Il Fatto Quotidiano, Matteo Cavallito, 25 giugno 2011.
  49. Ecco le 70 bombe nucleari in Italia. L'Espresso, Stefania Maurizi, 1 luglio 2014. 
  50. Gli Usa mettono il segreto sulle armi atomiche in Italia. Repubblica, Stefania Maurizi, 20 luglio 2017.
  51. In Italia ci sono 70 bombe nucleari americane, ma non si possono più fare domande. L'Inkiesta, Marco Sarti, 12 settembre 2017.
  52. 1914: c'era anche chi non sparava. Università di Padova, 27 giugno 2014. 

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